400 anni prima

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Prefazione:
Questo è un estratto dal libro pubblicato su Amazon. Il testo completo, anche delle note bibliografiche, è disponibile anche per i lettori di Kindle Unlimited.


Nadear la Bianca: case in malta e pietre a secco, dai tetti di tegole rosse.

Nadear la Bianca: una stretta manciata di viuzze lastricate in pietra, cavata dalle sponde del lago su cui si specchia, che si era tinto di rosso durante la battaglia di Levot, quando Uruk il Possente e i suoi quattromila orchi guerrieri avevano cinto d'assedio la città.

Nadear la Bianca: un cerchio robusto di mura candide, protette a loro volta da folte macchie di ginepro e rovi. Rovi disposti ad arte, per convogliare le truppe assedianti nei punti più congeniali ai difensori, che possono colpirle con frecce e verrette, scariche di mitraglia e olio bollente, per poi lasciare che le micidiali colonie di rose-vampiro, arbusti arcieri e viticci strangolatori celati all'interno dei cespugli completino il lavoro.

Tutto questo può sembrare pericoloso? Certo che lo è! Ho forse detto che Nadear la Bianca sorge in un luogo tranquillo?

Forse entro le sue mura si può godere di una relativa sicurezza, ma fuori di esse vita e morte si scontrano senza sosta in un duello dall'esito incerto sino alla fine.

Molto lontano dalle mura di Nadear, verso nord, si apre una vasta pianura rocciosa, sterile e ancor più pericolosa: le Brulle. Essa separa i Principati di Malichar dal resto delle terre conosciute.

Quattro amici stanno attraversando questa terra selvaggia e aspra, diretti a sud dopo una lunga e infruttuosa ricerca nei Principati.

I loro nomi, dopo la sconfitta di Uruk il Possente, sono leggenda: Flantius Mijosot detto Colle Ondoso, Robaln Steinherz il Nano, Lantharas il mezz'elfo e Tharn l'invitto. Il loro viaggio sta per concludersi, ma ancora non lo sanno.

Solo uno di loro, per motivi del tutto diversi, sa che la sua fine è prossima: si tratta di Flantius che trova conforto stringendo il suo lungo bastone in legno-ferro.

Ad una estremità dell'asta, lunga un metro e mezzo, sporge un micidiale rostro d'acciaio, mentre la cima è adornata da un drago d'oro puro, cesellato nell'atto di spiccare il volo. Gli occhi del drago sono due zaffiri perfetti, e stanno brillando di un'intensa luce azzurra resa ancora più evidente dal sole ormai prossimo al tramonto.

Nel bastone vi è la dimora di Qar, un elementale dell'aria, che da anni è il custode arcano di Flantius. La magica creatura tenta di infondergli coraggio: «Amico mio, hai avuto una vita lunga e soddisfacente. La morte è solo un istante, tra i numerosi e straordinari che hai vissuto!»

La voce di Qar è un rapidissimo sussurro tra i pensieri di Flantius, che comprende bene il senso di quanto gli viene suggerito, ma si aggrappa alla vita come un naufrago al relitto della sua imbarcazione. Sa di non essere pronto per intraprendere l'ultimo viaggio, anche se sta per raggiungere il duecentesimo compleanno.

Guarda gli amici, i compagni che da oltre un secolo sono i suoi inseparabili fratelli. È triste, ma anche risoluto: le sue ricerche lo hanno portato ad un passo dal rinviare all'infinito la fine della propria vita.

È sulle tracce del più grande mago che sia mai comparso tra le terre di Tharamys: Yor.

Dopo una ricerca durata mesi, durante la quale ha visto il tempo a propria disposizione ridursi inesorabilmente, finalmente ha trovato qualcosa di concreto. Un orco di nome Geneißer. L'ultimo essere ancora in vita che ha avuto contatti con Yor da vivo.

Ed è per cercare Geneißer che ora si trova davanti ad un avvallamento nel suolo roccioso e arido delle Brulle meridionali, una decina di miglia a nord dal confine Kireziano. Il fondo della conca si trova una decina di metri più in basso, ed è occupato da otto scorpioni giganti che se ne stanno immobili. Poco più in là, lungo la parete più ripida, si apre una scura caverna. Oltre il bordo della conca, lungo l'orizzonte basso e grigio, la luna immensa, rossa e minacciosa, sta sorgendo.

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