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Doveva essere da poco sorto il sole quando la porta della mia camera venne spalancata e io mi svegliai bruscamente, scattando seduta. Mi portai le mani al volto, coprendomi dalla luce fioca che entrava dalle mie finestre opacizzate. Non appena me ne fui abituata aprii gli occhi, voltandomi a guardare in direzione della porta. Nevra stava lì, sullo stipite, i vestiti indossati alla rinfusa, la sciarpa che gli ricadeva dalla spalla. Riprendeva fiato, doveva aver corso per tutto il corridoio.
"Si è svegliato!"
Senza bisogno di una sola parola di più portai la mano alla pesante coperta, scostandola in un solo movimento, ringraziando di non essermi spogliata la sera prima; misi un piede a terra, e mi piegai verso il basso, cercando gli stivali.
Nel frattempo Nevra continuava a ripetere tra sé e sé, quasi piu per convincimento personale: "Ezarel si è svegliato, è sveglio."
Afferrai il bicchiere di latte e miele appoggiato sul comodino, e lo buttai giu in un sorso, raggiungendo poi il ragazzo moro alla porta.
"Possiamo andare a vederlo?"
"Ti avrei chiamato? Muoviamoci."
Nonostante la strada dalla camera all'infermieria fosse ben poca, sembrò interminabile. Mi sentivo strana quella mattina, da quando avevo messo piede fuori dal letto, e non era solo per il repentino risveglio di Ezarel; la testa mi girava, non riuscivo ad essere concentrata, e uno strano malessere mi si stava dilagando nel petto, divorandomi, come solo un cattivo presentimento avrebbe saputo fare.
Quando arrivammo nella saletta, che era ancora impregnata dall'odore di disinfettanti e erbe curative, Ezarel era seduto sul suo letto, gli occhi chiusi. Nessuna traccia di Ewelein. Guardai per un attimo Nevra e lo tirai in disparte, dietro una colonna.
"Dove sono tutti gli altri? Possiamo parlargli prima dell'arrivo di Miiko?"
"Sono passata a chiamarla prima di svegliare te; stava parlando con Leiftan, ha detto che ci avrebbe raggiunto appena finito; in ogni caso non ho intenzione di aspettarla, adesso che Ezarel è sveglio!"
Si spostò velocemente, ritornando a guardare nella direzione del compagno.
"Ma sei sicuro che sia sveglio?"
Più lo fissavo e più mi sembrava immobile, freddo, statuario.
"Ma certo! Insomma, è un elfo, si, ma come potrebbe dormire in piedi?"
Ci avvicinammo ancora un po', esitanti, verso il ragazzo che ancora rimaneva seduto, ad occhi chiusi.
"'Ez"
Nevra lo scosse leggermente, toccandogli la spalla, lui non ebbe reazioni.
"Ezarel?"
Il mio tono risultava preoccupato, la voce tremante.
"Sto bene adesso, sto bene."
La voce di Ezarel era flebile, ma ferma e sicura di sé come al solito; ancora non apriva gli occhi.
Mentre ci rispondeva, Ewelein comparve da uno stanzino che si affacciava sull'infermeria. Si avvicinò al letto squadrandoci dalla testa ai piedi, ma senza dire una parola. La scena doveva apparire ridicola, Nevra era vestito alla rinfusa, i miei vestiti erano stropicciati come erano disordinati i miei capelli; entrambi stravolti, a parlare ad un corpo immobile.
Rimanemmo immobili a nostra volta vedendo che Ewelein puliva gli occhi di Ezarel da una strana sostanza, lasciando la sua pelle, già diafana, ricoperta di tagli e scorticature con i quali avevo avuto a che fare io stessa. Rabbrividii, distogliendo lo sguardo da Ezarel, per portarlo alle mie braccia e alle mie gambe, ricoperte degli stessi lividi.
Nella saletta giunse finalmente Miiko, che non parve affatto sorpresa dalla situazione di Ez.
"Come ti senti, ora?"
Nevra si piegò al mio orecchio, per sussurrarmi che Miiko era con lui, quando riprese conoscenza.
"Non riesco ancora a farti sapere quello che vuoi Miiko, non ricordo nulla dei luoghi in cui sono stato."
Forse non prestavo abbastanza attenzione alla situazione e alle parole di Ezarel, perché la mia mente fu catturata da altri pensieri; chissà cosa stava tentando di cucinare Karuto per infestare così l'aria con un tale odore, doveva aver bruciato tutto.
"Nessunissimo particolare? Basterebbe una piccolezza per mandare una squadra in esplorazione!"
"Ti ho già spiegato che le hamadryadi mi hanno colpito dal moment5o in cui mi sono ritrovato solo. Sentivo solo le urla di Ghirsh, ma non riuscivo a muovermi, mi avevano bloccato tra i loro rami. Persi conoscenza, ma un attimo prima mi sentii trascinare via. Quando mi svegliai non potevo capire dove fossi, non riuscivo a toccare nulla. Non so cosa dirti Miiko!"
La voce di Ezarel cominciava a panicare e Miiko chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro; lasciò uscire tutta l'aria in uno sbuffo.
"Va bene, scusami ancora."
Fece per andarsene, quando le sopracciglia di Ezarel si aggrottarono.
"Però, ricordo un forte odore acre e dei versi, profondi, gutturali."
Miiko stava per rispondere, quando mi intromisi, spinta dal dubbio.
"L'odore acre, potresti definirlo meglio?"
"Non sono mai stato bravo con i profumi."
"La più piccola cosa Ezarel..."
Nevra mi tirò per un braccio, "Non mi sembra il caso di insistere, Ghirsh."
"Ragazzi, è importante, voi non sentite niente? 'Ez, quell'odore può sembrare il tanfo che sprigiona dalla cucina di Karuto quando qualcosa va storto? Legna carbonizzata, carne putrefatta e bruciata qualcosa del genere?"
Improvvisamente la presa di Nevra sul mio braccio si allentò, e istintivamente guardai nella direzione di Miiko che mi stava osservando come stessi farneticando.
Nevra mi guardava, ma sembrava confuso, quasi come se mi stesse dando fiducia ma non potesse dirlo di fronte a Miiko.
In quel momento Valkyon irruppe nella sala, chiamando Miiko, che era richiesta da Leiftan alla Sala del Cristallo. Abbandonò la sala, e io e Nevra, dal canto nostro, dopo aver salutato Ezarel promettendogli che saremmo tornati a fargli visita, facemmo lo stesso.
Stavo percorrendo il corridoio quando Leiftan mi bloccò, convocandomi in riunione con tutti gli altri. Mi rifiutai di andare e lui trovò modo di insistere, riferendomi che l'Oracolo fosse sveglio e volesse parlarmi. Senza degnarlo di una risposta continuai sulla mia strada, arrivando davanti alla mia camera, dove trovai Jamon davanti alla porta.
"Jamon porta Ghirsh da Miiko."
"Jamon, non ho intenzione di entrare un'altra volta in quella sala per parlare con quel coso. Non ho più la pazienza necessaria per sentirmi dire chissà cos'altro. Spostati di lì e lasciami entrare."
"Ghirsh deve andare."
"Ma non ci andrò, ora lasciami stare."
Si mosse rapido, nonostante le sue dimensioni, e mi afferrò per la vita, appoggiandomi alla sua spalla, tenuta stretta dal suo braccio; mi dimenai e lo colpii con quanta potenza avevo in corpo, scalciando e tirando pugni, ma niente da fare, riuscì a trascinarmi fino al cospetto dell'Oracolo. Appena i miei piedi toccarono terra, questo mi si avvicinò, giungendo a sfiorarmi i capelli. Mi si fermò di fronte, e si mise a parlare in una lingua che non comprendevo; girai la testa, a destra e a sinistra, ma continuavo a vedere dipinto sul volto di tutti lo stesso sgomento. Miiko aveva assunto un colorito giallognolo e si teneva una mano alla fronte.
D'un tratto le mie narici vennero nuovamente invase da quello strano odore di bruciato, di marcio, di morto, esplose un gran boato e una voce profonda arrivò chiara alle orecchie di tutti, erano lamenti senza senso. L'Oracolo si guardò intorno, spaventato e tornò rapido all'interno del suo Cristallo.
Tutti i capi delle Guardie e tutti coloro che come me erano stati convocati all'assemblea ebbero un sussulto e poi, senza una sola parola, corremmo tutti fuori dal Q.G.
Ci trovavamo nei pressi del ciliegio quando un ennesimo forte scoppio fece oscurare il cielo, limpido fino ad un minuto fa. L'aria smise per un momento di tirare, poi soffiò un forte vento gelido. Il cielo era nero, l'odore acre si diffondeva, e una risata gutturale veniva trasportata dal vento. Miiko si guardò un attimo intorno, scrutando i volti di ognuno di noi.
"ALLE ARMI, PRESTO!"
Ci disperdemmo, chi a destra, chi a sinistra, la maggior parte di noi correva verso il Quartier Generale, e si affrettava a raggiungere le proprie stanze per recuperare il proprio equipaggiamento.
Quando arrivai in camera mia, piegata sulle ginocchia, stremata e con il fiato corto, il mio martello era lì, pronto, al centro della stanza, sorretto dall'uomo mascherato.

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