198. Orfanotrofio

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Desideravo da tanto avere un figlio.

Io non li posso avere, no, non ho problemi fisiologici o altro, ma non ho mai trovato la donna giusta per me, così, mi decisi, ed andai in un orfanotrofio.

Mi si presentò una suora proprio all'ingresso, l'ambiente non era dei più gioiosi, aveva l'aria di aver visto messe eterne e cerimonie religiose per secoli, e la suora, ne racchiudeva l'essenza alla perfezione.

Le chiesi se gentilmente potesse farmi vedere dei bambini, a prima di chiedere ciò, le dovetti mostrare la mia mano.

Sono nato con una malformazione alla mano destra, o meglio, la mano è perfettamente sana, ma mancano le ultime tre dita.

La suora sorrise, e mi disse che ciò non faceva differenza, e che tutti siamo uguali di fronte a Dio.
Non trovai il nesso tra la sua frase e la mia azione, ma sorrisi e non risposi, per non perdere altro tempo.

Mi mostrò una bambina, bionda, bella, forse un po' magra, quando le presi le manine per osservarle mi disse con voce acuta che amava suonare il pianoforte, ciò mi riempii di gioia.

Aveva davvero delle belle mani.

Conclusi le carte con la suora e tornai a casa.

Le mostrai la sua stanza e la feci cenare, apprezzò tutto e mangiò senza lasciare nulla.

È bastato poco per concludere il tutto.

Aveva davvero delle belle mani.

Soffocare le sue urla è stato facilissimo, era troppo gracile e magra per dimenarsi.

Erano così sottili che si tagliavano con un coltello da cucina.

Le mie nuove dita sono perfette, un po' piccole, ma si adattano abbastanza bene, mi dovevo accontentare, prendere quelle di un adulto non sarebbe stato altrettanto facile.

Desideravo da tanto avere un figlio.

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