Ignorandomi, mi guardò, perso.

“Bruce—“ Iniziai a parlargli ma notai del rosso sulla sua maglietta. Mi portai una mano alla bocca. “E’—è sangue? Stai sanguinando? Oddio cosa ti è successo?”

“Kelsey.” Scosse la testa. “Sto bene, non sono—“

“Cosa dici? Stai sanguinando Bruce!” Urlai “Oh dio, sono tornati? Gli Snipers sono tornati? Ti hanno ferito? Justin lo sa?”

“Kelsey!” Urlò facendomi stare zitta. “Non è il mio sangue.” Disse.

Guardandolo confusa, solcai le sopracciglia. “Di cosa parli? Cosa intendi dire? Lo vedo con i miei occhi Bruce, è sulla tua maglietta.” Dissi

Chiudendo gli occhi, respirò. “Non è il mio sangue perché non sono stato io ad essere stato sparato..”

Il mio stomaco cadde a terra. “Sparato?” Sussurrai “Qualcuno è—se non sei tu allora chi..?”

Cercai di non collassare davanti a tutti. Bruce mi guardava negli occhi con preoccupazione. Finalmente realizzai ciò che cercava di dirmi.

“Justin..” Mormorai più a me stessa. Speravo di sbagliarmi. “no..” Scossi la testa. “No lui sta bene. Tu mi menti.”

“Kelsey—“ Avvicinandosi, cercò di prendermi la mano.

“No!” Urlai allontanandomi. “L’ho visto Bruce, poche ore fa. Stava bene, stava bene..”

“Ho cercato di convincerlo a non andare solo ma non mi ha sentito. Voleva faro da solo.” Disse “Marcus l’ha trovato. Mi dispiace. Per favore vieni con me. Non abbiamo molto tempo—“

“Non ti credo.” Sussurrai “Non è possibile. Come—come può essere stato ferito se lui stava bene prima di—non ha senso. Se gli Snipers sono via, chi l’ha ferito?”

“C’è una lista di persone che farebbero tutto per ferirlo. Kelsey non possiamo pensare a questo ora. Andiamo.” Disse portandomi in macchina. 

Salì anche lui e Carly si mise dietro. Accelerò, senza pensare nemmeno ai poliziotti. 

In pochi minuti, arrivammo all’ospedale.

Trattenendo il respiro appena lessi SALA EMERGENZE, spostai lo sguardo. 

Spegnendo la macchina, lanciò le chiavi a Marco, che nemmeno avevo visto. Marco parcheggiò l’auto.

Prendendomi i braccio, mi fece entrare in un ascensore. Una volta dentro premette il bottone 12.

Quando il suono ci indicò che eravamo arrivati al piano dodici, vidi una serie di dottori correre da tutte le parti mentre controllavano i battiti della persona che era sul lettino.

Quasi svenni appena mi accorsi che la persona sul lettino era Justin. “Oddio” Dissi mentre le mie gambe si piegavano. Spintonando via la stretta di Bruce, corsi dal mio piccolo. “Justin.” Dissi non riuscendo a crederci. Vidi il sangue sul suo petto, e vidi la benda che gli copriva la ferita.

“Mi scusi signorina.” Una infermiera venne da me. “Ma non può stare qui—“

Aprendo la bocca per risponderle, Bruce mi precedette e sussurrò qualcosa all’infermiera.

Sentendo tutti gli sguardi addosso, guardai Justin. Volevo che si svegliasse. “Amore.” Le lacrime invadevano il mio viso. “Sono qui, sono qui e starai bene. Sei forte e supererai tutto.. sei forte e non puoi—non puoi morire.” Dissi accarezzandogli il mento. “Devi—devi rimanere in vita perché—“ Singhiozzai. “Ci sono persone che ti aspettano. Ci sono tante persone che ti amano…” Dissi accarezzandogli i capelli. “Non puoi andartene.. non puoi okay?” Dissi scuotendo la testa. “Non mi lasciare.” Dissi

Danger's back - italianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora