L'annuale rimpatriata

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Finita l'annuale rimpatriata con gli amici, quelli che non si vedono da un anno intero – e mi chiedo sempre come mai . Quest'anno si era scelta una radura circondata da folti castagni, nelle colline intorno alla 'nostra' città, 'non molto lontano', diceva la mail; 'i castagni sono in frutto', continuava la mail; ingenuamente, quest'ultima frase, mi convinse ad andare.

Finita la noiosa giornata, pensai di 'ricrearmi' prima di tornare in città, e mi incamminai per fare una passeggiata tra i castagneti. Notai l'odore di castagne che era molto forte; il tappeto di castagne a terra dava l'impressione tetra della penombra umida del bosco; le piante si infittivano, e neanche il cielo, in caso di pioggia, avrebbe fatto passare l'acqua giù dov'ero io. Gli alberi ora erano di ogni tipo mediterraneo: tronchi, alberelli o siepi come querce, ligustri e pungitopo. Fu allora che vidi filtrare dalle foglie una spina di luce, poi un'altra e un'altra ancora che filtravano dal cielo. Me ne sorpresi perché quando avevo lasciato la radura con gli 'amici' erano già le sei e iniziava ad imbrunire. Tra i cespugli più bassi vidi un movimento; né usci una volpe seguita da un uomo, presumibilmente della mia età, che si avvicino' e mi disse: 'ce ne manca uno, non è che vorresti fare l'undicesimo, stiamo facendo una partita di calcio'. Lo seguii, non tanto perché mi andava di giocare a calcio, ma per il suo aspetto: aveva una barba folta, era pelato, portava un vestito a triangolo che scopriva la pancia, e aveva delle mani enormi; dalla pelle olivastra sembrava straniero, ma parlava in milanese. Dalla parte dei cespugli, mi condusse in un sentierino stretto stretto, in cui passava a stento la sua volpe. Ai lati del sentierino le piante si infoltivano non poco, finchè arrivammo ad una radura immensa e assolata. Trovai lì un nutrito gruppo: i suoi amici, a quanto pare: uno aveva tra le mani un pallone e mi disse 'Eccoti finalmente'. Un'altra aggiunse 'Grazie di essere venuto' abbracciandomi fraternamente con le sue lunghe braccia verdi; non potevo credere ai miei occhi: mi sorridevano genuinamente tanti bei volti che in realtà uscivano completamente fuori dell'ordinario, e forse avrei dovuto averne paura. L'uomo con in braccio il pallone era nudo e ricoperto completamente di spessi peli, mentre la faccia era completamente libera e pelata; una donna era alta si e no quattro metri, completamente nuda e bellissima eccetto una strana proboscide che usciva dal suo occhio destro che esitai a chiedergli cosa fosse, ma aveva tutta l'aria di essere identico ad un membro maschile; altri camminavano a quattro zampe; uno sulle mani, a testa in giù; infine c'era il basso uomo che mi aveva accompagnato fin lì che si spogliò, lasciando scoprire una proboscide sul petto villoso -la sua volpe girava tenendogli i vestiti - e iniziammo la partita di calcio. Ogni tanto mi distraevo e vedevo La volpe che percorreva tutta la lunghezza della radura che doveva essere molto estesa, mentre teneva in bocca i vestiti dell'uomo e catturava insettini e foglie colorate; non mi feci troppe domande e dopo aver visto come si comportavano genuinamente mi venne da farlo anche a me e iniziai a giocare sul serio, a combattere spietatamente per la mia squadra. Al termine della partita l'uomo basso riprese dalla sua volpe i vestiti e li rindossò. Tutti mi avevano applaudito quando avevo fatto gol -nella porta formata da due piante-, ma comunque la partita era finita in parità per le due squadre. Sotto un ginepro troppo lontano perché lo potessi vedere, al lato opposto della radura, c'era un tavolo lungo e circolare che ospitava già degli oggetti che dovevano essere pietanze; ci sedemmo in cerchio intorno ad un parte del tavolo gigantesco; anche se non capivo cosa stessi mangiando, era tutto assolutamente di mio gusto. La donna alta mi disse di capire la mia incredulità di fronte a lei; mi confessò che il suo aspetto era quello perché si inoltrò in questo bosco a trent'anni, ero ancora vergine disse, e, dopo qualche tempo in questa foresta crebbi di altezza e mi crebbe anche un enorme pene nell'occhio destro; avrei detto che, a parte il pene, il tempo si fosse fermato a molto tempo prima da tanto che era bella, le chiesi se era anche ringiovanita: lei mi rispose, non so, il più giovane è lui, mi disse, indicandomi la volpe, che inizio' a parlare insieme a me, ma fui talmente incredulo che non riuscii a capire tutto il suo discorso che riguardava la storia della sua vita; il più vecchio, invece, credo sia lui, e fece un cenno verso l'alto uomo tutto avvolto in fitti peli; 'E' vero, disse, sono il più vecchio e sono stato il primo ad arrivare in questa foresta –aggiunse con una piacevole vena d'orgoglio -, come soffrivo di solitudine quando arrivai qui, da solo, molti anni fa', disse con un velo di malinconia; 'A lui noi dobbiamo la scoperta di questo posto magico', concluse la ragazza con vivacità. 

La notte, poco prima di addormentarmi, cercai di mettere a fuoco la mia situazione, ma non feci in tempo, perchè mi addormentai subito. Mentre stavo dormendo però, qualcosa dentro di me metteva a fuoco i particolari della giornata, mi resi conto di qualcosa di strano quanto innegabile: il vestito triangolare che lasciava scoperto l'ombelico e indossato dall'uomo con la volpe era quello che all'età di undic'anni io usavo alla festa di carnevale in paese e che poi già a dodici mi venne irrimediabilmente stretto, i peli fitti dell'uomo più anziano non erano altro che un incubo della mia ex, la quale mi obbligava costantemente a rasarmi, cosa che mi si ritorse contro; le braccia verdi della donna altro non era che una malattia che mi aveva lasciato impressionato in giovane età, ma che comunque non avevo mai contratto perchè molto rara; sembra strano dirlo –io non sono un esperto di peni- ma il pene cresciuto nell'occhio di quella ragazza alta quattro metri È sicuramente il mio o comunque uguale identico al mio, e infine la volpe non riuscii a seguirla nel suo discorso non tanto perchè era una volpe, ma perchè aveva la stessa identica voce della mia insegnante di matematica delle scuole medie. Il mattino dopo ero proprio dentro al bosco accampato in una radura, cioè sdraiato come un animaletto al bordo del bosco di castagne; era la stesso posto del giorno prima, ma del tutto diverso, ed ero sempre 'non lontano dalla nostra città, coi i castagni che sono in frutto', come recitava la mail, ma ero anche nello stesso posto di prima: quindi dov'erano tutti? Me ne andai sconsolato dopo aver cercato intorno nei setierini più piccoli e nel bosco, intorno a me, nel mio zaino, e nelle mie tasce finchè non trovai nella tasca dei pantaloni una foglia di canapa raccolta, accorgendomi nello stesso momento che la radura era contornata da queste stesse foglie.



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