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“Ghirsh…”
“Che ci fai tu qui? Io ho chiuso la porta a chiave.”
“E io ho la chiave.”
Tirai su col naso, per poi asciugarmi gli occhi dalle lacrime.
“Ghirsh, non hai fatto nulla di male, lo sai…”
Ributtai la faccia sul cuscino, mugugnando.
“Sul serio, non hai colpa…”
Un momento di silenzio, rotto dal mio respiro che si faceva pesante.
“Se non vuoi guardarmi Ghirsh, almeno parlami.”
“Devo parlarti?”
“Si, dimmi cosa c'è che non va.”
“Cosa c'è che non va? Ma lo vedi come mi trattate?
Da quando sono piombata qui, finendo nel vostro casino di mondo, non avete fatto altro che girarmi alla larga perché sono umana, e di me non ci si può fidare. Mi avete sbattuta in cella, poi mi avete costretta a sapere che in realtà non sono nemmeno umana. Non ho più una sola certezza, e nonostante ormai io sia una di voi, non mi accettate comunque. Mi mandate in missione con un ragazzino, famoso per la sua inaffidabilità, presso un popolo che nel mio mondo è conosciuto per le numerose uccisioni di uomini. Il ragazzino di cui sopra mi convince a bere una pozione che mi induce una mutazione che non va nemmeno a buon fine, perciò rischio di annegare. Vi fingete tutti carini e coccolosi, fino allo spiacevole inconveniente con quella…quella cosa, che cerca anch'essa di uccidermi. E poi, gentilmente Miiko mi affida come missione quella di ripulire i suoi resti. Oltre al danno la beffa.
Questa sera ancora una volta vengo attaccata, e vedo ben più di un blackdog, devo proprio essere maledetta! Inoltre, uno dei capi delle guardie scompare, ma nessuno mi vuole dare ascolto perché io sono umana, non capisco le cose di questo mondo, sono un'idiota e non ci si può fidare di me.
Poi guarda caso avevo ragione, ed è anche grazie a me che riusciamo a salvare Ezarel. Non a caso sono ricoperta di sangue da testa a piedi, e le mie gambe paiono rotte, ma nessuno che si preoccupi di chiedermi come mi sento. Nessuno. L'unico problema è capire come ha fatto un'umana a difendersi, poiché credete che sia una cosa impossibile. Poi appare quell'Oracolo, che non fa altro che peggiorare la situazione. Da umana divento una fabbrica di frammenti di cristallo che cammina. E mi chiedi cosa c'è che non va?
Da quando sono in questo mondo ne ho sentite dire di tutti i colori sul mio conto, mi è stato fatto buon viso a cattivo gioco, sempre, anche dalle poche persone che mi ritenevo vicine.
Ah, e non dimentichiamo il fatto che io non possa tornare a casa perché per voi aprire un portale sarebbe un rischio troppo grande. Io lo comprendo, davvero, ma allora smettete di trattarmi come se fossi qui per mio volere, per infastidirvi appositamente! Io qui ci sono piombata per sbaglio, potreste mostrare un po' di compassione per qualcuno che ha perso tutto quello che aveva!
Non chiedo tanto, vorrei solo poter scollarmi di dosso certe etichette. Non voglio essere un'umana, né una Faery, né tantomeno una sorta di congegno di cristallizzazione di manaa; voglio solo che in me voi vediate Ghirsh.”
“Io non so cosa vedo, non lo so ancora, ma vedo qualcosa che mi piace. Qualcosa che non è umana, né Faery, né cristallo. Qualcosa di cui semplicemente ci si può fidare.”
Si alza dal letto, e senza una parola, lasciandomi un bacio caldo sulla fronte, se ne va.
Mi ributto sul letto, noncurante di sapere se abbia richiuso o no la porta. Sospiro e inspiro profondamente, cercando di regolarizzare il mio cuore. Con le poche forze che mi rimangono in corpo mi slego il mantello, lanciandolo su una poltrona poco distante dal letto, tolgo la collana che appoggio sul comodino insieme ai braccialetti e vari anelli. Non ho forza di cambiarmi, ma la lana soffice del maglioncino e la pelle morbida dei pantaloni non mi incentivano neppure a farlo. Dormirò così e poco importa, non ho forza di sciogliere la pesante treccia in cui sono legati i miei capelli. Viva il torcicollo.
Mi ristendo sul letto, lasciandomi cadere a peso morto, chiudendo poi gli occhi.
Poco dopo una mano mi accarezza la schiena. Non ho bisogno di guardarlo per sapere che è Valkyon; un secondo di silenzio e mi sento afferrare i capelli. Toglie l'elastico e inizia a disfare la treccia: man mano che le ciocche mi ricadono sulla schiena mi sembra di sentir sparire ogni pensiero dalla testa. Quando la treccia è interamente sciolta mi prende di nuovo tutti i capelli, e beato lui che li riesce a tenere con una mano sola, perché l'altra la lascia scivolare tra di loro, come per pettinarli; li stringe e con qualche difficoltà riprende ad intrecciarli in una treccia classica, anche lasciata un po' lenta: l'ideale per dormire!
Si passa tra le dita le ciocche più corte, le sistema dietro al mio orecchio.
“Dovresti smettere di intrecciare delle trecce all'interno della treccia. Oltre a essere un tremendo trip è anche abbastanza pesante, ti ho detto che non è l'ideale per le missioni.”
“È comodo, li accorcia parecchio e sono più libera nei movimenti, ma grazie.”
Mi lascio rotolare sul fianco, posando gli occhi nel suo sguardo dorato, sorridendogli.
“Non saresti dovuta scappare via così, lo sai…”
“Piuttosto spero che tu abbia riparato il martello.”
“Non eri sicura che lo avrei fatto? Non lascio le mie reclute disarmate.”
“Ammetti anche che sono l'unica tra le reclute della tua guardia che senza un'arma non si saprebbe proteggere.”
“Armata o disarmate saresti sempre protetta, qualsiasi cosa succeda, tu sei la mia recluta, presa così per come sei.”
Rapidamente mi prende il viso tra le mani, poi si blocca a guardarmi attentamente. Stesa sul letto non posso vedere altro che lui, così vicino. Le sue mani grandi e calde, irruvidute dal troppo lavoro alla forgia, mi stringono il volto, facendomi sorridere istintivamente; alcuni dei suoi capelli mi solleticano il collo.
Storce il capo senza staccare gli occhi dai miei, sembra confuso: sposta lo sguardo sul mio sorriso, chiude gli occhi e si abbassa sulle mie labbra.
Inizialmente rimango ferma, sento tutto il corpo irrigidirsi, bloccarsi, morto; poi il caldo lo pervade, riprende vita e ho la forza di muovermi ancora: porto le braccia ad allacciarsi dietro al suo collo e ricambio il bacio.
Domani sarà una cosa sbagliata, mi eviterà per tutto il Quartier Generale, non mi rivolgerà parola per mesi, eviterà il mio sguardo, ma ho egoisticamente bisogno di sentirmi amata.
Lascia scivolare le sue mani dal mio viso fino a prendermi per la vita, per poi staccarsi dalle mie labbra.
“Scusami, non so che mi sia preso…”
Guarda dritto davanti a sé, il muro della mia stanza improvvisamente diventa irresistibile.
“Guardami…”
Appoggio una mano sulla sua coscia, arrossisce.
“Valkyon, guardami.”
Scuote impercettibilmente la testa, al ché allungo le mani fino al suo volto costringendolo a seguirmi fin sopra di me.
Sbatte le palpebre e mi fissa, i suoi occhi sembrano avere una luce nuova.
“Credo sia tardi, buonanotte.”
Ancora con le dita affondate nel suo viso mi tiro su, baciandolo sulla guancia, soffermandomici dolcemente. Sorride.
“Buonanotte, piccola recluta.”
Mi bacia la fronte e si alza dal letto, lasciandomi sola nella stanza.

My New World || EldaryaWhere stories live. Discover now