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Apri gli occhi. Blu, solo la vastità del blu.
Voltati, chinati, slanciati verso la luce.
Assapora la tua libertà, mentre l'acqua preme sul tuo corpo, ingabbiandolo.
La senti? La lentezza del mondo.
Rallenti.
Puoi sfiorarla, se provi ad alzarti. Puoi sentirla, se tendi l'orecchio verso le onde. Puoi vederlo, nel riflesso dei suoi occhi.
Guardare comincia a ferirti. Gli occhi allentano la loro presa e l'oceano sfuma i suoi orizzonti. Ti abbandoni alle carezze dei flutti e affondi. Giù. Sempre più giù.
Non c'è più luce, solo un tepore familiare.
Una città invisibile risuona lontana. Un ululato dà vita alla luna. Si avvicina. vestita di bianco, tinta di un pallido rossore. Corre sui binari della memoria e silenziosa ti avvolge.
La sua veste ti accarezza.
Provi a sentire il suo tocco, ma ogni tua facoltà è annullata. Senti, ma non ascolti. Guardi, senza notare la tua infanzia plasmarsi e distruggersi come castelli di sabbia.
Un fastidio improvviso.
Nel tuo petto qualcosa si risveglia. Urla, scuote la coscienza. Nella tua inconsapevolezza lo senti muoversi nei meandri del cuore. Cerca di scappare da quella prigione. Viene soffocato. Scompare come è apparso.
Te ne rendi conto solo ora. Il blu ti invita da tempo ad assopirti.
Ripensi un'ultima volta all'ospite, che giace nel tuo cuore. Morto. Già il suo ricordo si fa vago, mentre gli occhi si chiudono. Non c'è più alcuna preoccupazione, alcun mondo.
