Capitolo 2

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In cuor suo, Cassiopea sapeva che quel momento sarebbe arrivato.
La madre non l'aveva mai sopportata, e lei ne era pienamente consapevole. Perlomeno, non l'aveva abbandonata prima. Non sapeva neanche se fosse legale: molto probabilmente la madre aveva appena commesso qualche tipo di reato, ma sarebbe stata disposta a sopportare qualsiasi pena pur di liberarsi della figlia maggiore.

Non sei più affar nostro.

Quelle parole continuavano a risuonare nella sua testa, non riusciva a pensare ad altro.

Un rumore metallico la distrasse, facendole volgere lo sguardo alla finestra. Tra le imposte chiuse ermeticamente, vi era una sottile fessura che le permise di vedere quel che fuori stava accadendo: un SUV nero e imponente stava facendosi strada dal grande cancello principale.

Non ci volle molto per riconoscere il guidatore: solo Carlos poteva avere quella testa colma di capelli sudaticci e appiccicati alla fronte.

Ma più di tutto, le procurò una fitta al cuore la scena visibile sui sedili posteriori: mentre su quelli anteriori vi erano Carlos e la donna che le aveva dato la vita, dietro di loro vi era Kaylee, addormentata sul seggiolino e con i capelli ancora legati nella treccia morbida fattale da Cassiopea durante la notte.

Sentì uno sbattere di portiere, e dei passi pesanti spostare la ghiaia del vialetto con violenza.
Un lieve rumore metallico, quasi un tintinnio, la rese consapevole di ciò che stava accadendo.

E quasi non ci poteva credere... O meglio, non voleva crederci.

Oltre ad abbandonarla al proprio destino, atteggiandosi al pari del peggior vigliacco, addirittura avevano bloccato tutte le vie d'uscita con lucchetti e catene.
Ovviamente, delle chiavi nessuna traccia.

Nello sconforto più totale, per Cassiopea era quasi impossibile non piangere.
Non c'era più nulla, ormai, ad impedirle di piangere; non c'era nessuna manina ad asciugarle le lacrime, non c'era nessuno per cui fingere un sorriso piuttosto che essere vista piangere.

Una, due, tre lacrime iniziarono a rigarle le guance. Gli occhi si arrossarono, gonfi di pianto, e ben presto la vista le si offuscò.

Fu così che si addormentò, con un doloroso nodo in gola e l'eco del pianto di Kaylee nelle orecchie.

Un ronzio sordo destò Cassiopea poco dopo. Come lo sentì si alzò di scatto, cercando ancora assonnata di capirne la fonte. Le bastarono pochi passi verso il salotto dalle serrande chiuse per capirlo: la televisione posta sulla grande cassettiera della stanza era stata lasciata accesa.

Eppure, lo avrebbe potuto giurare, Carlos aveva staccato la corrente. Non era riuscita ad accendere il planetario nella sua stanza, così come tutte le altre luci della casa. E allora perché proprio la televisione si era accesa?

Si diresse a passo svelto verso l'interruttore e, premendolo, la luce si accese, quasi spaventandola. Il suo sguardo venne attirato dal lampadario appeso al soffitto, accesosi anch'esso.
Tornò a fissare la televisione, che continuava a trasmettere lo statico.
Cercò di trovare un canale disponibile, per non dover ripensare alla sorella.

Premendo tasti alla rinfusa riuscì a sintonizzarsi su un canale, che trasmetteva il telegiornale.
Lesse distrattamente i titoli che scorrevano sotto il viso della presentatrice, senza porvi particolare attenzione.
"Furto di gioielli nel centro di Los Angeles", "Scoperta di una nuova specie di tartaruga marina", "Sconfitto il record della pizza più grande del mondo da un gruppo di cuochi di Napoli".
Insomma, notizie noiose. A parte l'ultima, quella le metteva un certo languorino.

Stava per spegnere la televisione quando i titoli scomparvero: fecero parte a una scritta in grassetto, che attirava particolarmente l'attenzione.
Recitava una singola e semplice parola: "METEORITE".
Nessun sottotitolo, nessuna informazione.
Il viso della presentatrice scomparve, facendo spazio alla trasmissione video con un uomo di mezza età.
Sotto la sua figura scorreva un sottotitolo: "L'astr. Hydra ed il meteorite".

Star Squad - When stars begin to burnKde žijí příběhy. Začni objevovat