I marinai tornano tardi

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"Quand'è che mi porti con te? Voglio vedere quello che vedi"
gli aveva chiesto appena dopo le nozze
nonostante il mal di mare che le torceva le reni
lo avrebbe seguito su tutte le rotte, tutte le volte
e quando lui tornava dai viaggi di notte
avvicinando lo scafo e parlando al libeccio
lei lo avvistava dalla finestra interrogando la coltre
da cui si vedeva l'arrivo e l'attracco del peschereccio.

Margaret osservava compulsivamente la riva, sapeva che prima o poi la vela sarebbe spuntata.
E lo fece, lo fece un giorno in cui aveva il corsetto un po' troppo stretto, un giorno in cui era pigra sulla terrazza immersa nelle Metamorfosi di Ovidio.
La gatta, nera come il demonio, gli occhi verdi e vivi, le sfiorò la gamba come se sapesse.
-Didone, cosa c'è?
Chiese, come se anche lei sentisse che qualcosa, quella cosa, stava per succedere.
Il felino saltò sul tavolo come un angelo, rischiando di far cadere la tazza di tè.
La ragazza alzò gli occhi dopo un sospiro sull'orizzonte, con il cuore pietrificato, pensando
Stavolta se non c'è davvero io ci rinuncio. Giuro che ci rinuncio.
sapendo di mentire.
Intanto un albero si affacciava sull'orizzonte.
La bandiera di pece, un buco nero, una nave che pian piano si delineava sotto i suoi occhi.
Eccolo. Hector.
Si allisció nervosamente il vestito ricamato con una fitta trama di edera e lillà. Lei amava i fiori, e lui amava lei quando lo diceva, o li portava.
Scese le scale in un battito d'ali di colibrì, sorridendo un po' imbarazzata, e corse a piedi nudi sino al porto.
-Hector!
Fece degli ampi cenni con il braccio catturando il suo sguardo.
Osservò con disappunto che aveva la barba troppo lunga e incolta. Per ironia della sorte non amava gli uomini disordinati.
Non sono proprio fatta per stare con un pirata.
L'uomo rise con un suono che era più tosse roca di qualcuno intossicato dal sale.
Salutò con la mano dal ponte e fu l'ultimo a lasciare la nave.
-Margaret! La perla più luccicante dei Caraibi!
Le fece un baciamano scherzoso.
-E oltre.
Aggiunse lei.
-E oltre!
Convenne.
A casa lo aspettava il cesto di mele, come sempre. Le più zuccherine e fresche, insieme alla bottiglia di vino.
-Tu mi vizi troppo donna.
Aveva detto al mattino, quando il sole entrando piano dalla finestra si faceva strada per la stanza sino al letto, arrivando ad accarezzargli la punta dei piedi.
-A volte mi chiedo se tu venga per me o per le mele.
Disse lei ridendo.
-Fidati, non ti piacerebbe saperlo.
Rispose lui guardandola negli occhi.
Margaret fece una smorfia di disappunto.
Erano giovani, erano belli, ma erano già consapevoli di come sarebbe potuta finire.

Lei rimaneva in attesa del suo sorriso frugale

come se l'acqua ed il sale lo trattenessero in zone lontane

e ogni volta chiedeva: "e questa volta che fai?"

forse era una domande scema o una cantilena che diceva:

 

Resti, o vai? Che fai, che fai?

Resti? (quando taci a cosa pensi?)

o vai? (al nostro amore di silenzi?)

che fai? (cara mia ma dove guardi?)

che fai? (i marinai tornano tardi)

Ogni volta che lui compariva le sembrava passasse sempre più tempo rispetto alla precedente. Quella vita di attese la logorava, ma Margaret sapeva che non la avrebbe scambiata per nessun altra, con nessun altro uomo.
Ricordava i pomeriggi sul balcone col pesce fresco e le mele. Ricordava quando lui la accompagnava a casa della duchessa, quando lei le dava lezioni di greco antico, quando le leggeva le storie di Erodoto e coi soldi guadagnati comprava una bottiglia di vino buono. Quando lui per poterla guardare a lezione faceva finta di essere un pescatore, e le faceva comunque sempre fare brutta fugura.
Ricordava con dolore i giorni in cui era tornato e non mangiava, non beveva nulla. In cui le aveva parlato del Passero. In cui lui sgranocchiava le mele come fossero di cartone. In cui una volta, una sola, lo aveva visto uscire alla luce della luna.
I giorni in cui lui non aveva mai risposto a domande che lei non aveva mai posto, se non con gli occhi.
I giorni in cui lui aveva gli occhi vuoti come un fantasma, in cui non sapeva piangere e a malapena riusciva a far finta di ridere. I giorni in cui lei si era addormentata sul suo petto senza sentire il battito e aveva stretto i denti perché anche se non sembrava potesse amarla senza un cuore tutto quello che lei sapeva era che lui era tornato ancora una volta, e sarebbe tornato per sempre, e partito per sempre, senza mai lasciarla veramente.
Aveva superato i trenta da qualche anno, e pensava a quanto sarebbe potuta durare vedendolo a malapena ogni due mesi.
Poteva andare bene quando avevano diciotto anni, ma adesso?

Resti? O vai?Onde histórias criam vida. Descubra agora