Chapter Fifteen

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Percorro silenziosamente il corridoio cercando di non svegliare nessuno. Quando arrivo in camera da letto, trovo Antoine con una sola abat-jour accesa sul comodino, sdraiato sul letto, con la schiena poggiata contro la testata imbottita, intento a leggere qualcosa sullo schermo del suo laptop. Appena si accorge della mia presenza, mi rivolge un'occhiataccia e abbassa lo schermo del portatile con un gesto secco mettendolo in standby. Fino a pochi minuti fa aveva voglia di scherzare, adesso invece si comporta come se la mia presenza lo infastidisse. Sono per caso finita senza accorgermene ne "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde"?

<<Se vuoi restare da solo posso andare via...>> borbotto guardandomi intorno e spostando il peso in continuazione da un piede all'altro visibilmente a disagio. Sento il suo sguardo su di me: assorbe ogni mio movimento, goffo e sgraziato. Mi passa davanti, dirigendosi a passo felpato verso la scrivania presidenziale in ebano e palissandro santos posta ad un lato della stanza, e posa il portatile al centro della scrivania, proprio accanto ad una busta da lettera formato americano.

<<Hai sentito quello che ho detto?>> chiedo. Antoine mi rivolge un'occhiata scocciata e ammonitrice allo stesso tempo, <<Smettila di parlare!>> esclama con voce pacata, ma posso percepire tutta la sua irritazione. Mi lancia un'altra occhiataccia e io abbasso lo sguardo mortificata.

<<Andiamo a dormire.>> sbuffa. Sento il fruscio delle lenzuola che vengono spostate, poi il cigolio del materasso sotto il suo peso. Alzo lo sguardo, e senza proferir parola mi dirigo a tentoni verso il letto.

<<Buona notte...>> mormoro dandogli le spalle. Posso sentire il suo respiro a qualche centimetro dalla mia schiena. Non risponde, si gira bruscamente dall'altra parte e spegne abat-jour facendo calare le tenebre.

***

Mi stiracchio ancora un po' sotto il piumone e apro lentamente gli occhi.

Le alette delle persiane in legno un po' aperte, lasciano entrare qualche spiraglio di sole e ventate di aria fresca. Mi giro dall'altra parte del letto, e noto che Antoine non c'è.

Allungo il braccio per prendere il mio cellulare sul comodino, il display segna le nove e trenta del mattino. Probabilmente sarà già andato ad allenarsi.  Meglio per me, non dovrò sorbirmi un altro dei suoi continui sbalzi d'umore.

Mi alzo dal letto, ancora assonnata, e procedo silenziosamente e in pigiama fino al piano di sotto. L'odore nell'aria di pancake che si confonde con l'aroma del cappuccino, mi spinge a raggiungere la cucina, dove i genitori di Antoine insieme a Maud sono intenti in una conversazione.

<<Buongiorno!>> esclamo agitando la mano.

Appena mi notano ancora sull'uscio della porta, mi sorridono. <<Buongiorno!>> esclamano all'unisono.

<<Ti va del caffè?>> chiede gentilmente Isabelle alzandosi dallo sgabello per prendere la caffettiera sul piano cucina. 

<<Un po' grazie.>>, sorrido, <<Angeline?>> chiedo.

<<Sta ancora dormendo!>> esclama Maud.

Isabelle mi mette davanti una tazza di caffè fumante, <<Un po' di latte?>>.

Annuisco, e lei mi versa un po' di latte tiepido nella tazza.

<<Ho fatto i pancake, vuoi mangiarne qualcuno?>> chiede con voce materna.

<<Certo!>> sorrido.

<<Liv, ti va di andare al centro commerciale più tardi?>> chiede Maud masticando un muffin al cioccolato.

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