-Seven Years- part two

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Mentre camminavamo mano nella mano verso una carrozza che discostata attendeva il ritorno della dama, potei concentrarmi meglio su di lei, e la osservai. Mai vidi creatura più bella: una lunga veste di seta cerulea avvolgeva quel corpo muliebre solcato da invitanti e dolci curve, le maniche dell'abito lasciavano scoperte le spalle mostrando una pelle lattescente, mentre il tessuto ricadeva dolcemente su se stesso formando armoniose pieghe, e codeste terminavano infine divenendo più ampie, coprendo le mani vellutate della donna che erano adornate con elaborati anelli argentei, dove facevano la loro spettacolare apparizione piccole e plumbee gemme luminescenti.
L'indumento lasciava scoperto il petto con un decoroso senso di pudore, tenendo celato in quel pregiato tessuto il seno di quella creatura, mentre deliziosamente aderiva e solcava il corpo della donna donandole una raffinatezza ed eleganza senza eguali, ed il raggio violetto del suo sguardo unito alla veste cerulea la facevano assomigliare ad un pregiato Zaffiro.

Giunte alla carrozza mi aiutò a salire, e rimasi seduta immobile in un angolo adombrato. Le piccole tende bianche dove erano ricamati fiori e piante d'ogni tipo facevano entrare a fatica latenti fasci di luce, nei quali il pulviscolo danzava lentamente insieme al silenzio, interrotto solo dal trottare dei cavalli e dal rumore delle ruote che leste correvano verso l'oceano infecondo. Durante tutta la durata del viaggio cercai d'ignorare il suo sguardo studioso posato su di me, ma non potei fare a meno di guardarla con ancor più interesse di prima senza riuscire a distogliere da lei la mia attenzione. Il profumo pungente e soave dell'Ipomea rosea che la avvolgeva ed i raggi del sole caldi e frammentari che penetravano silenziosamente e a fatica fra quelle tendine, contribuirono a creare un'atmosfera afrodisiaca e surreale che mi stordì non poco, fin quando ella parlò con la sua voce melodica e seducente:
<<Come ti senti, cara? Devi essere esausta e confusa. Se solo penso a ciò che hai dovuto subire, povera piccola..>>
Da stordita che ero divenni tesa come una corda di violino, posai lo sguardo su un punto non meglio definito della carovana senza sapere cosa dire, e l'odore dell'Ipomea divenne incredibilmente fastidioso. Raccolsi tutte le mie forze, e velocemente biascichai qualche parola con voce tremante:
<<S-splendidamente, mia padrona! Io..>>
<<No, no.>> Mi interruppe con tono improvvisamente compunto, dopo una piccola pausa dove vide il terrore sul mio volto, riprese a parlare con voce meno dura:
<<Non devi mai più mentire sulla natura dei tuoi sentimenti, tanto meno devi rivolgermi quel tono. Non sono la tua padrona, non devi avere paura di me, voglio soltanto il tuo bene. E non devi permettere mai più a nessuno di dirti cosa fare, o chi sei. L'unica padrona di te stessa qui, sei tu.>>
Sentire quelle parole fu come ricevere uno schiaffo morale contro tutto ciò che per me erano state le leggi basiche della mia esistenza, e l'agitazione che fino a quel momento aveva preso possesso del mio corpo e del mio animo, divenne panico. Arpionai le unghie rovinate e scheggiate ai sedili in pelle del cocchio, il mio respiro divenne sempre più veloce, affannoso, e non riuscì a trattenere le lacrime che brucianti solcarono le mie guance divenute scarlatte, ruzzolavano giù fin sotto il mento e finalmente libere fuggivano via dal cupo sguardo che fino a quel momento le aveva tenute prigioniere. Emisi un singhiozzo di disperazione ed intimorita premetti le mani tremanti contro le labbra contratte dal dolore, e piansi in modo cheto trattenendo le urla dell'acuta disperazione che dentro me rieccheggiavano cercando un spiraglio di luce attraverso il quale uscire, e fuggire.

Lo sguardo violetto della donna assunse un velo di infinita dolcezza, e con tono nuovamente premuroso disse:

<<dolce, mia dolce Ninphadora..>>

Si avvicinò interrompendo i tenui fasci di luce intriseci del pulviscolo per poi sedersi accanto a me, e con dolce trasporto mi cinse in un intimo e passionale abbraccio. Sentì per la prima volta l'amore bruciante, sentì il corpo sinuoso ed avvolgente della mia amata, il suo respiro tenue ed umido e potei nuovamente sentire la calma e la gradevolezza del suo effluvio, ma rimasi come di pietra dinanzi a quella semplice e disarmante dolcezza che mai avevo conosciuto fino a quel momento, e faticai nel reagire. Fui riluttante ma infine strinsi a me quella dolce e pura creatura, poggiai il viso sul suo seno odoroso e non potei fare a meno di rilasciare quella urla e quei gemiti di dolore trattenuti con tanto astio e rammarico per così troppo tempo, e piansi, piansi come mai mi fu permesso in quei 7 anni di agonia avernale. Godetti delle sue carezze, di quelle moine e dell'odore zuccherino del suo corpo. Ricordo la rubiconda sensazione che provai quando i suoi baci deliziarono le mie guance, la bellezza delle parole accorate che con sussurri pronunciava mentre i nostri visi erano accostati l'uno all'altro, estremamente vicini, mentre i suoi occhi abissali come l'oceano rivelavano tutto l'amore che ella provava per me.

Mi addormentai fra le sue braccia e per la prima volta ebbi un sonno sereno, dove fui in grado di abbandonare la mia forma fisica e potei viaggiare in nuovi mondi e in sensazioni meravigliose, e finalmente sognai per la prima volta, coccolata dall'amore di Lidia, nel suo amore.

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⏰ Cập nhật Lần cuối: Mar 10, 2017 ⏰

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