Quello che porterò negli occhi

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Il peso delle nuvole


1. Quello che porterò negli occhi

Si era sempre domandato come si sarebbe sentito in quel momento. Quel momento in cui avrebbe dovuto guardarlo attraversare la navata, stretto al braccio di sua sorella. Emozionato, felice, un sorriso teso sulle belle labbra, gli occhi azzurri grandi ed espressivi. L'imponente cattedrale era abbellita da fiori lilla e bianchi che cadevano artisticamente ai lati di vasi bianchi coi bordi ricamati, il tappeto rosso -che stava calpestando con l'eleganza che lo contraddistingueva- sembrava tendersi ad ogni passo mentre, a lui, il groppo in gola cresceva diventando un dolore sordo.

Se si era sempre domandato cosa avrebbe provato era perché, probabilmente, avevasempre saputo che sarebbe finita così, sin dal primo momento che aveva incontrato il suo sguardo austero, fin dal suo primo sorriso che, per inciso, gli aveva letteralmente sciolto il cuore, tanto da farglielo ritrovare in fondo ai piedi. In trappola. Con lui era sempre stato così, lo sentiva fin sotto pelle, fino alla punta delle dita e poteva percepirlo tra mille altre persone, riconoscere il suo respiro tra tanti, chiudere gli occhi e andare dritto verso di lui senza sbagliare. D'altronde, gli era arrivato dove nessuno era mai riuscito: fino in fondo all'anima.

In un certo modo, era stato preparato a quel giorno, era stato messo in guardia più volte dai suoi amici -quelli che avevano in comune- che avevano provato a comprendere il dolore che Merlin si portava dentro da così tanto tempo che ormai avevano smesso di contare gli anni. Si chiedevano come avesse fatto a resistere -e come avrebbe fatto a continuare- completamente spezzato, piegato ad un amore senza via d'uscita, un amore che andava distruggendolo ad ogni respiro in più.

Adesso che il silenzio era così denso da risultare rumoroso, Arthur avanzava verso l'altare, i suoi capelli elegantemente tirati all'indietro, di un biondo così dorato da riflettere la luce del sole che filtrava dai ricchi rosoni: indossava un costoso abito blu scuro, la camicia era bianca, decorata, elegante e la cravatta riprendeva il colore principale del competo, con l'eccezione di qualche ghirigoro, tipico caratterizzante per uno sposo.

In quel momento, Merlin si rese conto di non riuscire a distinguere di che tipo di fantasia si trattasse sebbene serrasse gli occhi fino a farsi male. La vista era sfocata, la testa pesante non voleva collaborare, non riusciva a mettere in fila un pensiero dopo l'altro, a riordinarli, era totalmente in tilt. E quando lo vide fermarsi dinnanzi all'altare per aspettare la sua donna, gli si aprì una voragine sotto i piedi, sprofondò in basso, sempre più giù, senza avere il coraggio di urlare, di aggrapparsi ad una mano che avrebbe potuto aiutarlo. Si lasciò cadere fino a toccare il fondo. Totalmente.

Ma d'improvviso aprì gli occhi blu, il cuore che scoppiava in petto, che batteva così forte da fargli pensare di poter collassare da un attimo all'altro. Era arrivato in fondo al baratro?

Si tirò su a sedere con uno scatto tale da farsi girare la testa, mise lentamente a fuoco ciò che lo circondava, le pareti dipinte di grigio chiaro, l'armadio ad angolo e la televisione al plasma appesa al muro. Il suo letto, la sua stanza, le sue foto incorniciate. Casa, fortunatamente.

Si passò le lunghe dita tra i capelli corvini, un filo di sudore a ricoprirli ed il respiro affannato. Scostò appena il lenzuolo e si lasciò ricadere all'indietro, tra i cuscini soffici.

Ancora una volta quell'incubo ad inquinare il suo sonno, a farlo svegliare di soprassalto, più stanco di quando si era coricato. Era sicuro, Merlin, che ci fosse una spiegazione dietro a quel dannatissimo sogno che continuava a fare e rifare. Più volte si era preoccupato di cercare su Google cosa potesse significare, aveva passato a rassegna ogni sito ma ciò che risultava più lampante era anche la verità stessa: la paura.

Il peso delle nuvole Where stories live. Discover now