Prologo

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19 anni fa; età 6 anni

<<Mamma! Papà!>>
<<Sì tesoro?>>
<<Guardate cosa so fare!>>
Con un semplice gesto della mano, riuscii a far sollevare la lampada sopra alla mia scrivania.
<<Jim... Pensi anche tu quello che penso io?>>
<<Spero proprio di no, cara...>>
<<Aspettate! Non ho ancora finito!>>
<<Basta Roxana.>>
Ripetei lo stesso movimento, ma questa volta usai la telecinesi.
La lampada si risollevò.
<<Ho detto basta Roxana!>>
Mia madre mi prese per il polso e mi trascinò con la forza in soggiorno.
<<Mamma! Mi fai male!>>
<<Non permetterò che anche tu, come mia sorella, impazzisca. Ti manderemo in un ospedale psichiatrico dove potranno curarti.>>
<<Pronto? Ospedale Psichiatrico Hostrey? Mandate immediatamente qualcuno a questo indirizzo...>>
Scoppiai in un pianto. Non capivo con chiarezza la situazione. Continuavo a chiedermi cosa avessi fatto di male. Per quale motivo i miei genitori fossero arrabbiati con me.
Uscimmo velocemente di casa e, dieci minuti dopo si presentarono due uomini vestiti con una tuta bianca che mi portarono via.
<<No! Mamma! Papà!>>

***

Gli anni passavano, e nell'ospedale conobbi altri come me. Pian piano capii che cosa fossi e di conseguenza appresi la ragione per cui i miei genitori mi cacciarono via di casa.
Per l'esattezza ne passarono 10 di anni.

Un medico entrò nella mia stanza: quattro muri grigi che cadono quasi a pezzi e un letto scomodissimo.
<<Tanti auguri a te. Tanti auguri a te. Tanti auguri a Roxana. Tanti auguri a te.>>
Tre lame spuntarono dalle mie nocche. Abbassi quelle più esterne, facendo rimanere alzata solamente quella centrale mimando un vaffanculo.
<<Un grazie sarebbe gradito. Comunque oggi pomeriggio ti dimettono.>>
<<Wow.>> dissi alzandomi e voltandomi verso di lui.
<<Vi ci sono voluti solamente dieci anni per capire che cosa fossi.>>
<<Non mi sembra che tu l'abbia capito fin da subito.>>
Con uno scatto mi avvicinai a lui e, bloccandolo al muro, gli appoggiai le lame alla gola. Lo lasciai dopo qualche secondo solo perché l'avevo spaventato abbastanza.
<<Vedi di rifarlo un'altra volta e ti farai altri 10 anni qua dentro.>>
Uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle.

Il pomeriggio

<<Roxana. Puoi uscire.>>
Feci come mi aveva detto e non dissi una parola. Prima di lasciare definitivamente l'ospedale, andai a salutare due persone con cui avevo stretto amicizia.
<<In bocca al lupo Roxana.>>
<<Ciao Alison... ti prometto che ci rivedremo là fuori.>>
<<Roxana!>>
<<George! Tieni a bada le zanne quando non ci sarò mi raccomando!>>
<<Certo signorina Evans.>>
<<Roxana Evans, devi uscire dall'edificio.>>
<<Va bene Dottore...>> roteai gli occhi.
<<Arrivederci ragazzi!>>
Ci dirigemmo nell'atrio.
<<Tua nonna ha detto che si sarebbe presa cura di te.>>
<<Mi basta sapere che non ritornerò a casa con i miei genitori.>>
Per la prima volta dopo ben dieci anni, misi piede fuori da quella struttura decadente.
<<Nonna!>>
<<Roxana! Piccola mia! Mi dispiace per quello che ti è successo.>>
<<Ormai è passato.>>
<<Non vorrei rovinare questo momento, ma devo farti presente che da domani riprenderai con gli studi. Andrai direttamente in seconda superiore insieme ai tuoi coetanei.>>
<<Non posso di certo nascondere che la cosa non mi spaventi, ma ci dovrò fare l'abitudine.
>>

Il giorno seguente

<<Ragazzi! Seduti per favore! Da oggi avrete una nuova compagna. Si chiama Roxana Evans.>>
Presi posto vicino ad una ragazza che appena mi vide si mise a ridere.
<<Devi sapere che ci hanno già raccontato da dove vieni, pazza.>>
<<La vuoi sapere una cosa? Ti conviene non giocare con il fuoco.>>
Diedi vita ad una palla di fuoco sul palmo della mia mano.
<<Letteralmente.>>
Deglutì dalla paura.
<<Ci siamo capite.>>

Quando finì l'ora, uscii dalla classe e camminai per il corridoio alla ricerca del mio armadietto.
<<Mostro!>> urlò un ragazzo.
<<Tu e la tua specie siete la rovina per questo mondo!>>
<<Ma vi siete visti? Smidollati.>>
Continuarono a ridere di me e ad insultarmi.
Ero pronta a dare una lezione a tutti quanti, ma una voce mi fermò.
<<Ferma Roxana. Puoi controllarti.>>
<<Chi sei?>> dissi ad alta voce.
<<Visto? Adesso parla anche da sola! Ahaha!Ritorna al manicomio.>>
<<Chi sei?>>
Non ricevetti più una risposta.

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