Incontri

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Vincoli: 

Massimo 2000 parole;

COSA: una lettera;

DOVE: nei giorni della caduta del muro di Berlino;

PERCHÉ: per trovare qualcuno.

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Sono passati ventitré giorni, quindici ore e sedici minuti da quando te ne sei andato, Hans.

Oggi hanno aperto la gabbia. È il 9 novembre 1989 e sto venendo a cercarti.

Sembriamo pecore che vanno al macello, accalcati come siamo. Tutti ansiosi di "andare di là", per i motivi più vari. Camminiamo facendo sì e no un metro ogni dieci minuti, ma alla fine superiamo il posto di blocco finalmente aperto. Sembra impossibile.

Mi addentro per pochi passi e tutto appare più pulito, più nuovo, più bello. Anche l'aria, da questa parte di Berlino, sembra più pura, più fresca.

Non è vero. Fa tutto schifo, come nella zona est. Ci sono solo un po' meno crepe sui muri. Ma in realtà non mi interessa. Non sono qui per fare la turista.

Infilo la mano destra nella tasca del bomber e stringo la lettera fra le dita. Ho bisogno di sentire sul palmo la consistenza della carta, di ripensare alle parole che vi sono scritte sopra e che so a memoria.

*
Cara cugina,

Ti starai chiedendo dove sono... Sorpresa! Mentre leggerai questa lettera io starò camminando per le strade della parte ovest della nostra amata città. Hai capito bene, mia cara. Ho varcato il Muro. Ti ricordi il mio amico Peter Weber? Abbiamo pianificato la fuga perfetta, è impossibile che vada male. Peter ha un cugino che vive a ovest, in uno dei condomini che si vedono vicino a Potsdamer Platz. Staremo là, finché non avrò deciso dove andare. Magari potrai scorgermi, affacciato alla finestra, che mi godo la libertà.

Mi sembra di vederti, seduta al  tavolo posto in un angolo dell'unica stanza dell'appartamento che dividevamo, mentre leggi queste poche righe con la fronte aggrottata. Sarai arrabbiata perché non ti ho portata con me. Cerca di capirmi,  devo volare con le mie ali, libero da catene! Non posso inseguire i miei sogni se devo badare anche alla mia giovane cugina.

Ti saluto, Astrid. Non credo che ci rivedremo, anche se un giorno qualcuno deciderà che il Muro è un'idiozia e vi libererà tutti.

Sono in ritardo. Stammi bene.

Hans

*

La carta spiegazzata mi sguscia via dalla mano e mi fa sentire il legno dell'impugnatura del coltello a serramanico a cui era avvolta come una seta preziosa. Stringo, ne assaporo la forza silenziosa che sprigiona e che mi attraversa il palmo. Un brivido mi corre giù per la schiena.

Ti sbagli, cugino. Tu mi rivedrai. Voglio vederti tremare. Voglio sentirti pregare, implorare. Voglio che tu capisca cosa si prova a essere pugnalato alla schiena dalla persona a te più vicina. Ti farò pagare ogni secondo che ho trascorso da sola in quella fogna oltre il muro, ogni volta in cui ho dovuto difendermi da sola contro i bulli del quartiere, ogni pranzo o cena che ho saltato. Dovessi scandagliare ogni metro quadro di questa città o del mondo. Io ti troverò. Ti conosco perfettamente, so quali sono le tue abitudini, le tue manie, la tua voglia di protagonismo. Ti troverò e ti ammazzerò, cugino.

Una fitta di dolore mi attraversa la mano, a causa della troppa forza con cui sto stringendo la mia arma. Mi guardo intorno. Sul marciapiede c'è una moltitudine festante, le grida di giubilo mi feriscono le orecchie. Berlinesi dell'Est e berlinesi dell'Ovest si mescolano, tutti felici, tutti gioiosi. Entrano ed escono da un bar con enormi boccali di birra in mano. Stanno offrendo da bere a tutti per festeggiare l'evento. 

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