2. Madre e figlio.

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Il sole batteva forte sulle mura del castello bianco, era una giornata estiva come le altre. Un uccellino azzurro stancato dal caldo si posò sul davanzale di una delle tante finestre, voltò il capo a guardare oltre la superficie vetrosa. Nella stanza vi era una donna molto bella dai lunghi e morbidi capelli neri che sedeva davanti a un piccolo scrittoio con un bello specchio, la donna però non scriveva né leggeva, aveva il capo chinato leggermente in avanti mentre un ragazzo, anche lui dai lunghi capelli neri legati in una coda bassa, le stava spazzolando lentamente e con cura i capelli.

"Allora Itachi dimmi, cos'è che ti turba tanto in questo periodo?"
Il ragazzo sgranò leggermente gli occhi, ma con estrema calma continuò a spazzolare i lunghi capelli della donna.
"Come ha capito che c'è qualcosa che mi turba in questo momento, madre?" Posò la spazzola sullo scrittoio e passò una mano tra i capelli della madre, le lunghe dita affusolate erano alla ricerca di qualche nodo che la spazzola aveva lasciato.

"È da giorni che non fai altro che assecondare tuo padre invece che discuterci."
La donna posò una mano sul rigonfiamento del ventre.
"È sempre per il solito motivo?" Chiese nuovamente mentre sentiva un calcetto del bambino arrivare dalla pancia.

Itachi sospirò, era stanco di andare contro il padre, ma purtroppo lui e il genitore avevano opinioni completamente diverse, tra le prime il fatto che si dovesse sposare entro i suoi 18 anni con una nobildonna, Itachi non ci pensava nemmeno a sposare una donna che non conosceva! Tanto meno ora che aveva dichiarato i suoi sentimenti a lui.
"Madre, se mio padre mi capisse come mi capite voi..."
La donna si portò una mano alla bocca mal nascondendo il piccolo sorriso che le era spuntato.
"Se tuo padre ti capisse come ti capisco io, allora, dovrebbe essere una donna."
Itachi alzò un sopracciglio sorpreso, prese i capelli della donna e li divise in tre ciocche.
"Perché mai madre?"
Incominciò lentamente a fare la solita treccia che sua madre portava, mentre lei sorridendo, guardò, attraverso lo specchio, gli occhi scuri del figlio.
"Perché solo una madre sa tutto di suo figlio."

Il ragazzo sorrise, era felice, sia perché sua madre lo capiva sia perché suo padre gli andava contro, era felice della sua famiglia anche se avrebbe preferito altro, ed ora che stava per arrivare il suo fratellino avrebbe fatto in modo che tutto ciò non rovinasse la sua infanzia.

*****

"Kushina, che bella sorpresa!" Minato si alzò dal tavolo dove stava una cartina del regno aperta e attorno ad essa i vari capitani delle truppe del Re, stavano già pianificando una strategia di difesa dall'attacco imminente, il re si voltò verso la figura dolce della moglie.

I lunghi capelli rossi della donna si muovevano sinuosi e quasi toccavano il pavimento, un ciocca rossa vicina all'orecchio era stata intrecciata elegantemente per essere poi legata con quella accanto all'altro orecchio da un nastro verde acqua chiaro che si abbinava con il lungo vestito verde della donna che si stringeva dolcemente sopra al pancione da un nastro bianco, le mani erano elegantemente posate sulla pancia, sentiva che il suo bimbo si cullava di quella dolce pressione e che riposava tranquillo.
"Minato, -raggiunse il marito che le prese la mano con la fede nuziale al dito- sono venuta qui solo per avvisarti che vado da Tsunade" un sorriso dolce le increspò le labbra, e anche se Minato era contrario, non perché fosse in disaccordo con il Medico, ma perché il suo studio si trovava dall'altra ala del castello, infatti di solito faceva venire la donna da loro per non far affaticare la moglie, ma sapeva che quando Kushina si metteva in testa qualcosa era impossibile farla desistere, sospirò affranto e portò anche l'altra mano a stringere quella della moglie.
"Lo sai che preferisco che venga lei" l'ammonì dolcemente, però Kushina lo zittì posando con delicatezza le labbra su quelle del marito e salutandolo uscì dalla sala.

******
"Capitano Shisui" tre soldati si misero sull'attenti al passaggio del ragazzo moro sulla fedele destriera Kafscia, Shisui con un cenno del capo fece tornare i tre a lavoro. Il lungo vialetto coperto dai ciottoli bianchi e con alle estremità delle siepi di bellissime rose bianche rendeva suggestivo il grande giardino del palazzo.
Gli zoccoli ferrati della cavalla maculata muovevano elegantemente la ghiaia del piccolo ed elegante sentiero.
Arrivato alle scuderie scese dalla cavalla e la portò in uno degli scompartimenti in legno con il suolo ricoperto di paglia appena falciata.

"Kafscia pronta per essere lavata?"
La cavalla, quasi avesse capito cosa le diceva il suo padrone, sbuffò dal grande naso nero facendo ridere il ragazzo.

Mentre Shisui stava sganciando il moschettone della briglia, sulla guancia di Kafscia, dei passi si fermarono all'entrata del suo scompartimento, sorrise mentre toglieva il morso alla cavalla e si voltava per posarli su un attacco lì vicino.

"Sei tornato." La voce del Principe risuonò piano nella sua mente, aveva sempre quel tono freddo che si mischiava alla punta di sollievo che la sua voce creava ogni qual volta lo rivedeva. Era quella frase dolce, piena di speranza e sollievo che lo convinceva a non morire durante le sue missioni. Mentre combatteva o si appostava dietro un albero rivedeva gli occhi felici di Itachi e risentiva quella sua frase che lo convinceva sempre che ce l'avrebbe fatta, così da poter tornare e imprimersi nuovi momenti dolci che avrebbe passato con il compagno.
"Te l'avevo promesso no?"
La sua solita risposta, non sapeva come, ma, sentiva che quando era lontano era quella sua frase a far sperare il Principe che tornasse sano e salvo, oltre alle sue preghiere sussurrate la notte sotto lo sguardo di quel Dio che li aveva fatti incontrare, perché Itachi glielo aveva detto, era stato Dio non il destino a farli incontrare.

Kafscia spinse con il muso il suo padrone verso l'amante, e mentre tutta soddisfatta nitriva felice i due ridevano abbracciati, forse era anche questo che li faceva andare avanti, dopotutto era stato proprio grazie a Kafscia se si erano conosciuti.
La madre di Kafscia, Ameckle, era la cavalla della Regina, la quale aveva scoperto da poco che era incinta, così aveva deciso di regalare il cavallo che sarebbe nato al promettente vice capitano Shissui, nonché figlio del suo, ormai deceduto, migliore amico. A quel tempo Itachi stava sempre appiccicato a Kabuto perché voleva sapere tutto sui cavalli prima di averne uno, e la nascita del puledro era un ottimo modo per imparare.

Proprio il giorno in cui Kafscia si mise in piedi per la prima volta si incontrarono, all'inizio Shisui si chiese come mai il Principe ereditario stesse agli ordini di quel dispotico di Kabuto, ma dopo aver visto con quanto amore si prendeva cura della puledra aveva capito.

"Come va piccola?"
Itachi si era sciolto sorridente dall'abbraccio di Shissui e si era avvicinato a Kafscia, la cavalla aveva abbassato il muso sfregandolo contro l'incavo del collo del ragazzo che, tutto sorridente, l'aveva abbracciata tenendola stretta dall'attaccatura del collo.
"La stavo preparando per lavarla." anche Shissui si era avvicinato e accarezzando il naso della cavalla iniziò a toglierle i parastinchi.
"Come vanno ora le gambe?"
Chiese Itachi vedendo il ragazzo massaggiare la gamba destra della cavalla.

"Benissimo! Le è appena passato il mal di stinchi! -buttò i parastinchi nella paglia e prese per la vita Itachi, attirandolo a sé- e tutto grazie alle tue cure da mamma chioccia!"

Ridacchiando il Principe batté una mano sul petto dell'altro. "Dai! Mica sono così asfissiante!"
Il capitano sorridendo negò con la testa e con tono ironico rispose al ragazzo, guardandolo negli occhi.
"Se per non asfissiante intendi quando mi urli contro perché sono troppo lento a portarti le cose, e intanto mi dici di passarti qualcos'altro, ricordandomi che manca ancora qualcosa e che devo fare veloce perché sennò si asciuga l'unguento, allora, sì, sei asfissiante fino al midollo!"

Itachi scosse la testa divertito alzando gli occhi al cielo. Si voltò di nuovo verso la cavalla e tenendola per il naso le chiese "Kafscia sono asfissiante?" Lei nitrì e alzando il labbro superiore, incominciò ad alzare e abbassare la testa come a dire di sì.
Fingendosi indispettito si portò le braccia al petto incrociandole e alzando il mento si voltò verso l'uscita.
"Se sono così asfissiante per voi, allora me ne vado!"
Fece giusto due passi prima che Shisui lo buttasse sulla paglia morbida e lo sovrastasse con le labbra increspate da un dolce sorriso.
"Non sei affatto asfissiante, solo alle volte ti devi prendere una pausa anche te, amore." Itachi sbuffò divertito e incrociò le braccia dietro al collo del ragazzo avvicinando le loro labbra e sfiorandole con calma.
"E te lo sai, amore, che hai bisogno di un bagno?"
Con un sopracciglio alzato, Itachi restava a pochissimi millimetri dalle labbra dell'altro che non riuscendo più a trattenersi lo baciò.
Prima percorse esternamente le labbra morbide del suo ragazzo e lambendole chiese il permesso per entrare, il quale, fu subito accettato dalle compagne. Da lì i due si permisero finalmente un momento dove ritrovarsi, con le bocche che si esploravano di nuovo dopo giorni di astinenza, i loro occhi si unirono di nuovo, ma questa volta più profondamente, e in quel caldo pomeriggio estivo mentre due ragazzi si ritrovavano una guerra era alle porte contro il Demone Combattente, meglio conosciuto come Orocimaru.

Il Principe e la BestiaWhere stories live. Discover now