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Era una fredda giornata d'inverno, erano appena finite le vacanze natalizie, le luci per le strade si erano spente e con loro le persone.
Ricominciava la routine. Non si dialogava più, si pensava solo ai propri doveri, tornavamo tutti ad essere le macchinette che qualcuno voleva che fossimo.

È in momenti come questo che sono sempre più convinta di non vivere a pieno la mia vita e di star sprecando troppo tempo sui libri anche se so che è uno dei pochi modi che ho per poter conoscere ciò che mi circonda.

"Giada, dovresti uscire di più" ripetono sempre le mie amiche.

A volte provo ad adattarmi e decido di farle contente ma raramente mi sento a mio agio. Non sono una persona che riesce a relazionarsi facilmente a meno che la persona che ha davanti non le ispiri fiducia, cosa più unica che rara. Giustifico la mia apatia con la mia timidezza. Difficilmente qualcuno prova a iniziare un dialogo con me. E quando questo qualcuno lo fa, finisco sempre col dire qualcosa di sbagliato, rovinando tutto.

L'aggettivo che mi è più estraneo è "attraente"
Sono sempre stata definita carina da alcuni, bella da altri ma mai attraente. Nessuno si è mai interessato di me sotto quel punto di vista. E questa cosa per parecchio tempo ha influito negativamente sulla concezione che ho di me, ha sicuramente contribuito a far abbassare ancor di più la mia autostima.

"Giada, non vorrai arrivare in ritardo anche il primo giorno dell'anno?"
Era mia madre, che, come al solito, era già pronta, a differenza mia.
Non riesco a capire come faccia ad essere sempre puntuale, sempre perfetta in ogni occasione. Se proprio dovessi essere come qualcun altro vorrei essere come lei.
Ma torniamo alla realtà, sono le 8.00 e io sono ancora in pigiama. Devo sbrigarmi!

Nonostante abbia fatto tutto di fretta stamattina sono stranamente riuscita ad arrivare in orario.
In classe tutti continuano a parlare di come hanno trascorso le vacanze, le loro voci si accavallano dando luogo a un frastuono assurdo ma l'arrivo della professoressa di lettere riesce a zittirli.
Le due ore con lei passano piacevolmente, quando spiega si vede l'amore che prova per la sua materia. Riesce a farsi ascoltare anche da quelli a cui della scuola frega ben poco.
È lei che mi ha fatto appassionare alla lettura.
Mi ricordo che al primo anno ci ha portati nella biblioteca della scuola e ci ha fatto scegliere dei libri che dovevamo leggere e poi raccontare davanti all'intera classe.
Ho preso il compito con serietà e ho divorato il libro assaporando ogni singola parola scritta dall'autore e immedesimandomi in ciò che provava il protagonista. Dopo averlo finito decisi di comprare altri libri, altri e altri ancora. Infatti dovetti chiedere ai miei di comprare una libreria nuova perchè quella che avevo non bastava più.
Insieme alla mia passione per la letteratura cresceva quella per la matematica e pur essendo arrivata al terzo anno non avevo ancora capito quale delle due strade fosse la mia.
L'ora successiva passò meno piacevolmente. La professoressa di filosofia aveva deciso di farci vedere un film sulla vita di Galileo Galilei che contribuì solamente a far aumentare il sonno che avevo già. Così finii per addormentarmi. Per fortuna Carla, la mia compagna di banco, riuscì a svegliarmi prima che riaccendessero le luci. Non so come avrei fatto senza di lei e non mi riferisco solo a quell'occasione, le voglio veramente un gran bene.

Il resto della mattinata passò in fretta e mi ritrovai nuovamente sui libri a studiare.

La cara vecchia routine era tornata!

Polaroid Where stories live. Discover now