🦇Prigione🦇

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Aprii la finestra della mia camera, presi un bel respiro. L'aria già fredda dei primi giorni di ottobre entrava nei miei polmoni. Non mi serviva respirare per vivere, ma ogni tanto era piacevole sentire il petto gonfio d'aria.

Lasciai la finestra mezza aperta e andai in bagno, una bella doccia e una buona colazione avrebbero rallegrato la solita giornata passata tra libri e televisione.

Com'ero diventato così? Non ricordavo il giorno esatto in cui ebbi deciso di iniziare la mia prigionia, ricordavo solo che reputavo il mondo ormai una grande e grossa pattumiera  e l'unica soluzione era chiudersi dentro. Scomparire. Fingere di essere morto, per sempre.

Magari!

Dopo aver indossato la mia nuova camicia azzurra e i miei nuovi pantaloni blu scuri, scesi in cucina.

«Grace? È pronto?»

«Signor Hardintton si accomodi, porto subito la sua colazione, sta proprio bene oggi.»

Grace mi sorrise, quella donna viveva con la sua famiglia nella mia dimora da quasi un secolo; da generazione in generazione si occupavano di me e di ogni mia necessità, soprattutto quando occorreva uscire di casa. Non volevo più esplorare il mondo esterno, non volevo più avere a che fare con l'uomo. Mi induceva a reiterare i miei sbagli e nei precendenti sei secoli ne avevo commessi troppi.

Non mi sentivo in colpa per le mie azioni, ero solo stanco di doverle compiere. Sapevo che la mia natura esigeva il sangue, necessitava che diventassi un assassino e questo non potevo cambiarlo.

Il mio cambiamento fu un duro colpo da digerire. I primi morti furono solo delle cavie gustose per imparare l'agoniata arte dell'autocontrollo. Erano solo prede e quando il sangue iniziava a scendere lungo la gola, niente più importava. Mi perdevo in quel magnifico sapore che mi inebriava e mi faceva tornare vivo. I loro battiti del cuore, dapprima sfrenati e impazziti, pian piano li sentivo diminuire. Non era solo esigenza di sangue, mi nutrivo dei loro battiti, li sentivo dentro e il mio cuore sembrava riprendere un battito cessato troppo presto.

Grace posò davanti a me una bella tazza di sangue zero negativo, il mio preferito, scaldato a 37 gradi, distraendomi da quella scia di pensieri.

«Le accendo la tv, signore?»

Feci un gesto accondiscendente a Grace, lei accese la tv e io mi limitai a guardare quella donna che era invecchiata al mio fianco. Aveva già 60 anni e li portava molto bene, i suoi occhi scuri col tempo si erano fatti più piccoli per colpa delle palpebre cadenti. Portava sempre i capelli bianchi legati in uno chignon alto e perfettamente curato. La pelle, chiara e candida, segnata dal tempo, iniziava a mostrare le prime macchie scure sulle mani non più tanto levigate. Più invecchiava e più mi ricordava la povera anima di mia madre. Forse per questo mi ero affezionato a lei, a sua madre prima di lei, e sicuro ora sarebbe toccato anche a sua figlia.
Le avrei dato la facoltà di scegliere se rimanere in questa casa, con me, fino alla fine dei suoi giorni o se avesse voluto andare via, di certo non l'avrei fermata.

«Buongiorno signor Harditton, dormito bene? Mamma ho bisogno di te in cucina.»

«Buongiorno a lei signorina Rose, la trovo allegra oggi.»

Rose arrossì e si dileguò in cucina, era sempre stata molto timida, questo tratto lo aveva ereditato dal padre. Era molto bella, capelli color rame, occhi castani scuri, pelle diafana e una voce leggiadra. Spesso me ne stavo in un angolino a sentirla cantare mentre faceva qualche faccenda, la voce e la grazia di un angelo. Grace non rispose alla figlia, ma semplicemente aumentò il volume della tv. Presi la tazza e iniziai a bere.

«Nel corso degli anni la cultura generale sul vampirismo si è evoluta, siamo passati da mostri feroci, brutti e spietati a docili vampiri sexy che si innamorano di donne e bevono sangue di animali.»

Mi costrinse ad ascoltare. Un sorriso sbilenco spuntò tra le mie labbra. Quanto aveva ragione quel giornalista! Volevo quasi chiamarlo per fargli i miei complimenti. Ma la cosa mi infastidì, perché Grace aveva alzato il volume? Odiavo quando si parlava di vampiri. Esistono? Non esistono? Odiano l'aglio? I paletti? Il sole? Le croci? E dai!
Nel corso della mia vita ne avevo sentite così tante, ma così tante, da darmi la nausea.
Le avevo provate tutte. Non c'era verso! Non riuscivo a morire. Ero imprigionato nel mio corpo da quasi 850 anni e non volevo più vivere.

«Il professore Paine è qui per parlarci di un'importante scoperta avvenuta poco meno di due giorni fa nei pressi del lago Bronx.»

Drizzai le orecchie, il lago Bronx non era che a pochi chilometri dalla mia dimora. Alzai lo sguardo posando la tazza che mi scaldava le mani.

«Sì, è una scoperta sensazionale, un uomo è stato trovato pietrificato e dalle ricerche si ipotizza che possa avere quasi più di un secolo, ma ancora dobbiamo eseguire altri esami per esserne certi. Stiamo lavorando sul DNA estratto e i risultati ottenuti sembrano combaciare con Klostan Vuvocin, un gitano che si credeva scomparso da più di mezzo secolo; anche se il fatto che possa avere molto più di un secolo sembra un vero mistero.»

Klostan? Aveva davvero detto Klostan? No, non poteva essere vero. Come aveva potuto Klostan pietrificarsi? Non avevo mai sentito parlare di vampiri pietrificati. C'era un errore, un equivoco. Dovevo vedere con i miei occhi.

«Grace, ho bisogno di una macchina, devo andare a controllare quella situazione.»

La donna mi guardò perplessa.

«Mi sta dicendo che vuole uscire di casa e andare in un luogo pieno di giornalisti e telecamere?»

«Non penso sia un tuo problema, Grace», la mia voce severa non tradiva alcuna emozione.

Non si fece ripetere  nuovamente l'ordine e subito mi diede le chiavi dell'auto di sua figlia, squadrandomi sempre con aria titubante.

«Signore, ricorda come guidare?»

«Certe cose non si scordano mai, Grace.»

La osservai indispettito, era pur sempre una mia dipendente. Perché da anziane diventavano tutte più temerarie? Afferrai le chiavi con un leggero senso di ansia, non aveva tutti i torti del resto, l'ultima volta che avevo guidato un'auto era stato nel lontano 1930 e avevo fatto solo pochi giri nel quartiere e le auto partivano con la manovella.

Dopo quasi due secoli sarei ritornato a camminare tra la civiltà. Uno strano brivido salì lungo la schiena. La mia indotta prigionia oggi avrebbe avuto termine.

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Hola gente! Ricomincio a ricaricare capitoli.
Spero che Max vi piaccia e che la storia possa conquistarvi. Sono molto soddisfatta della mia idea e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi. Grazie ancora a tutti quelli che anche solo leggono <3

Siete speciali, ognuno di voi! Grazie mille alla prossima.

Vampiro Io (sospeso per paio di mesi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora