Alzai un sopracciglio. «E da quand'è che fumi, tu?», le chiesi, facendola ridacchiare, «Comunque non ne ho idea. Oggi sono arrivata per prima».

Tessa si sedette accanto a me, guardandomi confusa. «E in effetti è strano. E sei anche di buon'umore, cosa sta succedendo?», mi chiese, «Sei riuscita finalmente a combinare qualcosa con la tua vicina di casa?».

Ridacchiai. «Magari; insomma, se riuscissi a combinare qualcosa con Ashley Frangipane sarebbe la settimana, il mese, l'anno più bello della mia vita», dissi, facendo ridere Tessa, «È il pensiero che tra poco comincerà la mia vendetta contro Luke che mi tiene a bada – un po' la quiete prima della tempesta, no».

Tessa scosse la testa. «Ancora non hai cambiato idea? Claire, ti prego, pensaci su. Così non farai altro che rovinare ancora di più le cose – e se ti si ritorce tutto contro?», borbottò la mora, implorante, decisa a farmi cambiare idea. Oh, io non avrei cambiato idea per niente.

«Tessa, ci ho pensato per un weekend intero. Non torno indietro. Devo fargliela pagare, ormai è deciso e niente di ciò che dirai potrà farmi cambiare idea», borbottai, facendola sospirare.

«Ho una brutta sensazione al riguardo, lo sai», disse, sospirando, «Poi se va tutto male non dirmi che ti avevo avvertita».

Alzai le spalle. «Se va tutto male mi prendo le mie responsabilità e vado avanti», risposi, salutando Brendon che, assennato, correva verso di noi. Aveva un aspetto... strano, sì.

Tessa scese dal muretto e praticamente saltò addosso a Brendon. «Brendon, cuoricino mio!», esclamò in modo zuccheroso, facendo alzare un sopracciglio a Brendon.

«Okay, taglia corto. Cosa vuoi?», le chiese, facendomi scoppiare a ridere. Tessa era fin troppo facile da leggere, a volte.

«Una sigaretta – okay, lo so che io non fumo ma è questione di vita o di morte», rispose la mia amica, facendo ridere Brendon che alla fine la accontentò.

«Come mai sei in ritardo oggi, Banana?», chiesi io, curiosa, facendo accigliare Brendon – detestava quel soprannome. Ma io lo chiamavo Banana da praticamente sempre, quindi ormai c'era quasi abituato.

Brendon alzò le spalle. «Oh, niente di che, non trovavo le chiavi dell'auto. Tu come mai sei già qui?», mi chiese, alzando un sopracciglio.

Sospirai. «Mi ha accompagnata Michael, oggi», risposi, facendo sgranare gli occhi al mio amico.

Tessa si voltò scioccata verso di me. «Michael ti ha accompagnata a scuola e me lo dici solo ora?!», sbottò, ad alta voce, «Com'è stato? L'hai ucciso? Dio, forse sei così felice perché l'hai ucciso!».

«Tessa, dai! Non ho ucciso nessuno. Anche se avrei voluto – Michael non ha fatto altro che parlare di Luke, che nervi-».

«Sì, mi piace essere sulla bocca di tutti – a tuo fratello manca il mio prezioso culetto?».

Avete presente quelle situazioni in cui il tempo sembra fermarsi, e nella tua testa scorrono i momenti salienti della tua vita con sottofondo drammatico? Ecco, questo era uno di quei momenti. Eccetto per il sottofondo drammatico della mia vita, quella nella mia testa era più una Sinfonia n.5 di Beethoven, per intenderci. Davanti a me c'era l'essere più spregevole e schifoso di tutta Washington, anzi, di tutto il mondo: Luke Robert Faccio-Schifo-E-Lo-So Hemmings, detto anche la troia schifosa e altri nomignoli non molto carini che gli avevo affibbiato negli anni. E avrei dovuto mostrarmi forte, sprezzante del pericolo, ma quella sua entrata in scena improvvisa mi aveva preso in contropiede. Motivo per cui adesso stavo a bocca aperta davanti a lui, che mi fissava ridendo maleficamente.

«Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua, Claire cara?», mi prese in giro, facendo soltanto aumentare il solito astio che provavo verso di lui.

«Chiamami di nuovo Claire cara e vedi che fine farà la tua, di lingua», sbottai, nel silenzio generale. I nostri amici – cioè Tessa e Brendon per me, e dalla parte della zoccoletta patentata Ashton Irwin e Callie Hood (ovvero la ragazza che avrei dovuto sedurre ed abbandonare per fare un torto a Luke) – ci guardavano in tralice, religiosamente silenziosi in attesa del nostro acido scambio di battute. Probabilmente, agli occhi di qualcuno che non ci conosceva, tutta questa situazione era divertente. beh, per me non lo era per niente.

Luke sorrise malizioso alle mie parole. «Uhm, mi farebbe comodo avere qualcuno che me lo lecca ventiquattro ore su ventiquattro – anche se penso che tuo fratello potrebbe essere il candidato ideale, sai, oggi pomeriggio vado a prendere un caffè con lui», rivelò, facendomi ribollire di rabbia. Michael l'aveva invitato a prendere un caffè! Questo, secondo il Michael-code, equivaleva all'inizio di qualcosa di più di una sveltina. Diventerò cognata di Luke Hemmings? È un destino peggiore della morte!

Mi bastò poco per rendermi conto, però, che ciò non poteva accadere. Insomma, Luke è una zoccola – come me, ma lui di più –, un'eventuale relazione con Michael non sarebbe durata neanche due secondi. «Ed esattamente quanto tempo ci metterai a tradire mio fratello per un cazzo nuovo, troia che non sei altro?», sbottai, sorridendo maliziosa, «Lo sappiamo tutti e due che tu non sei tipo da relazioni perché troppo voglioso di cazzi per combinare qualcosa di concreto».

Luke si mordicchiò il labbro inferiore. «Beh, forse hai ragione – ma proprio perché Michael è tuo fratello, farò del mio meglio per stargli dietro il più possibile», disse, ridendo di me.

Alzai gli occhi al cielo. «Mantenere una relazione solo perché mi odi – hai davvero superato il limite della decenza, lo sai vero?», chiesi, facendo scoppiare a ridere il biondo.

«Detto da te è quasi un complimento, tesoro», disse, facendo per andare via – come al solito voleva avere l'ultima parola, «Ah, e se proprio vuoi saperlo, tuo fratello mi considera un Dio sceso in terra».

Ma questa volta non gliel'avrei fatta passare liscia. Non gli avrei permesso di avere l'ultima parola – quello spettava a me almeno per una volta. E poi parlavamo di mio fratello. «A mio fratello basta succhiargli il cazzo per essere venerato. Non ti esaltare troppo, stronzo!», esclamai, mentre lui se ne andava seguito dai suoi tirapiedi. Luke mi ignorò; l'unica a voltarsi fu Callie, che mi fece un sorrisetto prima di andare via con i suoi amici. Era davvero una bella ragazza: alta, con la pelle ambrata, lunghi capelli neri ondulati illuminati da qualche ciocca bionda qui e là. Il suo sorriso, però, contornato da un paio di labbra carnose rese più scure dal rossetto, era ciò che più mi aveva colpito di lei. quel sorriso bianco e perfetto che era riuscito, seppur indirettamente, a far sorridere anche me – e adesso sto diventando fin troppo romantica e melensa, e non è da me. Quel giorno era bizzarro, davvero.

«Claire Clifford che sorride di prima mattina. Io questa me la segno sul calendario», mi prese in giro Tessa, facendomi voltare verso di lei.

Cercai di sembrare poco provata, ma sapevo che sarebbe stato inutile. Tessa l'avrebbe capito subito. «Comunque direi che Callie non è male. Spero che non soffra troppo», borbottai, cercando di tornare al mio solito carattere. Non ci riuscivo, e tutto a causa di uno stupido sorriso – seriamente? Io che non mi facevo mai scalfire da niente, adesso ero in brodo di giuggiole per un cazzo di sorriso?!

«Ancora con questa storia, Claire?», mi chiese Brendon, rassegnato.

Io deglutii prima di annuire. «Come no! Pensi che mi arrenda adesso? Sei decisamente fuori strada – Luke mi ha praticamente dichiarato guerra!».



***



[A/N] Buon pomeriggio babesssss

Okay, lo so che non vi aspettavate aggiornamenti visto che ho detto che l'avrei cominciata a postare alla fine di Finding a Soulmate, ma sono stata corrotta da una persona e dai suoi aggiornamenti a raffica - quindi eccomi qui con il primo capitolo di questo disagio deragliante!

Non siamo ancora nel vivo della storia, ma dovevo pur introdurre Luke in qualche modo - e tutti gli altri: tenete d'occhio Ashton, è abbastanza fuori di testa anche lui. E Callie già comincia a far colpo su Claire! Beh, in effetti è pur sempre Calum Hood, quindi non potevamo aspettarci di meno ahahah

Alla prossima! ♥

Slut + Sluttier || 5sosWhere stories live. Discover now