Capitolo 4

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I gotta get it through your head that you belong with me instead.

Charlotte era impacciata nel suo abito rosa,Seth lo capiva da come strofinava la mano sulla gamba sinistra.

Lo faceva sempre da piccola.

Il vestito era troppo corto per quella serata,pensava Charlotte e,si meraviglió del fatto che avesse pensato di aver sbagliato ad esserselo messo per andare in macchina con Seth.

Si sentiva ridicola.

Lui non la guardava,teneva le mani ferme sul volante.
Non si sarebbe mai perdonato niente se gli fosse successo qualcosa.

Nella macchina regnava il più assoluto silenzio.
Charlotte osservava dal finestrino le macchine che passavano veloci accanto a loro.

Si sentiva solo il ticchettio elettronico di quando Seth metteva le frecce.

Si sentivano le cicale cantare intorno a loro mentre sfrecciavano con la macchina.

-É la prima festa a cui vai?-chiese Seth spezzando quel silenzio che si era formato.

Charlotte aveva gli occhi pesanti,si stava per addormentare grazie al venticello fresco che le scompigliava i capelli.

Si girò verso Seth,lo guardò per alcuni secondi poi ritornò a guardare fuori.

-No-disse infine con la voce attutita dal vento veloce che le passava tra le labbra.

-Quindi conosci tanta gente?- chiese lui,voleva capire come era diventata negli anni.

Charlotte si strofinó il palmo della mano sulla coscia scoperta dal vestito.

Lui spostò gli occhi dal volante nel momento in cui Charlotte stava dimostrando il suo nervosismo.

Seth capì che non era una domanda che le piaceva particolarmente.

-Hai freddo?- si rivolse alla ragazza con freddezza,non era sua intenzione.

-Sto bene-disse Charlotte spostando velocemente la mano.

Tirò fino al ginocchio i lembi del vestito.

Non aveva freddo,era in enorme imbarazzo per le sue gambe.

Ma Seth non lo sapeva,non conosceva la nuova Charlotte.

(...)

Charlotte scese dalla macchina lentamente,le gambe fine quasi si sollevavano da terra quando camminava su quei tacchi color panna.

Seth la seguì da dietro.

I ragazzi la osservavano.

Lui gli lanciava sguardi pieni di odio,diversi dalla sua solita espressione seria.

Li guardava con disprezzo,gli facevano schifo.

Erano circondati da ragazze,seduti sulle sdraio accanto alla piscina cristallina.

Seth aveva individuato già i ragazzi più popolari.

Sperava che Charlotte non li avesse come amici.

Si era distratto un attimo e Lei era già tra le braccia di un ragazzo:aveva delle fattezze inglesi, un ciuffo di capelli mori era spostato a destra e gli copriva una piccola porzione di fronte,aveva un naso all'insù che Seth definì femminile,le spalle strette, racchiuse in una maglietta celeste confetto,le sopracciglia spesse.

Strinse le mani a pugno così forte che le nocche gli si colorarono di bianco,ma non gli facevano male.

-Piacere Connor- disse il ragazzo con un sorriso, tendendo la mano pallida a Seth.

Seth guardò la mano con disprezzo,poi incrociando le bracciae sorridendo falsamente gli rispose.

-Seth-

Connor lo guardò stranito.

-Char andiamo a bere qualcosa?-sussurró Connor all'orecchio della ragazza per non farsi sentire da Seth.

Voleva che Charlotte stesse lontana da quello strano ragazzo.

Voleva farla tranquillizzare e per questo le consigliò di bere qualche cocktail.

La ragazza annuì,aveva fame,ma quel vestito doveva essere perfetto per la serata.

-Dentro c'è il buffet se vuoi andare- disse Connor cercando di levarselo dai piedi.

Seth non gli rispose,si limitò ad osservarlo.

I due si incamminarono verso un gazebo illuminato dai neon che illuminavano la piscina.
-Come va?-domandò Connor ordinando da bere.

-Mi sei mancato tanto- rispose la ragazza salutando con un gesto della mano i ragazzi seduti sul bordo della piscina.

-Anche tu Char- Connor la circondó con le braccia.

Charlotte amava quel contatto sin da piccola,ma nel tempo le era passata quella sensazione paradisiaca che aveva quando qualcuno l'abbracciava.

Persino con Connor.

La ragazza si allontanò dolcemente dalla sua stretta.

-Chi era quel ragazzo che stava con te poco fa?Non mi dire un altro tuo fidanzato Char-

-No,è un ospite. - fece una pausa sospirando,poi si guardò intorno come per cercarlo. -Resterà a casa per un pó. -

Connor appoggiò il suo bicchiere ormai vuoto sul tavolo del gazebo.

-Non mi piace- fece una pausa. -Per niente.-

(...)

Charlotte aveva bevuto tanto quella sera e si sentiva molto bene.

Adorava far vedere alle persone quanto riusciva a reggere l'alcool ma non per questo non aveva dei limiti da rispettare.Lei sapeva quando era giusto smettere di bere e quando era giusto continuare.

Mentre stava appoggiata al petto di jake si passava le dita tra le punte dei capelli.

I ragazzi, alcuni seduti sul bordo piscina,altri in piedi e ancora altri sdraiati sulle sdraio, passavano da un discorso all'altro e Charlotte non aveva neanche voglia di sentire.

Il profumo di Jake le inebriava le narici. Qualche volta quando era sovrappensiero giocava con le sue dita sul petto di lui che,nel mentre, le accarezzava i capelli con una mano e la schiena magra con l'altra.

Quella situazione la faceva tranquillizzare.

Ma non pensava a Jake come suo prossimo ragazzo.

-lo conosci?- chiese Montgomery a Charlotte.

Connor sbuffò.

Lei non capendo si tirò su dal corpo di Jake e guardò Seth.

Charlotte gli sorrise,l'alcool non la faceva pensare.

-si lo conosco- disse a Mont.

-Dobbiamo andare- il tono di Seth era più serio del solito.

La sua era una scusa,voleva solo allontanarla da quei cattivi ragazzi.

-di già?!- sbuffò Charlotte.

-Si-

Jake la aiutò ad alzarsi per i fianchi,le diede un bacio sulla guancia e le sorrise.

Dopo aver salutato tutti,Seth e Charlotte si avviarono insieme.

Seth seppure stesse con la testa tra le nuvole,aveva sempre un occhio di riguardo per Charlotte che,barcollava.

-Ma che ore sono?-chiese non appena si sedette in macchina.

-mezzanotte e mezza- rispose lui severo

-Ma è prestissimo,perché ?!?- brontoló e poco dopo si addormentó profondamente.

Seth non poté fare a meno di guardarla,sembrava uguale a tutte le altre ragazze che gli avevano spezzato il cuore.

Ma Seth si costringeva a pensare che Charlotte era diversa.

(...)

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