Appena sbattei la porta di casa sentii il rumore di una ciotola cadere. Mi voltai di scatto verso la cucina per vedere mio fratello Ace intento a raccogliere le patatine dal pavimento.
«Zhur! Sei tornata prima!» esclamò ad alta voce in tono di accusa.
Ace era a torso nudo, se non per i pantaloni della tuta e i capelli biondi erano totalmente scombinati. Strinse le labbra mentre lo fissavo con un sopracciglio alzato.
«Non c'è mamma?» chiesi.
«Mamma è da una sua amica. Arn è andato in biblioteca a studiare.» mi spiegò prima che potessi chiedere anche di lui.
«Anche io vado a studiare in camera.» affermai, sospettosa dello strano atteggiamento di mio fratello, ma troppo stanca per chiedere qualsiasi cosa.
«Aspetta!» esclamò Ace raggiungendomi e bloccandomi per il polso:«Ti porto io il necessario... Tu potresti rilassarti sul divano per guardarti un buon film.» inarcai il sopracciglio fissando la ciotola di patatine che aveva in mano.
«Ace, sono tornata da un cinema.» gli feci notare.
«Io...» Ace parve senza parole, ma qualcuno sbucò dalla cima delle scale e lo chiamò: «Ace! Ma quanto ci metti?»
Rimasi raggelata alla vista di Beth con addosso solo una maglietta larga. La maglietta di Ace. Fissai prima l'uno poi l'altro. Entrambi immobilizzati. Aprii e chiusi la bocca senza sapere cosa dire.
«È con lei che messaggi tutti i giorni?» chiesi scioccata, infine.
«Zhur... Ti dovrei delle spiegazioni...»
«Ace, lei ha aiutato Daia a rendere la mia vita impossibile.» lo dissi con un filo di voce, incredula.
«Non è vero, Zhur! Giuro che non l'ho fatto! Ho cercato di smentire le cose, ma sai quanta influenza ha Daia...» Beth scese in fretta le scale ma la fissai con disgusto.
Mi voltai verso mio fratello, ignorandola.
«E Carley?» chiesi di punto in bianco.
«Con Carley è finita da un pezzo, Zhur...»
Non lo lasciai finire. In realtà non me ne fregava più niente della sua vita sentimentale. Mi faceva male sapere che mio fratello era troppo occupato a farsi la mia ex migliore amica, una vuota ragazza che non sapeva essere veramente se stessa, che a preoccuparsi di me e dei miei problemi a scuola. Da quando Arn si era scusato, davo più che altro per scontato che anche Ace fosse troppo occupato con la scuola per rendersene conto. E invece, lo sapeva, lo doveva sapere, non poteva non saperlo frequentando Beth.
Forse ero semplicemente troppo egoista e mi aspettavo qualcosa da lui solo perché era mio fratello.
«Okay.» dissi. «Io... Vado in camera mia.» dissi impassibile superandoli e correndo in camera mia.
Mi buttai nel letto dopo aver chiuso la porta a chiave. Rimasi immobile, confusa e con la mente in subbuglio. Poi piansi. Piansi il groppo in gola. Non sapevo bene come sentirmi. Non sapevo niente. A parte che fossi patetica. Volevo semplicemente smettere di pensare e che qualcuno prendesse la mia vita e la vivesse e sistemasse al posto mio.
Piansi così tanto che mi addormentai, per poi risvegliarmi, piangere e riaddormentarmi. Nessuno mi cercò al telefono o mi mandò qualche tipo di messaggio sui social, mi sentivo sola e forse lo ero veramente.

La mattina dopo, mi risvegliai con gli occhi gonfi. Ero inguardabile. Così tornai a letto e richiusi la porta a chiave. Cinque minuti dopo, Ace mi venne a bussare alla porta:«Zhur, possiamo parlare?» La sua voce era dolce e delicata. Ma lo ignorai.
«Sorellina, per favore, posso entrare?»
«Vattene via!» gridai con voce roca e rotta.
«Zhur...»
Sentii qualcuno raggiungerlo e sussurragli qualcosa, poi Ace se ne andò. Finalmente. Rimasi a casa tutto il giorno, fingendomi malata. Mia madre mi passò a trovare più volte, convincendomi a mangiare o semplicemente ad alzarmi, ma non ne volevo sapere niente. Il mio telefono era morto, da qualche parte, ma evitai di caricarlo perché tanto non ci sarebbe stato nessuno a cercarmi.
Non sapevo quanto tempo fosse passato quando la voce di mia madre mi svegliò, informandomi che avevo visite.
La ignorai anche quella volta, alzando il volume delle casse e ascoltando la voce degli One Direction a tutto volume.
Qualcuno bussò alla porta, di nuovo.
«Ehi! Zhur! Sono io.» Lance? «Posso entrare e vedere se sei ancora viva?» Non risposi.
«Sai che ho studiato su YouTube come si scassina una porta? Guarda che anche se sei nuda entro lo stesso.» disse scuotendo la maniglia.
«No!» esclamai sbucando fuori dal letto. Lo sentii ridere. Guardai la mia stanza e individuai la mia vestaglia, e me l'avvolsi attorno al mio pigiama. Poi andai ad aprire la porta, trovandomi un Lance appoggiato alla porta che rischiò di ruzzolare dentro e cadere sul mio tappeto.
«Che ci fai qui?» chiesi abbassando lo sguardo, in modo che non vedesse il mio volto struccato e gonfio.
«Ho parlato con Ace. E Hebe doveva lavorare.» mi disse come se spiegassero qualunque cosa. Non era necessario che lui venisse a vedere come stavo. Non mi doveva niente.
«Sai, penso che la causa principale delle tue lacrime sia questa musica. Non puoi ascoltare questa musica se sei già depressa.» mi disse sorridendomi scavalcando lo zaino lanciato per terra e raggiungendo il mio computer.
«E cosa dovrei ascoltare? Non è bello scoprire di essere meno importante di un'amica senza cervello per tuo fratello che adori.» affermai buttandomi sul letto e fissando la schiena di Lance china sul mio computer. Notai che aveva un pezzo di legno che sbucava dalla tasca posteriore dei jeans. Poi distolsi lo sguardo.
«Ecco! Questa è perfetta!» esclamò voltandosi verso di me con uno scatto, poi mi fissò con i suoi occhi castani luminosi. Le pagliuzze verdi sembravano risplendere quando aprì la finestra e tirò le sù le persiane, lasciando che la luce del tramonto entrasse.
Si tolse le scarpe da tennis con un gesto veloce e rimase in calze nere. Poi partì una musichetta dalle casse a tutto volume. Una musica d'infanzia.
«Hakuna Matata» Lance fece un giro su se stesso e scavalcò il mio zaino con un salto «ma che dolce poesia» fece un'espressione buffa e si avvicinò a me allungando una mano.
«Hakuna Matata» tirò fuori il bastoncino di legno dalla tasca. Era una bacchetta. Una di quelle bacchette che vendevano ai Warner Bros studios di Harry Potter. «tutta frenesia!» cantò ancora. Si portò la punta della bacchetta alla gola e esclamò:«Sonorus!»
Il ragazzo saltò sul mio letto facendomi strillare. Non mi ero resa conto di star sorridendo mentre lui cantava:«Senza pensieriiii, la tua vita saràaaaa!» fece un giro su se stesso, lanciò la bacchetta in aria e mi prese per le mani, tirandomi sù a forza. «chi vorrà vivraaaaaà, in libertaaaaà!» Continuai a ridere scuotendo la testa mentre lui mi faceva ballare sul mio letto.
«Hakuna Matata!» Lance cantò la parte centrale della canzone, che narrava la storia di Pumba, con tanto di imitazioni facciali e pose strane. Risi divertita. Afferrò il mio deodorante sul comodino e me lo portò davanti alla bocca per il ritornello.
«Hakuna Matataaaa! Sembra quasi poesiaaa!» cantai a gran voce.
«Hakuna Matataaa! Tutta frenesiaaaa!» cantò lui completamente coinvolto nel suo show.
«Senza pensiwriiii la tua vita saraaaaaà! Chi vorrà vivraaaà! In libertà!» cantammo insieme.
«Hakuna Matata» continuò a cantare lui affievolendo la voce e ballando in modo strano, imitato di me.
Quando la canzone terminò cademmo sul mio letto a ridere come scemi.
Poi quando le risate finirono rimanemmo a guardare il soffitto rosa di camera mia.
«Hai la camera rosa. Come una femmina.» affermò ad un tratto ridendo.
«Fino a prova contraria, sono una femmina.» replicai seguendolo. «e poi, semplicemente non ho ridipinto la camera da quando era vuota, con tanti giocattoli e una culla bianca.» affermai.
«Beh, è carina. Molto femminile.» disse lui con una mano sul petto che si alzava e abbassava a ritmo di respiro. Mi voltai verso di lui, distesa per un fianco, spostai le mani sotto la testa e lo guardai. Lance si voltò in quel momento verso di me. Ci trovammo così a pochi centimetri di distanza, a guardarci in silenzio. Il nostro replico si mescolavano, caldi. Vidi le sue palpebre tremare, le ciglia lunghe dorate ombreggiavano gli occhi, dando alle iridi più sfumature. Lance aveva qualche lentiggine sul naso, non me n'ero mai resa conto, non glieli avevo mai notati. In quel momento, inoltre, i ricci biondo cenere erano sparpagliati sul mio cuscino rosa, ma non nascondevano l'orecchio arrossato a sventola. Il mio cuore batteva ancora forte per la canzone e  il dolore agli addominali indicavano le grasse risate che mi ero fatta con lui.
Non so quale neurone mi andò di traverso quel giorno, quel momento strano e indefinibile, ma qualcosa mi fece sporgere verso di lui e sfiorargli le labbra con le mie. Il corpo di Lance si irrigidì al mio tocco. Mi staccai immediatamente, realizzando di aver compiuto un'azione sconsiderata.
«Scusami.» dissi imbarazzata balzando in piedi e fiondandomi in bagno senza osare guardarmi indietro.
Mi coprii il volto mentre sedevo sul coperchio della tavoletta del water pensando alla sciocchezza che avevo compiuto.
Perché l'ho baciato? Perché? Perché? Perché?
Una vicina infondo alla mente, con la voce di Xavier, mi suggerì cinque paroline.
Perché sei innamorata di lui.
Scossi la testa per cacciare via l'idea. Non poteva essere. Non sarebbe stato giusto. Qualcuno bussò alla porta del bagno.
«Azura?» mi chiamò lui. Non risposi.
«Senti...»
«Lance, lo so che hai una ragazza.» lo precederti. «È stato solo un incidente, ero emotiva. Dimentichiamocelo e basta.» affermai affranta.
L'altro capo della porta rimase così in silenzio che pensai se ne fosse andato, ma poi lui parlò:«Azura, Ace voleva che ti dicessi che Vanderbilt non è quella che pensi, voleva semplicemente che tornaste ad essere amiche. Lo sa che non gli crederai che Bethany ha cercato di bloccare le voci per te, quindi ha pensato...»
«Che mandare te avrebbe risolto tutto?» chiesi con voce spezzata.
«No. Cercava Hebe. Io mi sono offerto volontario di parlarti.»
Non risposi.
Lui non parlò.
Poi sentii chiaramente i suoi passi allontanarsi e scendere le scale.
Uscii dal bagno e tornai in camera mia, chiudendola nuovamente a chiave. Poi misi Hakuna Matata a ripetizione e l'ascoltai fissando il soffitto rosa.

Angolo Autrice

Capitolo piuttosto corto, lo so... Ma pieno, non c'è che dire. Che vita intricata, piena è incomprensibile che ha Azura, eh? Ma io sono comprensibile? Sono normale? 🤔 Chi lo sa. Considerando che Lance è un pazzo disagiato, lo potrei essere anche io, no? Vabbè, alla prossima, gentaglia!

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now