Parte 5

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Mi svegliai nel letto di Erik, e con me c'erano tutti e due. Chiodo ed Erik stavano ancora dormento profondamente alla mia destra, avevamo ancora i vestiti della sera prima e probabilmente puzzavamo di sigarette e alcool. Ma essendo un mattiniero mi alzai prima di loro.
La mia testa era appesantita dal proibizionismo del giorno prima. Erano le 9 del mattino, sicuramente avevo dormito circa 4 o 5 ore ma ero giá pieno di energia, tranne per la mia testa e una leggera sensazione di pesantezza dello stomaco, come se avessi mangiato fino ad avere la nausea.
Con discrezione andai in bagno a lavarmi la faccia, tornato dal bagno trovai i ragazzi quasi alzati dal letto. Ci guardammo in faccia, ovvio eravamo stremati ma entusiasti.

Chiodo: "ragazzi ma che serata eccezionale ! "Disse con un segno di ammiccanza

Io: "giá bellissima... "
Erik: ci siamo andati giú pesanti eh? Anche la prossima deve essere cosí mi raccomando

Tutte e due fremevano nel chiedermi di Chiara,mi fecero domanda di quello che avevo fatto, se mi era piaciuto, ma loro sapevano bene che non la conoscevo anzi per me era estranea.
Venni a sepere da loro che era una brava ragazza, determinata e solare.
Frequentava la prima del liceo linguistico, una ragazza sottile ma sapeva come divertirsi. Inoltre mi raccontarono che sua madre era morta di una malattia che neanche Erik o chiodo sapevano dirmi cosa.
Tutti e tre restammo a casa a mangiare insieme, e avendo la casa vuota a disposizione Erik e chiodo iniziarono a fumare Marlboro in camera. Tenevano la finestra aperta e ogni tirata allungavano la mano fuori di essa per togliere la cenere, ovviamente tutta la loro calma pacata era dovuta al fatto che la mamma di Erik sarebbe tornata molto tardi per il suo lavoro di assistente odontoiatrica.
Mentre continuavamo a parlare fra di noi, trovai la gestualità molto interessante, perché loro lo facessero mi era ingnoto, probabilmente per supposizioni. Cioé volevano sentirsi di piú, piú di qualcosa, forse piú grandi; capivo bene che in adolescenza si cerca sempre il pretesto per apparire, ci piace avere la sensazione di essere osannati, di sembrare qualcosa di piú grande.
Erik: "ne sembri ipnotizzato "disse sogghignando 

Ero come uno "scemo" a guardarli realmente ipnotizzato, mi sentivo come affamato, una fame psicologica, volevo farlo anche io, volevo sapere cosa si provava quando il fumo ti passava tra la gola. Come se fosse acqua né era assetato.
Allungandomi il suo braccio Erik teneva il suo pacchetto di Marlboro rosse aperto nella sua mano come dire: "eccole, prendile sono qui"
E con eccessivi movimenti flemmatici ne tolsi una dal pacchetto.
Quasi imbarazzato la misi tra le mia lebbra, tenendola  in equilibrio sentivo la sua consistenza dura e asciutta pendere verso il basso.
Accendendomela Erik mi disse: "aspira, aspira"
La mia sigaretta prese ad illuminarsi sulla punta, era accesa.
Chiodo: "aspirarlo come se fosse aria, deve arrivare fino ai polmoni, non devi tenerla in bocca."
Istintivamente aspirai e mi uscì il fumo dal naso.
Era notevolmente fastidioso, mi sentivo le narici friggere, bruciare come quando per sbaglio di altra l'acqua salata dal naso.
Istintivamente la  allontanai dalla faccia e mi piegai come ad aspettare uno starnuto che non avvenne.
Riprovai, questa volta proprio come Chiodo soffocai dalla tosse che mi provocó il fumo.
Risero di me. Ma sembrarono quasi fieri, per loro era un primo passo verso la direzione giusta. Provai anche io questo sentimento, mi sentivo un'altra persona ad avere una Marlboro fra le labbra, mi sentivo piú grande e rispettabile.
Ero alla loro altezza se anzi sarei stato proprio come loro, fumare era il mezzo per arrivare ad un fine; il primo passo per cambiare, per diventare il nuovo Amos.
Credevo che l'adolescenza consistesse nel rompere sempre i limiti e le inibizioni, rompere sempre quello che ti legava al presente, dovevi pensare solo al futuro, a farti una reputazione, ed essere sempre una persona diversa, dovevi piacere anche agli altri.
Farti vedere cambiato faceva parlare di te, eri ammirato per la tua "grandezza" se pensavano che eravamo la parte peggiore della societá, beh allora dovevamo esserlo, perché era cosí che volevano. Era cosí che eravamo.
Superare le mie inibizioni era il passo della svolta, allora cominciai  a Fumare proprio come tutti, anche Rebecca ne era contenta, fumavamo quasi ovunque al ,mare, al parco per strada, e in casa di Erik. Questo era anche un modo per sentirci piú legati, ci piaceva dopo una partita alla play andare a fumare dalla finestra o magari mentre ci sedevamo in una panchina. Ci faceva sentire "fratelli" .
Compravamo delle birre e fumavamo; sempre cosí, facevo giá molta fatica a farmi piacere la birra, figuriamoci le sigarette.
Per circa una settimana non riuscivo sempre a "buttare giú" il fumo, mi faceva tossire poi peró imparai a farlo e mi ci abituai, lo facevo per me e per loro.
Inizialmente non comprai mai i pacchetti, avevo troppa paura che mia madre me li beccasse, andavo a "scrocco" chiunque me le volesse dare io le prendevo sempre.
Nel frattempo ogni venerdì sera andavamo alla "difference" prima come se fosse un culto propizio brindavamo con dei bicchieri di alcool e poi iniziava la nostra serata all'insegna di balli, alcool e sigarette.
Quando eravamo troppo stanchi ci sedevamo insieme ad altri ragazzi, fumavamo e chicceravamo completamente imbrillati ed estasiati.
Conobbi moltissima gente I quei fantastici tavolini: ragazze e ragazzi tossici, e raramente anche qualche spacciatore "piccolo"
Parlavamo e ridevamo di tutto ciò che ci circondava, quando ne eravamo stufi ci buttavamo in pista e lí davamo il meglio di noi stessi con movimenti sfrenati e abbracci passionali con le ragazze o con i nostri stessi amici.
Feci caso che non trovavo mai Chiara, mi chiedevo dove fosse , la cercarevo con lo sguardo , ma lei non c'era mai

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