Prologo

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I suoi occhi colore del ghiaccio mi fissavano imperterriti senza tralasciare nessuna emozione. Erano fissi dentro di me, ma era come se non mi guardassero. Lui era vuoto, dentro e fuori. Non capiva cosa stava succedendo, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Quelli che sembravano minuti interminabili si erano trasformati in ore quando una lacrima scese dal suo occhio destro. Percorse lentamente la guancia e, sempre più calda, andò a baciare le sue meravigliose labbra, quelle che amavo tantissimo guardare per ore. Vederlo così, fragile e impotente portò il mio cuore alla lacerazione completa.  Mi sembrò di sentire un suono stridulo, doloroso, come se avessero buttato per terra e calpestato la mia anima, me stessa.
Mi gettai con le ginocchia a terra, sull'asfalto e iniziai a urlare, sempre più forte. Uno di quegli urli che fai solo una volta nella vita, che portano solo più dolore.
Le sue palpebre iniziarono ad appesantarsi e presto il color ghiaccio dei suoi occhi scomparse dalla mia vista. Le mie lacrime presero il posto delle mie urla e i singhiozzi frammentati rimbombarono nelle mie orecchie. Il suono dell'ambulanza sempre più vicino mi fece sperare, sperare che ci potesse essere anche solo una possibilità, dopotutto uno è meglio di niente.
Lo misero sulla barella e l'ambulanza partì a tutta velocità. Sentii le braccia di qualcuno cingermi la vita e mentre i baci sulla testa si facevano sempre più veloci e i sussurri di incoraggiamento sempre più forti, capii che la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

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