I am Bruce Wayne

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mi preparavo alla riunione, giacca, cravatta, mocassini, pantaloni neri e gel ai capelli, come si può essere così elegante? Come si fa a stare fra tante persone con tutte maschere? Una diversa dall'altra? Facile, basta essere Bruce Wayne 

Alfred:< signorino, è ora che scenda, è pronto? >

< mentalmente? fisicamente? psicologicamente? allora, mentalmente no, fisicamente si, psicologicamente no, una su tre? Non bene >

Alfred:< pronto o no deve andare signor Bruce, ha un discorso da fare >

< che palle >

sospirai stufo della situazione e m'incamminai fuori dalla stanza comoda e rilassante, mi mancava di già la mia amata grotta piena di gadget oppure con la mia stupenda armatura oscura, volevo anche solo stare in camera , ma niente, mi trovavo a vagare per piena zeppa di gente che mi dava sui nervi, odiavo ridere forzatamente, odiavo stare dietro alle smorfiose, odiavo questa maschera da riccone smidollato

Vagavo tranquillo per la sala, avevo appena mollato una snob, presi due calici per prendere all'amo un altro allocco, l'avevo inquadrato, ero diretto verso quel riccone snob,  ma ahimè, sbattei contro un uomo che salvò la macchina fotografica ma si fece macchiare la camicia marroncina e sospirò sorridendo leggermente e aiutandomi a prendere il bicchiere rotto 

< mi scusi, stavo andando da una mia amica, scusa davvero >

Clark:< ma no, non si preoccupi, più tosto mi scuso io, sto sempre in mezzo >

< non preoccupati, posso darti del tu? >

Clark:< certo, infondo non c'è nulla di male >

sorrise e poggiò i cocci su un tavolo e mi porse la mano, capii subito che voleva presentarsi, sorrisi, ovviamente sorriso falso, figuriamoci se sorrido 

Clark:< piacere Clark Kent, ma chiamami solo Clark, faccio il fotografo e il giornalista, ero qui per fotografare e intervistare Bruce Wayne >

< ma che casualità, piacere, Bruce Wayne, credo tu mi conosca già >

rise leggermente nervoso e si grattò la testa provocando in me uno sguardo confuso 

Clark:< a-ad essere sincero, no, non so chi sia Bruce Wayne, cioè te >

arrossì imbarazzato e mi misi a ridere quando il povero giornalista distolse lo sguardo, strano, una risata sincera, potrei anche esser ubriaco dopo tutti quei drink che avevo preso, ma uno, non mi sentivo ubriaco, due, avevo ancora voglia di drink e tre avevo bisogno di qualche risata 

< comunque sia, scherzi a parte, sono un imprenditore plurimiliardario , un modesto filantropo e un ottimo conquista cuori >

rise lui stavolta, beh? Che avevo detto di divertente? La mia faccia non era credibile? Mi sembra strano 

< cosa ti scaturisce questa risata? >

Clark:< modesto filantropo? Sul serio? Mio Dio, che bugia abnorme >

lo guardai offeso e lui rise leggermente di più per poi smettere e sorridere, ricambiai leggermente il sorriso e feci apprezzamento sul non complimento del giovane uomo davanti a me, tirò fuori dalla tasca dei jeans un taccuino stropicciato  e si sistemò gli occhiali, sospirai e lo guardai per sbaglio con sguardo disperato, lui mi guardò rimanendo leggermente basito e in silenzio e tolse il taccuino posandolo in quelle tasche spaziose 

< non dovevi farmi un intervista? >

Clark:< sono un giornalista, non un maleducato, se non vuoi, non vuoi punto e basta, però è comunque lavoro >

sorrise e prese un foglietto di taccuino piegandolo e scrivendo qualcosa a penna, poi me lo mise nel taschino della giacca dove portavo di solito un fiore o un fazzoletto 

Clark:< questo è il mio numero, chiamami quando vuoi, a che ora vuoi non ho orari, ci conto, allora, ci si vede Mr. Wayne >

< ci si vede, chiamami Bruce, mi sento vecchio sennò >

Clark: in questo caso, ci si vede Bruce >

< arrivederci Clark >

Se ne andò e sorrisi salutandolo e lui ricambiò, era un sorriso sincero, tranquillo, quasi come se per una volta non avessi quella maschera che ho di solito addosso, come se fossi stato me stesso, era apprezzante. Salii sul palchetto ed estrassi il bigliettino del discorso, dissi tutto come scritto tra flash di foto che per un po' sporsi leggermente il viso di Clark, alla fine del ricevimento non lo vidi, era già andato via? Peccato, ma forse lo avrei chiamato. 

Tornai dentro la mia amata camera mentre Alfred ripuliva tutti i danni della festa, mi sdraiai tranquillo e ripresi il bigliettino del giornalista, me lo rigiravo fra le mani, chiamarlo o non chiamarlo? Non sapevo, odiavo le interviste, ma quel gesto, quel sorriso, mi rimasero così impressi nella mente, ma nulla di più, solo mi sembrava troppo puro per essere di Gotham, sarà stata solo la mi impressione, lasciai perdere posando quel bigliettino sul mio comò e mi addormentai cullato dalle braccia di Morfeo. 

you don't know meWhere stories live. Discover now