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<<Carlo devo andare da lui! Non mi interessa nient'altro>>
Urlo, mentre quest'ultimo non fa altro che accettare, prendendo le chiavi della macchina ed uscendo di casa.

Io lo seguo, salendo in macchina.

Inutile dire che quei dieci minuti di viaggio sono stati terribili, forse i più brutti della mia vita.

Una volta arrivati, ignoro Carlo e corro verso l'edificio, chiedendo immediatamente informazioni sulla stanza in cui si trovasse Marco.

Lo raggiungo, continuando a correre.
Entro dentro di essa e vedo solo due medici.
Intanto l'ansia sale.

Mi avvicino lentamente, i medici, che si sono accorti della mia presenza, si mettono da parte, in modo da permettere a Marco di vedermi.

<<Mary...>>
Sussurra.
È bruttissimo vederlo con tutti quei fili attaccati al corpo.
Non è il Marco che conoscevo e nemmeno quello che ho ignorato, come una stupida, per tutto questo tempo.

<<Marco...>>
<<No Mary, ho poco tempo e voglio usarlo bene. Volevo semplicemente farti sapere che ci tengo a te, più di quanto tu immagini, ma prima di andarmene volevo solo un'ultima cosa, tutto quello che volevo dirti lo trovi in questa lettera>>
Dice indicando una busta sul comodino al suo fianco.
<<Ti puoi avvicinare per favore?>>
Chiede, mentre io obbedisco.

Con uno sforzo enorme si mette seduto sul lettino, mentre io sono a due centimetri da lui.
Mi lascia un bacio a stampo sulle labbra.
<<Ora divertiti con Carlo>>
Mormora, sfinito.
<<Marco...Quando mi hai visto abbracciarlo è perchè da poco avevamo scoperto di essere solo cug...>>
Il suono del macchinario emette un ripetitivo "bip".
È morto.
Non ce l'ha fatta.

Immediatamente scoppio in lacrime, cominciando ad urlare.
Sono stata scema, stupida, di tutto e di più.
Forse potevo evitare che si ammalasse se fossi stata con lui.
Oppure era destino.
Era destino che doveva morire.
Ma io non ce la faccio da sola.

***
•Chi scappa da tutti ha solo bisogno di essere fermato da qualcuno•

Questa è la frase che c'è scritta sulla busta.
'Peccato che il mio "qualcuno" non ci sia più'
Penso mentre la apro, tirando fuori la lettera.
Con gli occhi già lucidi, inizio a leggere.

Marisol,
È difficile spiegare quello che voglio dirti, sapendo che probabilmente, quando la leggerai, io già non ci sarò più, ma ci proverò.
Mary, io ho davvero fatto tutto il possibile per aiutarti a rialzarti dopo che molte persone cercavano di buttarti giù con gli insulti, come Lucas.
Ho cercato di essere sempre gentile e cordiale con te.
E sì, lo ammetto, da te cercavo anche delle attenzioni.
Eri l'unica persona che volevo che mi desse retta, degli altri non mi importava.
In questa lettera, però, ci tenevo solo a dirti di rialzarti sempre, di non farti più buttar giù dagli altri, perché la vita è uno e va vissuta al meglio.
Tu hai la possibilità di renderla unica, ma sta a te renderla tale, non agli altri.
Mary, ti amo, anzi, ti amavo.
Anche quando ti sposerai, ricordalo.
Per favore, ricordati di me.
Ricordati di quel pazzo che ti mandava fogliettini perché non aveva le palle di dirti le cose in faccia.
Ricordati semplicemente di Marco.
Ti chiedo solo questo.
Ti amo tantissimo.
Addio, Marisol.

-Tuo, Marco.

The end.

Alone; Marco AsensioWhere stories live. Discover now