Capitolo 36

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Arrivammo ad una palestra fuori città, si presentava molto male.
I vetri erano sporchi e appannati. Il colore giallo scialbo (che forse un tempo prima era un bel giallo vermiglio) si stava sgretolando dalle mura. Sull'insegna c'era scritto The boss*.

C:-si, non è un granché ma non è una vera palestra. Qua ci vengono tutti i ragazzi; Gianni è un loro caro amico.- mi disse chiara notando la mia faccia.
Mi superò ed aprii la porta in ferro rosso.
Dentro (a differenza dell'aspetto malconcio esterno) era meraviglioso.
Vi era un campo da wrestling, degli omini per tirare i pugni, dei sacchi da box, delle spalliere (non so se si chiamano così ma sono quelle di legno attaccate a parete), dei pesi e dei tappetini azzurri, tutti messi messi in ordine.

Dall'entrata si sentivano degli urli, sembrava che stessero sgozzando qualcuno.
Stavo tremando senza motivo.
Forse perché sapevo che quegli urli provenivano dalla bocca di Giorgio.
O forse perché non saprei come sarebbe andata.
Se sarebbe andata bene, saremmo tornati a casa insieme.
In caso contrario...avrei iniziato a correre prima che mi menasse.

Ci avvicinammo un po' all'altra sala, da dove provenivano gli urli.

G:-io non capisco!- iniziò a gridare.
G:-perché non si fida di me!? Porco dio!- e sentì un colpo attutito dal sacco.
Iniziai a spaventarmi.
X:-Giorgio, a volte essere gelosi va bene perché vuol dire che lei tiene veramente a te- parlò Gianni (almeno penso).
G:-si ma...- e finirono i colpi -non capisco ceh, a me piace davvero tanto. Non mi è mai piaciuta una ragazza come lei. Sai quelle a cui andavo dietro...insomma, non erano donne, ma lei si.
E nonostante abbia passato momenti orribili io la amo lo stesso perché semplicemente si comporta da donna. La mia donna...forse le devo delle scuse- lo sentii dire con tono all'inizio tragico poi pensieroso e pieno d'amore.

Iniziai a piangere silenziosamente.
Basta. Non mi andava più di origliare.
Iniziai a correre verso di lui e a "saltargli" addosso (era seduto su una panchina), di conseguenza cademmo.
Iniziai a dire ripetutamente "scusa" iniziando a singhiozzare  più forte.
Notai solo quando mi fermò che aveva gli occhi lucidi.
Gli sorrisi e gli asciugai una piccola lacrima dispersa sulle guance.

In tutta la mia vita non avevo mai visto Giorgio piangere.
Mi tirai su da lui con l'aiuto di Gianni e Chiara e, ovviamente solo in quel momento, notai che era sudaticcio.
Mi asciugai le mani nei pantaloni, quasi per istinto.

Parlammo un po' io,Gianni e chiara mentre Giorgio si lavava.
Parlammo un po' di loro e un po' di Giorgio.
Venni a sapere che di rado andava a trovare la madre, dopo che suo padre ammazzò sua sorella decise di scappare e di non tornare; ovviamente ai suoi fratelli e a sua madre mancava molto ma lui li ignorava in quel lato.
Mi raccontarono che non mancava mai ai compleanni o alle feste, erano gli unici giorni in cui sembrava lui stesso.

C:-non va a trovare sua mamma e i suoi fratelli, ma sua nonna materna la va a trovare due o tre volte al mese, sono molti legati- mi disse chiara ridacchiando.
Non so perché ma in quel momento mi immaginai la nonna di Giorgio vestita tutta alla moda con un cappellino, gli occhiali da sole e una collana al collo.

G:-amore andiamo?- mi chiese arrivando da dietro.
Appoggiai la testa sulla sua spalla, guardandolo sotto sopra e sorrisi come per dire "certo".
Così salutammo i due innamorati e tornammo a casa.

Tornati a casa venimmo accolti molto ma davvero molto di merda.
I ragazzi avevano lasciato un biglietto in cucina con scritto a Giorgio di recarsi appena possibile in studio e che c'era del cibo sui fornelli.
Adoravo avere Valerio in casa: era uno dei pochi che riusciva a prepararsi del cibo senza incendiare tutto.
Così, trangugiato la bistecca di carne e il contorno di verdure cotte, Giorgio uscì di corsa, promettendomi che la sera saremmo rimasti soli in casa passando una serata romantica e piacevole.

Appena sentì la porta chiudersi corsi su in camera mia, prendendo la lettera infilata sotto le doghe del letto e, successivamente, in camera di Giorgio a rovistare nel cassetto di quelle lettere.
Ve ne erano moltissime, la maggior parte si scusavano per il comportamento del padre nei confronti della figliola ammazzata, altre nei confronti della moglie e altre dove si scusava per non averlo mai appoggiato e per avergli distrutto la vita.
Presi carta e penna e iniziai a scrivere.

"Gentilissimo signor Ferrario,
Sono Federica, la ragazza di Giorgio.
Ho deciso di scriverle perché ho un disperato bisogno di parlarle.
Io e Giorgio stiamo insieme da poco e sto cercando di capire un po' più di lui, nonostante so a cosa vado incontro.
Lui non mi ha mai parlato della sua famiglia in particolare, solo della piccola e indifesa Elena.
Io non le dico su per il comportamento da lei avuto non conoscendo i motivi e tutta la storia da diversi punti di vista.
Per questo le chiedo se può accogliermi a braccia aperte riguardo questo 'caso'.
Le volevo chiedere se le andava bene incontrarci prima che arrivi il Natale.
Ah, ovviamente Giorgio non saprà niente di questa lettera e conversazione.
Grazie mille per la sua attenzione. Cordiali saluti"

Me ne tornai in camera e la misi dentro una busta, finì di scrivere l'indirizzo e la nascosi nello stesso posto delle precedente lettera.
Mi buttai sul letto accendendo la TV e aspettando Giorgio per una magnifica serata.

Angolo scrittrice
Scusate se non ho più postato ma ero stra impegnata
Spero che vi piace
Un bacio
Buona notte e buon natale (anche se molto in ritardo😂)

Per il tuo amore ucciderò-Mostro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora