L'interno del locale era in netto contrasto con lo squallore della facciata. Ovunque le pareti erano ricoperte da arazzi multicolori e dal soffitto pendevano enormi lampadari di cristallo. I piedi degli ospiti poggiavano su uno spesso strato di tappeti. Una donna dall'aspetto florido venne verso di loro, accogliendoli con un largo e provocante sorriso, mentre un servo prendeva in consegna le loro armi, che gli sarebbero state restituite al termine della visita. I tre uomini si liberarono dei mantelli, rivelando al disotto ricche vesti di raso, adorne di nastri e fronzoli. La donna,che si presentò come comare Dafne, rimase favorevolmente impressionata, soprattutto quando Oskar fece tintinnare la borsa di monete che portava alla cintura. «Benvenuti miei signori. Qui potrete usufruire dei più piacevoli intrattenimenti e dimenticare tutti gli altri pensieri». Mentre parlava batté le mani, e un gruppo di ragazze più o meno vestite apparve a circondare i nuovi arrivati, agitando ventagli di piume di struzzo. «Non dovete temere per la vostra riservatezza. Le mie ragazze sono ben addestrate, troverete in loro tutto ciò che cercate...»

Morugan si fece avanti per interrompere la sua tiritera. «Non ci interessa questo tipo di intrattenimento. Siamo qui perché vogliamo consultare la Sagane».

La donna ammutolì e le ragazze che un attimo prima si erano mostrate così disponibili si ritrassero come se fossero state colpite. Luis intuì il loro disagio e fece un cenno a Oskar, che contò alcune monete tra quelle contenute nel sacchetto e le porse alla donna. «Per il vostro disturbo». Quella restò a fissare avidamente le monete per qualche istante, prima di afferrarle e nasconderle tra le pieghe della gonna.

«Seguitemi» disse, prendendo in mano una candela. Li condusse su per la scala che conduceva al piano superiore. Sul ballatoio altre ragazze in abiti succinti si lasciarono andare a sorrisi lascivi, finché la donna che li guidava non le fulminò con un'occhiata, sussurrando: «Questi sono per la Sagane». Allora anche quelle si ritrassero spaventate, e non si avvicinarono più. Gli acuti gemiti e i rochi sussurri che provenivano dalla lunga fila di porte chiuse nel corridoio del primo piano non lasciavano dubbi su quali attività stessero avvenendo lì dentro. La loro guida passò oltre, giungendo dinanzi a una ripida scaletta, che conduceva in quella che doveva essere la soffitta.Gliela indicò e senza dire una parola si dileguò. I tre, con Luis in testa, bussarono alla porticina, chinandosi per passarvi attraverso. L'angusta stanzetta, fiocamente illuminata dalla pallida luce delle candele, odorava di incenso. All'interno c'erano solo un pagliericcio, un bacile colmo d'acqua e un misero altare, dedicato a ignote divinità. Sull'unica sedia mangiata dai tarli, c'era una donna, con un gatto nero in grembo. Aveva un aspetto miserabile, con i capelli scarmigliati e le vesti in disordine. Luis sapeva che doveva avere all'incirca trent'anni, ma ne dimostrava parecchi di più, a causa delle profonde rughe che le solcavano il volto scarno, su cui spuntavano due occhi di un azzurro tanto chiaro da sembrare bianchi. Non c'era luce in quello sguardo, che rifletteva le immagini che aveva dinanzi senza vederle. Luis fece qualche passo all'interno.

«Chi c'è? Cosa volete?» chiese la Sagane, irrigidendo le mani con cui accarezzava il gatto.

«Non temere, non vogliamo farti alcun male. Siamo qui perché abbiamo bisogno dei tuoi servigi». La tranquillizzò il sovrano, sfilandosi la maschera. Data la cecità della donna non si rendeva necessaria. I suoi compagni lo imitarono. «Questa voce...» sussurrò lei. «Siete solo voi tre?» chiese poi. Luis non si stupì che la donna avesse indovinato subito il loro numero. Sapeva che i ciechi dalla nascita sviluppano gli altri sensi in maniera di gran lunga superiore rispetto a coloro che possono usufruire anche della vista. In particolare quella donna poteva contare su una "vista interiore"che le permetteva di avere contatti con i defunti, e che da sempre aveva spaventato a morte coloro che le erano vicini, tanto che i suoi genitori non avevano esitato a venderla a comare Dafne, che gestiva il più famoso bordello della città, pur di sbarazzarsi di lei.Anche lì la sua vita non era stata semplice, era stata accusata di essere una strega e le altre ragazze rifuggivano la sua compagnia.Non era stata cacciata perché il suo "dono", nonostante per lei fosse una maledizione, aveva attirato l'attenzione di molti clienti del bordello, tra cui figuravano anche ricchi mercanti e aristocratici amanti della trasgressione, che avevano preso a richiedere regolarmente i suoi servigi prima di fare affari o investire denaro in nuove attività.

Il Cavaliere Alato (Disponibile in versone Ebook)Where stories live. Discover now