Capitolo V

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Mi materializzai all'interno di un lungo corridoio. Le pareti erano formate da pietre in parte sporgenti, mentre il pavimento era composto da lavorate mattonelle rosso-ocra. Diversi candelieri dorati erano posizionati lungo i lati. Le bianche candele spente. Inoltre il corridoio era illuminato da una grande finestra, dove esso svoltava in due possibili direzioni. Dal vetro colorato di blu, rosso e oro intravedevo le cime degli alberi. Mi guardai attorno, ma non c'era nessuno.                                                    Che razza di segreteria è questa? Forse avevo sbagliato destinazione. Non sapevo nemmeno se girare a destra o a sinistra davanti alla finestra, o tornare indietro. Mentre mi scervellavo su quale direzione prendere, mi chiesi se non era meglio teletrasportarmi di nuovo dalla nonna. Ma le sue parole erano state chiare: - Aspetta lì.-  Ma accidenti, se non viene nessuno, quanto devo stare qui? 6 ore? Come minimo, non mi trovavo nemmeno nella Black Fate Haven Accademy.

- Buongiorno!- Sussultai mandando in tilt i miei pensieri. Mi voltai trattenendo il respiro: alle mie spalle, c'era una donna elegante e sorridente. - Tu devi essere la nuova arrivata!- Si avvicinò e mi strinse cordialmente la mano. - Io sono Elisabeth Julienne Lockwood, la vicedirettrice di questa scuola .-  Ricambiai la stretta educatamente, anche se dentro stavo morendo di crepacuore. La vicedirettrice doveva essere una donna sulla quarantina  come mia madre. I capelli biondo cenere erano lunghi a malapena fino alle spalle, oltre ad essere tagliati in modo semplice e pratico. Lo sguardo mi colpì soprattutto per il chiarissimo celeste delle iridi. Le stesse sfumature del ghiaccio. Aveva un portamento solenne e controllato. Inoltre, indossava il tipico abbigliamento da donna in carriera: camicia nera inamidata, pantaloni scuri e scarpe rigorosamente nere con tacco. Il solito tailleur. 

- Seguimi, ti conduco al mio ufficio.- Senza aspettare risposta, la donna si avviò lungo il corridoio allontanandosi dalla finestra. La seguii senza fiatare. A quanto pare, anche Elisabeth Lockwood era dotata di un'ottimo sesto senso. Svoltammo non so quante volte. Volte altissime, candelabri, dipinti di paesaggi o di personaggi antichi di cui ignoravo l'origine e finestre. A volte le mattonelle erano sostituite dal parquet o da lunghi tappetti. Qua e là apparivano complicati arazzi e poi centinaia di porte. - E questa è solo la parte più esterna e meno frequentata del castello.- Commentò la vicedirettrice osservando la mia espressione stupita e fermandosi di fronte a una porta color mogano. La aprì con un mazzo di chiavi comparso quasi magicamente ed entrò. Io mi fermai, aspettando di essere invitata e approfittandone per studiare la stanza. Scaffali pieni di libri, fogli, fascicoli e oggetti di vario genere circondavano una massiccia scrivania in noce al centro dello studio. - Entra pure... E potresti darmi il modulo di iscrizione?- 

- Certo.- Risposi estraendo dalla mia borsa una serie di fogli stampati. Lo porsi a Elisabeth, che lo prese e iniziò a leggere, Dopo qualche secondo, appoggiò i moduli sulla scrivania e si tolse gli occhiali appena messi. - Quindi, tu sei la signorina Rebecca Salvatore.- Disse gettando una nuova occhiata ai documenti, come se si fosse scordata di qualcosa.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Un simile commento me lo sarei aspettato da uno studente, ma non da un insegnante. Riacquistai un po' di contegno e, mentre l'adrenalina saliva alle stelle, ebbi il coraggio di replicare impassibile: - Perchè, c'è qualcosa che non va, signora Lockwood?- Mi pentii subito di quella risposta. - No, certo che no. Solo, che era da molti anni che un Salvatore non frequentava la Black Fate Haven Accademy...- Fece una pausa e mi rivolse uno sguardo schietto e amichevole- Per questo, saremo ben più felici di darti il benvenuto nella nostra scuola.-                        La vicedirettrice non era poi così gelida. Sorrisi rincuorata. I suoi comportamenti non SEMBRAVANO dettati da malizia.  Elisabeth firmò i moduli e li timbrò con un sigillo rosso, dopodichè li mise in un cassetto.                                                                                                                         - Andiamo, ti faccio fare un giro.- Uscimmo dall'ufficio. 

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