capitolo 19

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Qualche anno più tardi..

"Mene andai. Non pensai in quel momento al dolore che avrei dato a tua nonna, pensai solo al dolore che stavo provando io. Ero un egoista e ne ero consapevole, ma la giustificazione che mi diedi fu solo che anche lei mi aveva abbandonato tanti anni prima deducendo di rompere i rapporti con me e mio padre"
"Nonno probabilmente io avrei fatto la stessa cosa quindi non credo che tu avessi sbagliato." Gli sorrisi teneramente ma sapevo che avevo commesso un grave errore di cui oggi mene pento ancora.
"Ripartì per la guerra il giorno dopo dicendo al comandante che tutto si era risolto ma in realtà non era così. Non feci altro che pensare a mia madre e a Georgia. Mi sentivo in colpa per averla lasciata sola in un momento tanto triste ma continuavo a pensare anche che lei quando ne avevo avuto bisogno non c'era mai. Un altro grave pensiero che mi opprimeva era quello di Georgia. Non capivo perché non mi avesse mai detto nulla del fatto che stesse male e non riuscivo a perdonarla per questo.
Mike aveva insistito tante volte affinché ne parlassimo ma io non volli neanche una volta. Intanto in guerra tutto procedeva per il meglio, io nonostante fossi preso da altre cose riuscì a destreggiarmi bene la situazione. La notte dormivo poche ore e durante i combattimenti a fuoco ero comunque abbastanza concentrato a parte qualche volta che rischiai di morire per essermi addormentato.in quellè occasioni fu sempre Mike a salvarmi e che Dio lo custodisca, è stato il mio angelo custode."
"Nonno ma poi la bisnonna morì prima o dopo che rientrasti dal fronte?" "Caro nipotino, purtroppo mia madre morì quando ero al fronte. Il generale mi richiamò e dovetti tornare per il funerale. Fu in quell'occasione che conobbi gli altri fratelli e il suo nuovo compagno. Inizialmente non fui felice ma accettai la cosa con il tempo. La morte di mia madre mi scosse parecchio al punto di andare in ospedale da Georgia. Avevo chiesto di lei ad alcune amiche visto che era l'unico modo per saperne di lei ma non fu facile farmi dire dove si trovasse. Lei non sapeva che io sapevo quindi per lei ero sparito nel nulla, potevo addirittura essere morto. Comunque la trovai nello stesso ospedale ma in condizioni peggiori. Non era più lei e volevo scappare un altra volta. Ero e sono stato un grandissimo vigliacco. Ma lei con la sua bontà mi perdonò comunque. Le avevano diagnosticato un cancro al fegato e oramai le rimanevano pochi mesi se non settimane.
Mi faceva male vederla stare così dunque decisi di rimediare al male che le avevo fatto, glielo dovevo e lo dovevo al sentimento che provavo per lei. Decisi di portarla a casa e occuparmi io stesso di lei. Per quanto facesse male era mio dovere farlo, i genitori furono contenti della mia decisione.
Inutile dire che il tempo passò troppo velocemente. La portavo tutti i giorni con la sedia a rotelle in giro per new York, la coccolavo e ci bisticciavo anche perché la trattai come se non avesse nulla, perché è di questo che aveva bisgno. Dormiva con me e non importava se vomitava il letto oppure si faceva addosso, io facevo finta di niente e non glielo facevo pesare minimamente anzi ci ridevamo su.
Nonostante la.malattia quelli furono i due mesi più belli di tutta la mia vita. Capì tante cose e soprattutto imparai ad amare veramente una persona, perché è facile amare qualcuno quando tutto va per il verso giusto. Ma la verità è che capisci di amare veramente qualcuno quando tutto si mette male ma nonostante tutto continui a volere solo lei al tuo fianco." Asciugai le lacrime che mi rigavano le guance. Era passato tanto tempo ma lei rimaneva sempre una parte del mio cuore. Anche i miei nipotini piansero ma questa rimaneva sempre e comunque la loro storia preferita.

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