Capitolo 9

441 38 21
                                    

Belle's pov

Mi svegliai tra le lenzuola di un confortevole letto.
Inizialmente risi tra me e me credendo di star sognando, poi quando poggiai la schiena al muro capii di essere sveglia.
Ciò che non riuscivo a spiegarmi era come fossi finita qua se questo pomeriggio mi ero addormentata sul pavimento dell'abitazione di Justin, tremando a causa dell'eccessivo freddo che era calato appena le nuvole avevano iniziato a coprire il sole.
In un primo momento pensai che Justin avesse avuto pietà di me, poi mi ricordai che il soggetto in questione non provava pietà.
Così per paura che mi trovasse nel suo letto poggiai subito i piedi sul pavimento e iniziai a rifare il letto. Magari incoscientemente mi sono alzata per cercare un riparo dal freddo. Ma se così fosse stato, perché Justin non mi aveva ordinato di ritornare per terra? Che non fosse entrato nella sua abitazione per tutto il giorno?
Nel dubbio feci finta di nulla e appena la porta si aprii gli occhi di un ragazzo si posarono sui miei osservandomi attentamente.
"Belle?" Domandò entrando a passo lento nella stanza.
Rimasi in silenzio a scrutare il giovane, non sapevo chi potesse essere e il solo fatto che conosceva il mio nome mi rendeva profondamente inquieta.
"Sono Travor, Justin ti aspetta per la cena" Solo al pensiero del cibo il mio stomaco iniziò a brontolare facendomi maledettamente imbarazzare.
Non toccavo cibo da quando avevo discusso con Justin, qualche giorno fa.

Flashback
La porta si aprì improvvisamente rivelando ai miei occhi una figura possente che lentamente si avvicinava alla mia figura.
Il suo volto era imbronciato e i suoi pugni chiusi in un stretta letale.
Vedendo Justin in quelle condizioni mi spaventai ma non feci trasparire questa mia codardia, anzi, continuai a canticchiare tra me e me sperando che il suono della mia voce riuscisse a tranquillizzarmi.
Purtroppo questo peggiorò solo le cose e Justin esplose dalla rabbia travolgendomi in pieno.
"Smetti di cantare in quel modo, stai zitta" urlò il ragazzo facendomi ansimare per l'improvviso attacco di rabbia.
Per qualche istante rimasi paralizzata mentre osservavo il ragazzo che con fare irritato occupava il posto vuoto sulla poltrona.
Riacquisendo possesso del mio corpo serrai la mascella per alcuni secondi e, come se Justin non avesse detto niente, ripresi a canticchiare con una tonalità di voce più bassa di quella precedente. Questo non sembrò soddisfare Justin che, battendo i pugni sui braccioli della poltrona, si alzò di scatto e raggiungendomi mi sfilò la scopa dalle mani gettandola violentemente a terra, facendo così rimbombare il colpo per tutta la stanza.
Io spaventata dalle sue azioni portai la mia schiena contro il muro dietro di me cercando una qualche specie di conforto.
Justin si avvicinò al mio corpo con fare minaccioso e, in preda alla paura, iniziai a correre fuori dalla stanza attirando il ragazzo dietro di me.
Mi addentrai nel buio dei corridoi non avendo la più pallida idea di dove le mie gambe mi stessero portando, la paura era una pessima consigliera, purtroppo la ragione non mi indicò una via migliore e appena vidi una porta semi chiusa non trovai altra scelta che entrarvi.
All'interno della stanza entravano a malapena qualche raggio di luce. Sentendo dei passi provenire dal corridoio chiusi lentamente la porta cercando di non catturare l'attenzione del mio sequestratore e in punta di piedi mi avviai verso il centro della stanza. Portando lo sguardo verso le pareti potei vedere dei quadri appesi malamente con la tela poco visibile, ciò era dovuto al buio che minacciava, minuto dopo minuto, di occupare tutta la stanza.
Sfruttando la poca luce che mi faceva da guida potei distinguere un pianoforte tra i numerosi mobili rovinati. Sgranando gli occhi, mi affrettai a raggiungere lo strumento per accarezzare,delicatamente, i tasti. Senza alcun dubbio era lo strumento più bello che avessi mai visto. Al tatto non percepii segni di maltrattamento e seppur tutto il resto in quella stanza sembrava essere stato abbandonato a se stesso, il pianoforte era lucente e ben spolverato.
Avevo sempre sognato di saper suonare il pianoforte, purtroppo in paese non c'erano questi strumenti e, soprattutto, non c'erano persone in grado di suonarlo.
Allontanando i miei pensieri dal piano posai lo sguardo in direzione dalla fonte di luce. Attraversando la stanza a passo svelto, le mie dita entrarono in contatto con quella che sembrava una tenda rovinata. Nel tentativo di aprirla inciampai sul tessuto e per evitare di cadere mi aggrappai alla tenda, nell'impatto con il pavimento la pesante tenda mi cadde sul corpo alzando un polverone di polvere immenso.
Tossendo calciai la tenda lontana dal mio corpo dolorante e subito la luce proveniente da fuori colpì il mio volto e illuminò tutta la stanza lasciandomi finalmente vedere con chiarezza tutto ciò che mi circondava.
Voltandomi mi ritrovai dinanzi a una vetrata spettacolare e, aprendola, camminai lungo il balcone; da quella prospettiva mi diedi il tempo necessario per osservare la bellezza dell'immenso giardino che circondava il castello e, in lontananza, potei vedere un bellissimo gazebo ricoperto di rose bianche.
Portando le mani sulle mie braccia cercai di riscaldarmi sentendo l'aria gelida colpire il mio corpo.
Perdendomi ad ammirare la bellezza del giardino non mi resi conto che la porta alle mie spalle era stata aperta e che la bestia era entrata nella stanza trovandomi.
"Chi ti ha autorizzata a ficcare il naso in questa stanza?" Sentendo la voce di Justin provenire da dietro di me, mi voltai rimanendo a bocca aperta per la paura che stavo provando in quel momento. Le mie gambe iniziarono ad indietreggiare cercando mi mettere più distanza possibile tra il mio corpo e il suo; questo fino a che il mio corpo non si scontrò contro la ringhiera in pietra facendomi all'istante ansimare sentendomi in trappola.
"I-Io...I" tentai di calmare i miei battiti cardiaci e di dire qualcosa che mi togliesse o che almeno migliorasse il pasticcio che avevo fatto.
Tutta colpa della mia testardaggine.
Se avessi smesso di cantare tutto questo non sarebbe successo.
"Tu devi imparare a rispettare il padrone del castello e si da il caso che da quando ho accettato lo scambio tra te e tuo padre sono anche il tuo padrone e pretendo che quando ti ordino di stare zitta tu faccia ciò che ti dico!" Urlò contraendo i muscoli delle braccia chiaramente fuori di .
Qualcosa,udendo le sue parole, scattò immediatamente in me e, prima che mi rendessi conto di ciò che stavo dicendo:
"Io ho sacrificato la mia vita per mio padre ma questo non ti autorizza a trattarmi peggio di una schiava!" Urlai in preda a un attacco d'ira.
Il volto di Justin mutò all'istante e, per quanto pensai che fosse impossibile, si arrabbiò ancora di più facendomi tremare dalla paura.
Con il mio respiro totalmente irregolare, lo vidi serrare la mascella e afferrare la prima cosa che gli stava accanto; una sedia, e scaraventarla a pochi centimetri da me, volando oltre la ringhiera, per poi distruggersi una volta subito l'impatto col terreno.
Con le lacrime agli occhi tentai di scappare da quella stanza ma, appena gli passai accanto, egli mi afferrò per i fianchi e esercitando una forza disumano mi disse:
"Fai un'altra delle tue bambinate e non mancherò il bersaglio la prossima volta" mi minacciò lasciandomi andare.
Ancora sotto shock corsi lungo il corridoio e mi rifugiai in una delle stanze aperte.
Solo in seguito, dopo aver chiuso la porta a chiave, mi resi conto di essere nella stanza di Justin. Sarei uscita volentieri da quella camera se all'esterno non ci fosse stato 'il mio proprietario' che portando la mano sulla maniglia cercava di aprirla.
"Fammi entrare!" Urlò battendo un colpo sulla porta. Io dall'altra parte della porta avevo ancora le lacrime agli occhi e rifugiandomi sulla poltroncina riuscii a dire un flebile 'no' che lo fece infuriare ancora di più.
"Ti ordino di aprire questa maledettissima porta!" Continuò battendo sempre più forte contro la porta. Questa volta però non ricevette nessuna risposta da parte mia e io portai i piedi sulla poltrona cercando di farmi coraggio.
Improvvisamente Justin smise di colpire la porta e potei udire la voce di una seconda persona parlare con la bestia.
"Belle aprimi la porta,non lo ripeterò una seconda volta" disse riportando la voce a un tono regolare, io ero ancora troppo spaventata per rispondere e il silenzio lo fece nuovamente infuriare.
"Sai che c'è? Prima o poi dovrai uscire e quando lo farai, prega che sia di buon umore" urlò per poi allontanarsi definitivamente dalla porta che, fortunatamente, ci divideva e che soprattutto gli impediva di farmi del male.

Fine flashback

"Non ho fame" risposi allontanandomi dal ragazzo a me sconosciuto.
Travor sospirò e con un passo entrò nella stanza.
"sapeva che questa sarebbe stata la vostra risposta e mi ha detto di riferirvi che non era una domanda di cortesia" mi informò facendomi alzare un sopracciglio contraria alle parole dette dal ragazzo.
"Beh, riferisci pure che non mi interessa ciò che vuole lui" risposi voltandogli le spalle facendogli così capire che per me la conversazione era conclusa.
"Non sarà felice di sentire questo" bisbigliò prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Appena rimasi sola, mi assicurai di chiudere la porta a chiave per evitare brutte sorprese da parte della bestia.

___________

Spero che vi piaccia il capitolo e il manip che raffigura Belle mentre esplora la stanza distrutta.
Presto pubblicherò anche Anime di Ghiaccio la storia Jelsa.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Dec 09, 2017 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Belle e il Criminale | Justin Bieber e Selena GomezWhere stories live. Discover now