4. C'è posta per te

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Accostai il viso alla mano sinistra di Klostan. Era stretta in un pugno saldo e da essa fuoriusciva un lembo di stoffa color avorio.

Anche Madlaine seguì il mio gesto «Ho cercato di estrarlo, ma senza successo», sollevò la testa guardandomi e i nostri occhi si incrociarono «È incastrato per bene. In laboratorio cercheremo di estrarlo senza rovinare nulla», continuò a dire.

La mia attenzione dagli occhi scese sulle sue labbra per poi scivolare nell'incavo del collo. Quel maglioncino con lo scollo a barca era un invito silenzioso a servisi di quel bocconcino prelibato che mi trovavo di fronte. Subito l'immagine dei miei denti che trapassavano la sua bianca carne si materializzò nella mia mente, riuscivo quasi ad assaporarne il sangue e l'idea mi fece fremere. Volevo morderla, volevo sentire i battiti del suo cuore, volevo assaporarla lentamente perdendomi in quell'attimo.

Mi bagnai istintivamente le labbra lasciando affondare i miei denti su quello inferiore e rapido abbassai lo sguardo, non potevo cadere in tentazione così facilmente, non dopo due secoli (o forse era proprio quello il problema).
Presi con la punta delle dita il lembo di stoffa che usciva dal pugno di Klostan e tirai.

<<No! Fermo, potresti strapparlo o staccar...>>, con un minimo sforzo riuscii ad estrarlo facendola tacere all'istante. Era arrotolato su sé stesso, lo aprii osservando una scritta in una grafia perfetta nonostante fosse stato scritto con del sangue. L'odore pungente e putrefatto si propagò nelle mie narici, era sangue di vampiro. Ma la cosa che maggiormente mi preoccupò non fu il sangue in sé, fu la scritta:

"Immortali temete.
Avrò la mia vendetta, Maximilliam.
V."

Era davvero come immaginavo, Klostan non era lì per caso; lui, insieme a quelle parole, erano un chiaro messaggio: chiunque fosse V. cercava gli immortali e me.

La ragazza indossò un guanto in lattice e mi tolse il fazzoletto dalla mano, osservandomi con cipiglio e iniziò a leggerlo a voce alta. Poi mi guardò dubbiosa.

«Chi diamine sei tu? È da quando l'abbiamo ritrovato che cerchiamo di tirar fuori questo», sventolò il fazzoletto con un'espressione seccata, che mi fece ridere, ma riuscii a trattermi per non offenderla «E ora arrivi tu e lo tiri fuori senza neanche sforzarti? E non dovrei porti delle domande?».

Sollevai le spalle «È il tuo mestiere porre domande», affermai con noncuranza «Si vede che mancava poco per estrarlo.»

Di certo non avevo dato una valida spiegazione a chi, per natura e mestiere, scovava segreti che si nascondevano in mezzo a noi da secoli.

Madlaine chiuse quella prova in una bustina di plastica e la conservò dentro un piccolo zainetto color porpora, poggiato ai piedi di Klostan. Si alzò in piedi e con le mani sui fianchi mi ripropose la domanda. Stavolta il suo sguardo era determinato «Chi sei? Hai detto di chiamarti Max? Non penso che tu, la statuetta lì a terra e questo messaggio, siate solo una coincidenza.»

Il suo sguardo indagatore era davvero micidiale, la sua mente non smetteva di elaborare congetture e lo capivo dai suoi occhi ambrati, che mi scrutavano quasi dentro l'anima (sempre che ne avessi una ormai).

Mi alzai senza scompormi, cosa dovevo dirle? Che ero il sire di Klostan? Che l'avevo vampirizzato per spezzare quel legame creatosi per errore? Che Maximilliam ero io? Forse avrebbe riso, o forse sarebbe stata talmente pazza da credere alle mie parole e a questo punto sarebbe stato un delirio.


«Madlaine, ho notizie incredibili», un uomo sulla sessantina si avvicinò a passo svelto, agitando un foglio che teneva tra mani. Superò le transenne e calpestando le erbacce con dei grandi mocassini marrone, si accostò alla ragazza.


«E tu chi sei?», mi guardò dall'alto del suo metro e novanta.

«Vorrei saperlo anche io», continuò la ragazza con espressione mal fidata e le braccia incrociate al petto.

«Max Harditton, è un piacere conoscerla professor Paine», allungai la mano, ero sicuro che fosse lui dalle immagini passate sul notiziario.

«Il nostro caro Max ha estratto il reperto che era incastrato nel pugno»,  si chinò flettendo le ginocchia e dandoci le spalle per prendere la bustina che aveva posato nello zaino, mentre io ne osservavo estasiato il corpo. Il maglioncino azzuro che indossava si era sollevato di poco scoprendole i fianchi. Sarebbe stata la preda perfetta: bella, sensuale, determinata e a tratti quasi ostile.

Perché devo trovare una vittima dopo solo un'ora?

Mi passai una mano tra i capelli continuando a fissarla e lei notò la cosa «Potresti smettere di fissarmi il sedere? Mi metti a disagio», mi osservò indispettita e Paine mi lanciò un'occhiataccia.

Aggrottai le sopracciglia «Non l'ho fatto», ed era vero perché mi ero concentrato sulla sinuosità dei fianchi, sulla schiena e sul lembo di pelle scoperta.

«Stavo fissando il piccolo neo che hai sul fianco sinistro.»

Sulle sue gote comparve un leggero rossore e abbassò il maglioncino per coprirsi. Si avvicinò a Paine con passo deciso e naso all'insù e gli consegnò il reperto, come l'aveva chiamato poco prima. Il professore nel frattempo aveva messo dei guanti per toccarlo, lo estrasse e ne lesse il contenuto.

«Chi sarebbe V.?», chiese curioso «È un messaggio per un certo Maximilliam, nessuno ha chiesto di vedere il corpo in mia assenza, Madlaine?»

Lei in risposta le indicò me puntandomi contro l'indice. Ora non sapevo cos'altro inventare.

«Sarà una coincidenza», risposi con naturalezza, ma entrambi ora mi fissavano con palese perplessità.
«Pensate che c'entri qualcosa? Che quel messaggio sia per me?»
Risi di gusto a quelle parole e fortunatamente riuscivo ad essere un grande attore.

«E allora che ci fai qui? Come fai a sapere il nome di questo tipo? Sei arrivato qui chiedendomi di Klostan e sei l'unico che l'ha chiamato per nome.»

Gli occhi di Madlaine si fecero una fessura e conoscevo bene cosa significava quello sguardo nelle persone: non si fidava. Beh, se avesse saputo la verità non le avrei dato torto. Fidarsi di un vampiro equivaleva a sottoscrivere un contratto con la morte.

«Ho sentito il notiziario e parlavano di un certo Klostan trovato pietrificato. Volevo vederlo con i miei occhi. E...»

Il rumore di ramoscelli che si spezzavano riuscii a distrarmi facendomi volgere lo sguardo alle due figure vestite in nero che oltrepassavano le transenne. Completo scuro e occhiali neri, i Pulitori erano arrivati.

Vampiro Io (sospeso per paio di mesi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora