22.

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– Avanti, amico! Muovi quelle caspio di chiappe che ti ritrovi!

La voce urlante di Minho mi arrivò alle orecchie portando con sé tutto il suo entusiasmo e la sua impazienza.

Guardai fisso davanti a me e mi concentrai unicamente sul battito del mio cuore, sul ritmo del mio respiro e sulle mie gambe che ormai sembravano avere vita propria. Il viale del parco sembrava estendersi davanti a me all’infinito, attraversando il tappeto bianco di neve che ricopriva il prato, gli alberi, i cespugli e tutto il resto della vegetazione che era riuscita a sopravvivere all’inverno fino a quel momento.

Udii le risate dei bambini che giocavano in mezzo alla neve, le parole di rimprovero di qualche genitore, le voci rauche di alcune anziane signore che erano sedute sulle panchine e infine udii di nuovo la voce del mio migliore amico che mi spronava ad andare ancora più veloce. E così feci.

Scattai in avanti, sfidando la stanchezza, il freddo, il vento che mi sferzava le orecchie, i miei polmoni che avevano un disperato bisogno di maggiore ossigeno, e il tempo. Corsi come se quella fosse l’ultima corsa della mia vita, come se quelli fossero i miei ultimi secondi a disposizione, come se il mondo intero dipendesse esclusivamente da me e dalle mie gambe che sfrecciavano.

La figura di Minho divenne sempre più vicina, sempre più grande e reale, finché non lo superai e allora lui scomparve dal mio campo visivo. Mi dissi che non era più necessario correre e che il mondo sarebbe andato avanti ugualmente, così rallentai progressivamente fino a quando non fui fermo del tutto. Avvertii delle fiamme incandescenti salire dai piedi, alle caviglie, ai polpacci, circondando le mie gambe e raggiungendo anche il busto, lo stomaco, la trachea, i polmoni e la gola. Per un momento mi parve davvero di star andando a fuoco, ma quella sensazione non si rivelò così terribile. Al contrario, mi sentivo fiero di me, calmo, rilassato e appagato.

Mi piegai in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia e riprendendo fiato mentre quelle fiamme continuavano ad ardere intensamente fuori e dentro di me.

– Caspio, pive. Sei stato grande – disse Minho con un tono euforico quando mi ebbe raggiunto. – Sul serio, se continui così potresti addirittura sperare di diventare veloce quasi quanto me.

Mi tirai su e lanciai un’occhiata al cronometro che teneva in mano. – Che tempo ho fatto?

– Hai battuto il tuo record, amico.

– Sul serio? – strizzai gli occhi e agguantai l’apparecchio, incapace di credere a quello che stavo vedendo. – Wow, non posso crederci. Fino a qualche settimana fa non avrei mai pensato di poter raggiungere un tempo del genere.

Il mio amico assunse un’espressione compiaciuta e gongolò come se fosse stato lui ad aver fatto il tempo migliore della propria vita. – Fino a qualche settimana fa, tu eri una specie di vegetale che non faceva altro che ripetere “Oddio, Newt mi odia. Non vuole tornare con me. Come farò? Come farò?” – Minho si esibì in una mia imitazione dalla voce un po’ troppo acuta. Io mi limitai a lanciargli un’occhiataccia e lui ridacchiò. – Comunque vedrai che gli sbirri ti prenderanno se continui ad allenarti. Sarai una specie di Flash-poliziotto!  

– Ragazzi! – la voce esasperata di Teresa ci fece voltare entrambi e ci riportò alla realtà. Lei era rimasta seduta per tutto il tempo su una panchina alle nostre spalle, occupando il suo tempo con la lettura di un piccolo libricino che teneva in mano mentre io avevo percorso l’intero perimetro del parco correndo.

Io e Minho ci scambiammo una rapida occhiata e ci avvicinammo a lei. Lui si andò a sedere scompostamente sulla panchina, accanto a Teresa, invece io rimasi in piedi, i muscoli che ancora mi bruciavano e il respiro che pian piano stava tornando alla normalità.

Strength || Newtmas [Sequel di Distraction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora