Re Riccardo e Corona

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Heidi
La giornata di lavoro in spiaggia è stata lunga, ma tranquilla, se escludiamo l'episodio del bambino sfuggito all'attenzione della mamma e trovato, solo e in lacrime, da una coppia di turisti tedeschi. Portato da me, l'ho calmato, rassicurandolo e promettendogli un ghiacciolo, e poi l'ho riaccompagnato dalla sua famiglia, che aveva comprensibilmente iniziato ad andare in panico. Grazie. Prego. Lei è un angelo. Ma no, faccio solo il mio lavoro. Grazie, davvero. Di niente, di niente.

Adesso il sole sta calando, tra non molto sparirà accoccolandosi sotto la coperta blu cupa del mare, ed io passeggio lungo la spiaggia finalmente tranquilla in compagnia di Ric.
Il suo nome sarebbe Re Riccardo, ma l'ho sempre trovato troppo pomposo e, dal momento che in fatto di nomi ho già i miei bei problemi, ho cercato di evitarli almeno al mio cane, che così è diventato semplicemente Ric.
Dovrei tenerlo a guinzaglio, lo so, ma Ric è un Terranova addestrato per il salvataggio in mare, è docile e non si allontana mai dal mio fianco. Quasi mai, penso maledicendomi appena lo vedo partire al galoppo, destinazione ignota.
"Ric! Ric, qui!", grido, ma vengo ignorata, così inizio a correre, lanciandomi all'inseguimento.

Un bagliore, lontano, in un punto un po' nascosto sulla lunga striscia di sabbia ormai deserta, richiama la mia attenzione: è lì che si sta dirigendo Ric, correndo a tutta birra.
E birra è ciò che stringe tra le dita il tizio che trovo seduto accanto al bagliore, che scopro essere un falò. Ric si è fermato ad un paio di metri di distanza da lui e, immobile, lo fissa coi suoi grandi occhi scuri, la lunga coda soffice che ondeggia appena fendendo l'aria calma della sera.

È un ragazzo giovane, pantaloncini di jeans e camicia bianca dalle maniche arrotolate sulle braccia, resta seduto, tranquillo, con la bottiglia stretta tra le dita.

"Non si possono accendere falò in spiaggia", dico saltando ogni preambolo, raggiungendo il mio Terranova e legandogli subito il guinzaglio al collare.
"Non si possono nemmeno lasciare i cani liberi senza guinzaglio. Men che meno se sono grandi come vitelli", ribatte il tizio, restando seduto accanto al fuoco e lanciandomi un'occhiata distratta. I suoi corti capelli scuri sono lucenti nel chiarore del falò, gli occhi mi sembrano altrettanto fiammeggianti: saranno così naturalmente o è la birra che deve essere ringraziata?
"Hai ragione, ho sbagliato - convengo, conciliante, stringendo le dita attorno al guinzaglio di Ric - Ma questo non significa che possa permetterti di infrangere la legge. Spegni il falò, la festa è annullata", dico, cercando di ritrovare il tono sicuro e professionale che devo aver dimenticato sulla torretta di salvataggio.
"Nessuna festa, tranquilla. Volevo solo godermi un po' di... Lascia perdere, ti va una birra?", chiede, allungandomi una Corona con un sorriso.

Come il sale del mareWhere stories live. Discover now