Mi affido a te

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Pov's Federico
Oggi è Lunedì, non vedo Alexia da sabato. Oggi non è venuta a scuola, anche se è solo un giorno non posso fare altro che preoccuparmi.
La campanella suonò, la lezione era finita. Andai verso Gabriele, e anche lui sembrava intenzionato a venire verso di me. In contemporanea dicemmo
-Cos'ha Alexia?.- davvero non lo sapeva?
-Davvero non lo sai dato che hai il suo numero di telefono?.- gli domandai infastidendolo.
-Di sicuro le ho scritto, ma non ha risposto.- disse incrociando le braccia al petto. Mi morsi la lingua per bloccare quello che stavo per dire, e mi girai di spalle andandomene.

Una settimana dopo...
L'aspettai fuori il cancello della scuola, ma non venne nemmeno oggi. Qualcosa non andava, sarei andato a casa su, anzi avevo perso già troppo tempo. Infilai le mani in tasca e iniziai a camminare verso casa sua.
Una volta arrivato bussai e subito mi venne ad aprire Eleonora, e appena mi vide sembrò davvero tanto sorpresa. Aprì di più la porta e mi fece entrare. Una volta dentro non ebbi nemmeno il tempo di chiederle di Alexia, che mi precedette
-Meno male che sei arrivato, volevo chiamarti ma mi hai preceduto. È da sabato che Alexia sta male; ha continui incubi, non riesce a mangiare perché vomita e forti mal di testa. Ho cercato di fare di tutto per aiutarla, ma niente. Mi fa male dirtelo, ma ho bisogno che tu intervenga oppure potrebbe finire in ospedale. È presto, ma il blocco nella sua mente si sta spezzando, e sta malissimo. È di sopra, per favore, va.- lo sapevo, stava male. La mia presenza aveva risvegliato qualcosa in lei, che però la faceva star male. La ringraziai e salì le scale.
Pov's Alexia
Mi girai dall'altra parte del letto, cercando di non accentuare la nausea. Stavo per morire, ne ero sicura. La porta si aprì e subito un profumo di rose invase le mie narici.
-Mamma, sai che amo i fiori, però non c'è bisogno che me li porti ogni giorno, non sto mica morendo...-sussurrai cercando di mettermi seduta, ma non ci riuscì.
-Non sono tua mamma, sono Federico. Non dirlo nemmeno per scherzo, non stai morendo.- disse spuntando davanti a me. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, e subito la mia attenzione cadde sulla sua figura perfetta e imponente.
-Cosa ci fai qui?.- domandai mettendomi con tuffa la forza che mi restava, seduta. Si sedette accanto a me e disse
-Mi sono preoccupato, non ti ho visto più a scuola.- sorrisi senza volerlo a quelle parole.
-Cosa ti succede? A me puoi dirlo.- quella domanda arrivò alle mie orecchie come un pugno allo stomaco. Cosa avrei dovuto dirgli? Che sono pazza? Che lo sogno in continuazione in un'altra epoca?Mi vide pensierosa, perciò disse
-Non potrei mai giudicarti, puoi dirmi tutto.- poggiò una mano sulla mia guancia e la carezzò lentamente, facendomi chiudere gli occhi.
-Sei così pallida, ma guardati. Non posso vederti così, quindi dimmi quale è il problema, posso solo aiutarti.- non so come, ma parlai, e dissi
-È che la notte, faccio degli incubi o sogni, non so come chiamarli, davvero... strani. Ti ricordi quando ero con te? Avevo avuto un incubo, e pensavo fosse frutto della mia immaginazione, ma poi ancora e ancora, fini ad ora. Mi sento così pazza, tutto ciò non è...- non riuscì più a parlare, e Federico finì per me
-Normale. Questo intendevi. Lo so, so cosa sogni. Posso aiutarti, non volevo succedesse subito, ma devi credermi, devi fidarti di me, ok?- mi guardò intensamente negli occhi, e mi stregò. Non so come ma annuì, affidandomi a lui ormai completamente senza forze.

The devil's heart ||completa||Where stories live. Discover now