8 - A year ago

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Yamazaki fece per protestare, ma il capo lo zittì con un’occhiataccia ancora prima che potesse formulare una sillaba.

“Lo so che sei un narcisista egocentrico e che non ti piace condividere la scena con nessuno. In ufficio tutti ti odiano per questo e lo sai. So anche che consideri i tuoi colleghi delle teste di cuoio e delle zucche vuote. Ragion per cui non cercherò di affibbiarti nessuno di loro.”

Kurosaki gli lanciò un altro dossier.

“Leggilo.”

Yamazaki si trovò costretto a leggere il dossier suo malgrado. Quando ebbe finito, sollevò sul capo un’occhiata che voleva essere insieme scettica, di sorpresa e di rimprovero.

“Non fare quella faccia!” ringhiò Kurosaki. “No, non è il risultato di un attacco incipiente di demenza senile, grazie tante. Sarò storpio ma non sono decrepito. Hai sei mesi per l’addestramento.”

“Capo, ma è una mocciosa!” protestò Yamazaki. “Non ha nemmeno finito il college!”

“Qual’è il problema? Non sei stato tu a sostenere che l’età non è un problema, se si possiedono le capacità per fare un lavoro? Quella ragazza di abilità ne ha da vendere.”

“La ragazza ha accettato di fare il lavoro?”

“Aoki e Tanabe la stanno andando a prendere in questo momento. Le faranno un’offerta che non potrà rifiutare.”

A Yamazaki non piaceva come suonava quell’affermazione.

“Che genere di offerta?”

“Se accetterà di lavorare per noi, questo ufficio la manterrà agli studi in una delle Università più prestigiose di questo Settore. I suoi genitori sono impiegati statali, non si potrebbero mai permettere di pagare la retta.”

Hikari si stava recando a lezione, quando due uomini in completo nero, con l’aria da poliziotti, le si fecero incontro. Con loro c’era Kaworu Taguchi del Consiglio Studentesco.

“Hikari! Questi signori sono gli agenti speciali Aoki Satoshi-san e Tanabe Hayato-san delle Forze di Difesa Planetaria. Vorrebbero parlarti.”

Hikari fece scorrere lo sguardo dal ragazzo ai due agenti e di nuovo su Taguchi.

“È successo qualcosa?”

“Non si preoccupi. Vorremmo farle una proposta.”

“Una proposta? Di che genere?”

“C’è un luogo tranquillo in cui potremmo parlare?”

“C’è l’aula che usiamo per le riunioni del Consiglio Studentesco. Vi accompagno.”

Hikari seguì Taguchi nell’aula del Consiglio Studentesco.

“Allora, di cosa volevate parlarmi?” chiese Hikari, sulle spine, quando Taguchi li lasciò soli.

“Sarebbe disposta a lavorare per noi?”

Bussarono alla porta.

“Avanti.”

Entrarono il capo e la ragazza che avrebbe dovuto diventare la sua partner.

Yamazaki aveva quasi sperato che rifiutasse e invece eccola lì, tutta timida ed impacciata, con quel vecchio marpione di Kurosaki al fianco.

“Yamazaki, ti presento Hikari Yamato. Da oggi sarà la tua allieva e la tua partner.”

Il vecchio le circondò le spalle con un braccio; lei ragazza non batté ciglio, ma Yamazaki intuì, dalla sua espressione, che era tutto tranne che lusingata da quel gesto.

“Piacere di conoscerla, Yamazaki-san” disse, chinando il capo in un cenno di saluto.

“Piacere mio” replicò Yamazaki, asciutto.

Kurosaki scoppiò in una grassa risata e li lasciò soli, chiudendosi la porta alle spalle.

“Guarda che quelle possono essere considerate molestie sessuali” disse Yamazaki, indicando la spalla destra di Hikari, dove fino a poco prima stava appoggiata la mano del capo. Ne studiò velocemente l’aspetto. Era di taglia media, snella, i lineamenti piacevoli ma non belli, anche se la si sarebbe potuta definire carina. Aveva i capelli neri, lunghi, raccolti in una coda di cavallo e gli occhi castano scuro, a mandorla; pelle olivastra. Tratti piuttosto comuni tra i discendenti di stirpe asiatica che popolavano il pianeta per più di un quarto. Si sarebbe potuta mimetizzare facilmente tra la folla, all’occorrenza. Aveva diciassette anni e ne dimostrava quindici, un corpo nervoso, agile, da atleta. Portamento e movenze da ballerina, dovute ai corsi di danza classica che aveva frequentato da bambina. La sua scheda diceva che possedeva un Q.I. superiore alla media ed eccelleva in tutte le materie. Molti club sportivi avrebbero voluto reclutarla, ma non aveva accettato alcuna proposta.

Suo malgrado, Yamazaki dovette ammettere che il capo ci aveva visto giusto. Avrebbe potuto fare un ottimo lavoro con quella ragazza e renderla un’agente persino superiore a se stesso.

Hikari sostenne il suo sguardo senza battere ciglio, senza compiere alcun gesto di difesa.

Yamazaki apprezzò il suo atteggiamento, quasi sprezzante, che denotava sicurezza, sangue freddo e fiducia nelle proprie capacità.

“Bene, Hikari, siediti. Parliamo delle condizioni del tuo addestramento.”

Yamazaki entrò in palestra e si soffermò a guardare Hikari che si allenava. La ragazza sembrava danzare tra i falsi bersagli, creando una coreografia al tempo stesso bella, letale e affascinante.

Yamazaki era fiero di Hikari. La ragazza si era dimostrata un’allieva tanto veloce nell’apprendere, quanto flessibile nell’applicare le conoscenze acquisite. Tra le nuove reclute, aveva stabilito un record, passando la fase standard d’addestramento in soli tre mesi e dedicando i mesi restanti a sviluppare le proprie capacità secondo le sue attitudini. Era dotata di una memoria prodigiosa e di una mente elastica e flessibile, qualità che si esprimevano al meglio nelle attività di raccolta, archiviazione e schedatura di dati.

“Hikari” chiamò Yamazaki, per attirare la sua attenzione.

Hikari ordinò al computer di terminare la simulazione e i falsi bersagli scomparvero.

Raggiunse Yamazaki, che le porse un asciugamano per asciugarsi il sudore.

“Sei pronta?”

“Sono pronta. Qual è la missione?”

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