01. Mi chiamo Ice

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Al castello del regno Shyzu la calma regnava sovrana. Il re e la regina stavano bevendo un tè nel loro studio, una grande sala tutta in bianco con le pareti in vetro, che lasciavano vedere il regno ai piedi del loro castello.
I mobili erano per lo più in legno verniciato di bianco, solo i tavolini erano in vetro. Le poltrone erano le uniche ad avere un colore diverso dal bianco, erano nere.

Il re e la regina, con le loro scrivanie piene di scartoffie, pensavano che sarebbe stata un'altra normalissima e noiosissima giornata di lavoro, invece, qualcuno bussò alla porta interrompendo ciò che stavano facendo.

Una volta dato il permesso di entrare, nella stanza fecero la loro apparizione due guardie e una  giovane ragazza, probabilmente di circa sedici o diciassette anni.

La regina sussultò quando vide la ragazza.
I suoi capelli rossi risaltavano sul giubbotto di pelle nero, gli occhi nocciola erano illuminati dalla curiosità e un sorrisino di stupore era nato sul suo volto. Si guardava attorno meravigliata, soffermandosi sulle grandi vetrate che facevano vedere l'immenso regno che stava ai piedi dell'altra su cui era costruito il castello.

«Lisa...?» sussurrò il re, guardando con stupore la ragazza davanti a lui.

A quel punto, l'ometto tozzo che da anni lavorava al loro servizio prese parola.

«Mio re, mia regina, questa... ragazza sostiene di essere la figlia di Lucifero e chiede di poter parlare con voi.» disse dopo essersi inchinato.

«Grazie Marcus, ora potete andare.» sorrise lievemente il re. Le due guardie, dopo un frettoloso inchino, lasciarono la stanza.

Il piano era molto semplice: la rossa doveva fingersi buona per conquistare la fiducia dei regnanti per poi dare il via libera ai demoni nel momento più buio del regno. Solo questo doveva fare, nulla di complicato, o almeno così credeva.

L'attenzione della ragazza passò ai due sovrani che la scrutavano curiosi.

Il re era un uomo alto, con le spalle larghe e un sorriso sempre stampato in volto che formava delle piccole rughe di espressione intorno agli occhi color caffè. I capelli dello stesso colore della terra erano tenuti indietro da un'immensa quantità di gel, nel tentativo di dar loro un aspetto ordinato e elegante.
Indossava un completo nero elegante, con sotto una camicia bianca; probabilmente doveva essere tornato o doveva ancora andare ad una riunione importante con i sovrani dei regni vicini o magari con i capi dell'esercito.

La regina era anche lei alta, con le gambe lunghe e magre, le spalle strette e uno sguardo di ghiaccio, dovuto non solo agli occhi azzurri della donna, ma anche dalla severità e dalla rigidità che emanava quando ti guardava. Non un filo di trucco era presente sul suo viso, la pelle sembrava porcellana, priva di ogni imperfezione. I lunghi e lisci capelli biondi le ricadevano sulle spalle senza un capello fuori posto, dandole ancora di più l'aspetto serio e ordinato. Sulla testa aveva appoggiata una piccola corona d'argento, con dei piccoli diamanti incastonati qua e là.
Indossava un lungo vestito bianco con una cintura dorata legata in vita e un paio di sandali ai piedi.

«Cosa ci fai qui? Cosa vuoi da noi e dal nostro popolo?» chiese freddamente la regina.

«Io sono scappata... dall'inferno, da mio padre e dalla vita che conducevo in quel posto. Lui mi vuole uccidere perché mi sono rifiutata di... fare ciò che lui voleva e perché ho deciso di lasciare l'inferno... ho bisogno di un luogo sicuro in cui stare.» era credibile. Aveva imparato molto bene la sua parte, quella della povera fuggitiva triste ed impaurita. Ma la regina non credeva realmente a cosa diceva. Sospettava che ci fosse qualcosa sotto.

«E perché mai io dovrei crederti?» chiese guardandola dall'alto, con uno sguardo pieno di superiorità.

«Elize!» la rimproverò il marito. «Scusala, è un po'... diffidente a volte. Come ti chiami?» chiese con dolcezza il re. Era ufficiale: lei era una strega e lui invece un dolcetto alla fragola.

La figlia di Lucifero [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now