Capitolo 23 - La selezione 🌹

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«Vi uccideremo tutte se non viene fuori la detenuta che non deve stare in questo blocco!» gridò ancora il soldato tedesco e la sua minaccia ebbe effetto. Una donna, infatti, indicò la bambina.

«E' lei, eccola!» sputò fuori, tremando per la rabbia e per la paura.

Il soldato, allora, si avvicinò lentamente alla bambina e Iryna stava per abbandonare tutta la sua fermezza.
 
«Più avanti!» urlò l'SS quando fu di fronte alla bambina e lei ubbidì. Si fermò di fronte all'SS che, senza battere ciglio, estrasse la pistola e, in un movimento veloce, le sparò un colpo alla testa. Allora Iryna, incredula e disperata, senza pensarci neanche un secondo si lanciò sul corpo della figlia come per proteggerla nella morte. L'SS la guardò per un lungo momento e poi sparò anche a lei un colpo alla testa, dopodiché uccise anche la donna che aveva indicato la bambina.

Tea fece appello a tutta la sua forza di volontà per non permettere alle lacrime di cadere e quando scorse Mark arrivare vicino alla SS che aveva ucciso quelle persone, senza muovere un muscolo, il senso di tristezza fu sostituito da un profondo disgusto per quell'uomo che le piaceva e odiava in ugual misura. Mark, dal canto suo, si era stampato in faccia la solita espressione indifferente ma, pur non ammettendolo a sé stesso, era lì non solo per svolgere il suo lavoro da Comandante del campo, ma anche per tenerla d'occhio.

Quando poi soffermò lo sguardo sulla figura di Tea e la vide guardarlo con disprezzo, si sentì male. Quegli occhi tristi e intrisi di paura, erano il suo punto debole. Decise così di andare via e rivolgere le sue attenzioni altrove. Tea lo guardò allontanarsi restando immobile così come era stato loro ordinato di fare e quando finalmente l'Appello fu sciolto, ritornò alla sua baracca sicura che anche quella sera non avrebbe chiuso occhio. Ormai era rassegnata, i suoi giorni dovevano trascorrere così: Al mattino, caffè nero. Appello. Lavoro. A mezzogiorno, zuppa. Lavoro. Alle sei del pomeriggio, l'appello. Poi un po' di pane e qualcos'altro. Alle nove, a letto.

Fin quando un mattino di inizio Aprile del 1944, a Tea arrivarono dei cioccolatini e un bigliettino.

"Spero che possa migliorarti la giornata. M. S."

M.S. non potevano che essere le iniziali di Mark Schröder e Tea, dopo un primo momento di gioia, lo strappò via. Le aveva dato uno schiaffo e poi l'aveva rispedita al campo, davvero pensava che due cioccolatini potessero bastare per le delle scuse? Confusa e arrabbiata, diede la cioccolata ad Ester che, invece, la accolse molto volentieri.

«Tea, dove l'hai presa?» chiese la donna, sospettosa.

«Me l'hanno regalata...» rispose la giovane ebrea, con un po' di imbarazzo.

Ester, che non era stupida, aveva intuito che in quella casa fosse successo qualcosa con il Comandante.

«Tea... ti supplico, sta' attenta.» Le disse, sfiorandole la guancia con una lieve carezza. Tea, semplicemente, annuì. Si chiedeva spesso che cosa pensasse lui e se provasse disprezzo nei suoi confronti oppure, come era capitato a lei, i sentimenti cattivi stavano stranamente mutando in qualcosa di diverso.

Ed era proprio così anche per lui; il pensiero costante di Mark era Tea e  l'averla rispedita al campo gli  logorava l'animo... Mentre lavorava, mentre mangiava, la notte... Tea era il suo punto fisso. Si chiese come avesse affrontato di nuovo quella realtà, se fosse ancora disposta a lottare per sopravvivere, dopo quello che le aveva fatto.

L'aveva picchiata. Aveva dato uno schiaffo a Tea e se Chris fosse venuto a saperlo lo avrebbe sicuramente ammazzato di botte e forse, pensò, se lo sarebbe anche meritato.
Inoltre, sapere che la sua ebrea era desiderata anche da altre persone iscritte al partito nazista, lo aveva mandato in bestia; e ancor di piu quando aveva scoperto la sua famiglia, il suo bene piu prezioso, nelle sue mani. Però da questo si rese conto che non gli importava più cosa lei fosse, non gli importava niente di niente. Improvvisamente capì che la sua razza, quella ariana, non poteva essere superiore e non poteva esserlo perché tutta questa grandezza non c'era. La Germania stava perdendo la guerra.

La rosa di AuschwitzWhere stories live. Discover now