Capitolo 4

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Lui si fermò a qualche centimetro di distanza da lei.

Charlotte stava guardando quel ragazzo, ovviamente con occhi spalancati. E anche lui la stava guardando. Il suo viso era leggermente inclinato, sugli angoli delle sue labbra si intravedeva appena un ghigno, come se fosse divertito del fatto che lei si trovasse lì. E tutto ciò, spaventava lei.

Ma dopo, gli occhi verdi di lui trovarono quelli di lei. E, come un salto improvviso, la sensazione al suo stomaco, la paura, si trasformò in qualcos'altro. . .in qualcosa di elettrizzante.

Cominciò a respirare più velocemente, sentendosi sempre più debole, come se fosse sul punto di svenire da un momento all'altro. Calmati. Quello era probabilmente uno degli incontri più strani mai avvenuti nella sua vita.

"Ciao," lui parlò con una voce rauca e al tempo stesso vellutata. Ciò accrebbe ulteriormente la sua paura, i suoi nervi e tutto il resto.

Prese un respiro profondo. 'Ciao," rispose lei, a malapena udibile visto la sua vocina. Il ghigno di lui divenne più visibile e lei si schiarì la gola.

Va tutto bene. Disse a sé stessa. Lui non le avrebbe fatto del male. Perché questo pensiero le era persino passato per la mente? Si trattava semplicemente di un ragazzo, probabilmente sui 19 anni circa o un paio d'anni più grande di lei.

Lei non disse nulla, ma lui continuava a fissarla, così lei abbassò lo sguardo sui suoi piedi scalzi.

Lui abbassò leggermente lo sguardo per poterla guardare meglio, "come ti chiami, dolcezza?"

Era indecisa se gliel'avesse chiesto davvero o se avesse momentaneamente dimenticato il suo nome. "Charlotte," replicò velocemente. Ci fu di nuovo silenzio, facendole sentire il bisogno di dover dire qualcosa. Qual era la cosa giusta da dire? Non ne aveva idea.

"Piacere di conoscerti. . .Charlotte," continuò lui. E ci fu qualcosa nella sua voce, nel modo in cui pronunciò lentamente e perfettamente il suo nome, nel modo in cui la lingua si mosse nel dirlo.

Lei annuì semplicemente, con un piccolo sorriso per cercare di alleviare i nervi.

"Ciao," disse nuovamente. "E tu? Uh, come ti chiami?"

Lui aspettò un po' prima di rispondere. "Harry," disse. "Vivi qui vicino?"

Non sapeva se fosse il caso di dirglielo, ma annuì comunque. "Proprio qui dietro," disse, indicando con la testa la direzione. Parlando di casa, sarebbe dovuta tornare.

"Anche io vivo qui vicino," disse lui, non specificando dove.

"Da solo?" Chiese ad alta voce. Era probabilmente una domanda strana, ma non riuscì a fare a meno di preoccuparsi del fatto che vivesse da solo.

Lui annuì lentamente, fissandola ancora con quel ghigno sulle labbra. "Preferisco stare per conto mio."

Lei sorrise un po'. "Anche io."

"Quindi anche tu vivi da sola?" Le domandò. "Sembri un po' troppo giovane."

Le parole di lui la fecero sentire piccola. Lui non sembrava essere poi così grande, almeno non per lei. Ma probabilmente agli occhi di lui, lei appariva come un qualcuno che non fosse in grado di prendersi cura di sé stesso.

Riaggiustò la sua postura, per non sembrava troppo spaventata, nervosa o qualsiasi cosa stesse torturando il suo stomaco.

"No, vivo con il mio patrigno," disse. A proposito, si sarebbe probabilmente arrabbiato se non fosse tornata presto. Quel pensiero la fece ritornare alla realtà, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi profondamente verdi.

"Ecco, io, um - lui si starà chiedendo dove sono. Penso di dover ritornare a casa."

Detto. Si sentiva coraggiosa nell'averlo fatto.

"Sta diventando buio," concordò lui. "Non vorrai mica farti trovare nei boschi tutta sola."

Lei annuì, infilando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Ci vieni spesso? Nei boschi?"

"Sì," disse con un lieve sorriso. "A volte."

Lui fece un sorrisetto. "Bene," disse. "Mi piacerebbe conoscerti meglio."

Lei annuì nuovamente, non essendo in grado di trovare un'altra risposta, a causa del suo battito accelerato.

"Allora ti lascio andare a casa. Ciao, Charlotte," disse, iniziando ad allontanarsi. Lei rimase ferma a guardarlo, riuscendo finalmente a respirare normalmente. Lui fece con calma, camminando con un passo lento, senza mai voltarsi indietro.

Quando lei non fu più in grado di vederlo attraverso gli alberi, cominciò a correre. Corse sopra le foglie, attraverso i rami sottili degli alberi fino a quando non arrivò sul retro di casa sua. Non c'era nessuno dietro di lei ma sbatté comunque la porta, ansimando mentre cercava di trovare una spiegazione a ciò che era appena successo.

"Chi era quello? Perché aveva quelle cicatrici sul volto? Cosa ci faceva lì? Era di queste parti? Lui aveva detto di sì, ma dove viveva? Se fosse stato un vicino o uno studente, lei se lo sarebbe sicuramente ricordata.

Ovviamente, tutte quelle domande le vennero in mente solo dopo l'accaduto. Non era riuscita a pensare a nulla durante l'incontro, a parte ai suoi penetranti occhi verdi. Aveva almeno detto qualcosa durante la conversazione o aveva semplicemente annuito e sorriso tutto il tempo? Non riusciva a ricordare. Oh Dio, lui probabilmente pensava fosse strana. Tuttavia, aveva dubbi su questo, in quanto l'ultima cosa che lui le disse continuava a ripetersi nella sua mente.

Mi piacerebbe conoscerti meglio.

Questa cosa la spaventava o eccitava? Perché il suo stomaco era tutto sotto sopra e, soprattutto, perché voleva catapultarsi di nuovo lì?

Ugh, doveva semplicemente andare a dormire. Forse l'avrebbe aiutata. Era confusa, stravolta e anche un tantino imbarazzata. Forse era stato tutto un sogno.

Si recò in cucina e si riempì un bicchiere d'acqua. Vi erano un paio di lattine di birra vuote vicino al lavandino; il suo patrigno doveva essere già andato a letto.

Bevette l'acqua fresca, cercando di riprendersi. Si trattava solo di un ragazzo qualsiasi. Un ragazzo strano e molto attraente. Niente di così preoccupante.

Poggiò il bicchiere nel lavandino e si diresse nella sua camera. Il calore di casa sua riuscì a darle un po' di conforto. Prese il pigiama dal comodino, dopo andò in bagno per pettinarsi i capelli e lavarsi i denti. Tuttavia, era difficile per lei non guardare fuori dalla finestra, dove l'oscurità stava ormai avvolgendo tutti gli alberi.

Tornò nella sua stanza e spense le luci, accendendo, però, una lucina da notte che si trovava accanto al suo letto. Poi, finalmente, si infilò sotto le morbide coperte.

Chiuse i suoi occhi per cercare di addormentarsi o, quanto meno, di rilassarsi, ma la sua mente non glielo permise.

Continuava a rivivere la conversazione nella sua testa. Non sembrava neanche essere una cosa reale, ora che Charlotte era sotto le coperte, al caldo.

Lui era lì fuori, da qualche parte, e lei si chiese se anche lui fosse già andato a letto. Ma non le sembrava una cosa normale. . .per lei; per qualche ragione non riusciva a immaginarlo compiere un atto così semplice.

Cercò di immaginarsi cosa lui potesse pensare di lei. Doveva essergli sembrato stupido incontrare una ragazza, tutta sola nei boschi, con un libro in mano. E in quel momento, lei si sentì ancora più strana ripensando al fatto che fosse uscita con addosso solo il suo prendisole, nel bel mezzo di Novembre e poi, finalmente, riuscì ad addormentarsi, pensando fosse divertente che lui non le avesse neanche chiesto il perché.


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Purtroppo l'autrice non aggiorna molto velocemente ma, almeno secondo il nostro parere, questa storia riserverà tante sorprese. . .a presto, xx

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⏰ Last updated: Jan 17, 2020 ⏰

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Vengeance (italian translation)Where stories live. Discover now