V. Cupiditas

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Nell'immagine: dipinto di Lawrence Alma-Tadema raffigurante donne alle terme.

La mensa non era altro che una stanza, non proprio pulita, abbastanza grande da contenere una decina di tavoli e panche. Le aperture a volta, lungo tutta una parete, si affacciavano direttamente sulla piccola arena che in quel momento era del tutto vuota visto che i gladiatori erano intenti a consumare il loro pasto. Quel giorno faceva molto caldo, erano tutti sudati e se non fosse stato per quelle grandi finestre, l'odore sarebbe stato insopportabile. Il sole entrava nella stanza, riscaldando ulteriormente l'ambiente, che già era un forno a causa della quantità di uomini muscolosi e sudati. In quei momenti di pausa Falco preferiva restare da solo con il suo piatto di verdure e cereali. Ma gli era impossibile perché il suo primo - e probabilmente ultimo - allievo gli si era attaccato come il sudore sulla pelle.

Non conosceva neanche il suo nome, nonostante il ragazzo cercasse di ripeterglielo all'infinito, come a voler sottolineare che aveva anche lui un nome. Quello che il novellino non aveva ancora capito era che non importava come si chiamava, tanto restava comunque uno schiavo e il suo padrone avrebbe potuto decidere di cambiare il nome a suo piacimento. Ed era proprio di questo che il ragazzo stava cercando di parlare, fin da quando si erano seduti a tavola. Le voci possenti degli altri gladiatori, a volte i litigi, rendevano quasi impossibile parlare ma il ragazzo era talmente vicino che riusciva a sentire la sua voce fastidiosa all'orecchio.

"E quello? com'è che si chiama?" indicò con un gesto flebile della testa un gladiatore che si stava avvicinando a loro, senza farsi notare troppo perché aveva già capito che anche un solo gesto avrebbe potuto causare una rissa. E lui non era abbastanza forte per riuscire a sovrastare i più esperti. Falco diede una leggera occhiata all'uomo in questione, poco interessato a lui e, tra un boccone e l'altro rispose: "Mus*." Voleva solo che il novellino la smettesse di parlare, così da permettergli di pensare a ciò che più in quel momento gli stava a cuore. Ma il ragazzo scoppiò a ridere, attirandosi gli sguardi incuriositi, e anche un po' infastiditi, di tutti quelli che sedevano lì vicino. Falco lo incenerì con gli occhi, imponendogli così di tacere ma lui era troppo divertito. Tra una risata e l'altra non poté fare a meno che commentare: "Ma che razza di nome è?E' stato il padrone a sceglierlo? Non sembra proprio un nome che incute terrore." Anche se aveva parlato a bassa voce, tutti quelli vicini sentirono le sue parole, o almeno alcune, ed iniziarono ad infastidirsi. Non avrebbero alzato un dito contro il nuovo ragazzo, ma solo perché se ne stava sempre all'ombra del grande campione.

"Non hai visto la sua faccia? Sembra un topo..." asserì Falco, cercando di non ridere per la sua affermazione. Non riusciva neanche a guardare il gladiatore senza mettersi a ridere, per questo tornò a fissare il suo piatto.

"E comunque il nome non deve per forza suscitare timore... può anche rispecchiare una qualità fisica" aggiunse infine per spiegare al nuovo arrivato come funzionavano le cose. Non voleva avere un ragazzino da accudire ma si era incastrato con le sue stesse mani e non gli restava altro che prendersi cura di lui, spiegandogli ogni cosa che riguardasse il mondo dei gladiatori. Se voleva che diventasse il nuovo campione, doveva istruirlo anche sulle cose più banali.

" E tu? Perché ti chiama Falco?" Gli chiese senza alcun timore, nonostante nessuno fosse abbastanza coraggioso da fargli una domanda simile. Lui non aveva rivelato mai ad anima viva come era stato chiamato alla nascita, ne tanto meno perché il padrone avesse deciso di dargli il nome Falco. Le uniche persone che erano a conoscenza di tale verità erano solo coloro che furono presenti il giorno in cui fu chiamato per la prima volta Falco. Per tutti gli altri era un mistero che doveva rimanere tale. Per questo alzò gli occhi verso il ragazzo e gli mandò un avvertimento velato, con la sua espressione che non ammetteva repliche.

Ave CaesarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora