Come polvere di stelle

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Adoro guardare il cielo notturno, mi da una sensazione di pace nell'anima indescrivibile e vorrei che questa sensazione non svanisse mai, ma purtroppo come tutte le cose più belle, inizierà a sgretolarsi come polvere in mezzo alle dita. Ogni notte nella quale il cielo è sereno con nemmeno una nuvola, adoro guardare quei piccoli punti lucenti che possono formare anche i sogni, ognuna di essi contiene un sogno..ma questi prima o poi moriranno come l'ideale della persona che lo ha creato; io lo so, ho perso tutto quello a cui potevo tenere fino ad ora, grazie all'odio delle altre persone che in pochi minuti, come fuoco, ha ridotto in cenere qualsiasi cosa...vorrei potermi ricordare di più su di loro, sui miei genitori, sulla vita che avrei potuto vivere se non fossero spariti da essa come fumo...vorrei avere una vita diversa da quella che ho ora. Mi addormentai guardando il cielo dalla mia finestra sognando di poter toccare una di quelle stelle, di poterne diventare una se potevo concentrarmi a fondo, ma era solo un sogno...solo un sogno.

Mi svegliai la mattina seguente con la luce dell'alba che inondò i miei occhi, mi alzai e uscii da camera mia e andai in cucina dopo essermi sistemata un po', si...come se una spazzola potrebbe domare i miei capelli, nemmeno una granata potrebbe riuscirci. Arrivata in cucina vidi i miei genitori adottivi seduti attorno alla piccola tavola dove stavano facendo colazione come una famiglia perfetta, ma io non li avevo mai considerati come i miei genitori e li chiamavo mamma e papà solo per farli felici, per carità sono delle persone dolcissime sopratutto con me e per quello non mi lamento, ma, è come se mi sentissi nel posto sbagliato sempre e ovunque mi trovi; dopo aver mangiato qualcosa uscii di casa salutandoli e iniziai a guardarmi attorno come sempre, l'aria di città non era proprio il mio forte, era come se avessi in continuazione delle mura incementate attorno a me tutte uguali, come la maggior parte delle persone che ci abitano immagino; quando ripenso a dove vivevo prima l'unica cosa che ricordo era il lago accanto alla mia casa che rifletteva come uno specchio il meraviglioso cielo notturno come se ci fosse stato l'intero universo attorno a me, quanto mi manca...Dopo qualche minuto alla fermata presi il bus andandomi a sedere nei posti vuoti, questo era il posto dove odiavo in assoluto stare per la presenza di certe persone che mi tormentavano...Girai lo sguardo verso i sedili posteriori intravedendo la solita regina delle oche della mia scuola, Angela, il suo nome non la rappresenta affatto anzi è un vero spreco che lo abbia se ci penso; vicino a lei come sempre a sbaciucchiarsi con lei c'era il suo fidanzato e nonchè capitano della squadra e bullo per eccellenza della scuola, Cristian, lui ogni volta che vede o Angela che mi tormenta o io che cerco di non incrociarmi con lui, lui inizia a farmi le peggio umiliazioni così da farmi diventare lo zimbello della giornata se mi va bene, o dell'anno. Però ci sono anche alcuni soggetti che definisco le persone più buone che mi siano capitate come compagni di scuola, non siamo amici per mia diffidenza ma loro mi aiutano sempre in ogni momento, due di questi sopratutto sono Alex e Sasha, il primo fa parte del consiglio studentesco e la ragazza fa parte della squadra di nuoto come capitano, cercano sempre di avvicinarsi a me ma con nessun risultato, forse si avvicinano anche perchè non faccio parte di nessuna squadra molto probabilmente...

Arrivati a scuola, scesi per ultima come sempre per evitare problemi, ed entrai a scuola; come avevo già immaginato, Cristan stava già iniziando a fare il suo giro di bullo a tutti i ragazzi meno forti di lui e questo a me non andava come sempre quindi appoggiai la cartella in un punto dove non la avrebbero presa come altre volte e  mi avvicinai a loro...

"Allora sfigato mi farai copiare non è vero?", "S-si, ma ti prego non farmi del male" Cristian aveva afferrato e spinto contro gli armadietti il povero ragazzo dalla cartella con un sorrisetto pieno di cattiveria come quei due occhi blu ghiaccio macchiati di marrone, chissà forse le macchie descrivono il suo carattere da stronzo; "Cristian lascialo andare" dissi fermandomi a pochi metri da lui, "Uh?" si girò mollando di colpo il ragazzo che fuggì correndo verso la sua classe "Guarda chi è tornata a prendersi le mazzate mattutine, la pazza!" si mise a ridere con i suoi compagni e iniziò ad avvicinarsi a me, io iniziai ad indietreggiare siccome la sua corporatura era il doppio della mia "Bene cosa potremmo fare oggi...ci sono!" mi prese per i capelli e mi trascinò in bagno, estrasse un paio di forbici e mi tagliò alla lunghezza del collo i miei capelli che normalmente erano lunghi fino a metà schiena, io cercavo di liberarmi ma i suoi seguaci mi bloccavano ogni arto; arrivò, sentendo le mie urla di pietà, Alex che li fece andare subito nelle loro classi, io ero seduta sulle ginocchia con i miei capelli tagliati nelle mani e con le lacrime agli occhi dalla rabbia, Alex si avvicinò a me ma io gli urlai contro e corsi via ed uscii nel giardino sul retro della scuola e mi sedetti con le ginocchia al petto per la frustrazione sotto un nascondiglio di rovi che si era generato a causa del giardiniere il quale lo taglio per sbaglio male creandone un foro. Volevo solo...solo avere qualcosa di felice, di far sfogare la mia rabbia senza che nessuno mi vedesse. Passò molto tempo, e all'improvviso sentii dei passi sulle foglie secche a terra di qualcuno che si stava avvicinando a me, smisi di singhiozzare ma sfortunatamente la persona mi sa che aveva capito dove mi trovavo, era Alex con in mano il mio zaino, si sedette davanti al mio rifugio e iniziò a parlarmi dolcemente confortandomi e scusandosi per Cristian e gli altri, io non risposi, sentii una mano che mi afferrò un polso e che mi tirò a se, mi aveva presa tra le sue braccia accarezzandomi i capelli per calmarmi, e ci riuscì dopotutto, mi sentivo bene nonostante non mi fidassi nemmeno di lui. Dopo qualche minuto mi portò dentro la scuola e infine in classe anche se nemmeno lui voleva mandarmici dopo l'avvenimento, entrai e i miei compagni compresi Cristian e Angela iniziarono a parlare tra di loro, il prof mi chiese cosa fosse successo e dove ero stata e prima che dicessi nulla Alex fece un cenno al prof che annui e mi fece sedere al mio banco accanto a Sasha; passarono le ore di scuola, io seguivo la lezione senza parlare con nessuno e con lo sguardo basso sul foglio ripensando a cosa era successo prima. Finite le lezioni, in corridorio, Angela e il suo gruppo di oche mi circondò e iniziò a deridermi finendo per chiudermi nell'armadietto, morale della favola? Persi il bus e dovetti farmela a piedi, e non è che fosse cosi vicina...arrivò sera quando arrivai, non avevo chiamato i miei perchè erano a lavoro a quell'ora ma quando arrivai a casa, dopo mezzora o un'ora arrivarono a casa, entrambi erano dei dottori quindi a volte potevano rimanere raramente a casa e questo spiega anche forse il perchè del nostro basso livello di affetto reciproco, almeno da parte mia. Quando tornarono avevo il cappuccio sulla testa e stavo mangiando un po di pasta riscaldata, si sedettero a tavola anche loro e mi chiesero se potessi togliere il cappuccio perchè non potevo a tavola, io risposi di no più volte facendo innervosire mio papà che me lo tirò giù di forza mostrando lo stato dei miei capelli, tutti e due spalancarono gli occhi, io esplosi in lacrime e corsi in camera chiudendomi a chiave, sentii i miei chiedere scusa, mi continuavano a chiedere di farli entrare ma io non rispondevo e dopo un po' di tempo ci rinunciarono. Mi guardai allo specchio presente sulla parete della mia stanza, i miei occhi giallo ambra erano diventati arrossati per i pianti e mi bruciavano, i miei capelli erano in uno stato disastrato, presi una forbice e iniziai a sistemarli più che potevo alla stessa misura tanto ormai non potevo più farci nulla...mi feci una doccia subito dopo e mi distesi a letto guardando il cielo...nemmeno quello poteva confortarmi essendo tutto ricoperto di nubi, però ripensai ad Alex per non so che motivo, mi rese meno triste il modo in cui mi trattò ripensandoci, questo mi fece forza e chiusi gli occhi e presi sonno.

Cuore di stelleOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz