Capitolo 22

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"Che cosa pensi di fare eh?!" urla mio padre, prendendo per la maglia di Antonio e sbattendolo contro il muro.

"Ma che ti prende Voight?! Di che parli?" ribatte Dawson, allontanando con uno spintone Hank.

"Di che cosa parlo? Del fatto che non te lo tieni nei pantaloni, tanto per cominciare?!" incomincia mio padre e io, in tutto questo, temo che tutto ciò non finisca bene, e la causa sono sempre e solo io.

"Ma di cosa diavolo parli?! Che c'entra?" domanda Antonio, confuso.

"Di questo!" dice il Sergente, andando verso di lui e sbattendogli in faccia la carta del MED della visita.

"Mia figlia! Tra tutte le donne che ci sono a Chicago, proprio mia figlia? Che cazzo ti è saltato in mente?! È ancora così giovane, ha una carriera davanti e solo perché avevi voglia ti scopare, hai pensato bene di spassartela con lei e metterla incinta?!" continua mio padre con il suo sfogo, mentre nel reparto di Intelligence regna il silenzio e tutti si girano verso di me.

Sono così in imbarazzo che vorrei nascondermi e non farmi più vedere. Non volevo che mio padre lo sapesse così e per giunta, non sa che in realtà il padre potrebbe essere Roman. Questo mi fa sentire una merda, oltre che ad una sgualdrina.

Jay e Olinski vanno verso i due e li separano, prima che arrivino alle mani.

Antonio non parla, sta zitto, e nel frattempo mi fissa, ma non riesco bene a capire cosa lui voglia dire con quello sguardo. Forse vuole che io intervenga in sua difesa, forse vuole che io dica di Roman, ma l'unica cosa che riesco a dire è: "Basta papà" con un filo di voce.

"E tu, signorina, quando pensavi di dirmi che eri incinta, eh?!" urla mio padre, cambiando oggetto della sua rabbia.

"Non sapevo come dirtelo. Temevo la reazione che hai appena avuto, ma non c'era bisogno di comportarsi in questa maniera, davanti a tutti e sul posto di lavoro" dico io, ma peggioro solo le cose.

"Mi hai davvero deluso!" dice mio padre, avvicinandosi a me.
Antonio arriva e cerca di allontanare mio padre da me, temendo che mi potesse fare del male, ma in risposta riceve,accidentalmente, una gomitata sul naso che gli fa uscire sangue.

Antonio allora di avvicina minaccioso verso di lui gli da uno spintone che quasi non cade a terra.
Fortunatamente arrivano Jay e Atwater che separano i due prima che incominci la lite.

"Non prendertela con lui! Non so se è lui il padre!" e, non appena pronuncio queste parole, tutti fanno silenzio e si girano verso di me.

Lo sguardo di mio padre è così pieno di disprezzo per quella frase che è impossibile da spiegare a parole.

Intanto, salgono Platt e Roman, preoccupati per le urla che venivano dalla sezione.

"Che diavolo succede qui? Vi si sente fino a fuori!" dice la Platt, a cui si rivolge tutta l'attenzione, ma non quella di Voight. Lui si gira verso Roman e cammina con passo deciso verso di lui.

"Roman, torna a fare il tuo lavoro" ordina Platt per salvarlo dalle imminenti urla di mio padre.

Per tutto il turno nessuno mi ha rivolto la parola e questo mi fa davvero male.
Ora tutti al distretto lo sanno e io mi sento una vera merda, con il vero senso della parola.

"Ehi, Val. Volevo solo farti le mie congratulazioni. Sappi che per qualsiasi cosa tu abbia bisogno puoi contare su me e Jay" dice Erin, con un sorriso smagliante.

Le più belle parole della giornata.

"Grazie mille. Almeno te mi rivolgi la parola" dico io, facendo il primo sorriso di tutta la giornata.

"E perché non dovrei?" domanda Erin.

"Per quello che è successo prima. Dopo la litigata tra mio padre e Antonio per il fatto che sono incinta,  nessuno mi rivolge la parola. Mi guardano come se fossi una sgualdrina e mi sono convinta di questo" dico, a testa bassa, mentre tutti escono dalla stanza per la fine del turno.

"Non lo pensare nemmeno! Non sei una sguarldina. Non ti parlano semplicemente perché sono ancora sconvolti dalla lite e dalla notizia" dice lei, tranquillizandomi.
Poi aggiunge: "Se vuoi venire a stare da me fino a quando Hank non si tranquillizza io e Jay siamo felici da ospitarti"

"Non voglio essere d'intralcio per te e Jay. Chiederò ad Anne" dico io, mettendo via gli ultimi rapporti e andando in spogliatoio.

Sinceramente, non mi va di disturbare Anne e sua madre, quindi andrò a cercare una stanza in albergo o in un motel qui vicino.

"Mi dispiace per quello che è successo prima' dice Sean, entrando in spogliatoio.

"Scusami te, non pensavo Hank si scagliare contro di voi. Mi dispiace tanto" dico io, iniziando a piangere come unica valvola di sfogo.

Lui mi abbraccia per tranquillizzarmi. Il suo abbraccio è così rassicurante e protettivo che vorrei il tempo si fermasse e non ripartisse più.

"Come affronterai Voight quando tornerai a casa?" domanda Roman.

"Non tornerò a casa. Cercherò una stanza dove stare. Non me la sento di tornare da mio padre ora, non sono pronta ad affrontare la situazione" dico io, uscendo dallo spogliatoio e dirigendomi verso la fermata del bus.

"Aspetta. Vieni a stare da me, fino a quando non ti sentirai pronta" dice lui, prendendomi per un braccio.

"Non so se sia il caso. E dopo te dove dormirai? Non voglio disturbare" dico io, nel momento in cui l'autobus sta arrivando alla mia fermata.

"Dormirò sul divano, per me non c'è nessun problema. Non voglio lasciarti sola in questo stato" dice lui, avvicinandosi a me e baciandomi.

Io non lo fermo, mi lascio trasportare da questo momento magico.
Dopo il bacio, ci guardiamo come quando eravamo una coppia.

Ci avviamo, mano nella mano verso la sua auto e partiamo.

Arriviamo a casa sua dopo circa dieci minuti e vado verso la camera da letto.

Mi sdraio e mi addormento pensando a quel bacio.

CHICAGO 2Where stories live. Discover now