Arrivati al piano terra, vengo subito fermato da due uomini che mi si parano di fronte.

<<Fuori dai coglioni.>> Sibilo snudando i denti.

Ma loro non si lasciano intimidire, rimangono fermi, incrociano le braccia al petto e rispondendo: <<Il signor Housten ha dato l'ordine di bloccarla.>>

Non faccio in tempo a rispondere che, da una porta laterale, spunta Gabe.

<<Torna su, parliamone con calma. Avevi detto che non te ne saresti andato via da me.>> Dice agitato.

La sua espressione è provata, ma io controbatto: <<Fai sul serio? Ok, tornerò! Lasciami portare il ragazzo da Monrou, poi sarò tutto tuo.>>

Il mio tono è fermo, serio, e Gabe sembra accettare le mie parole, perché risponde: <<Lasciatelo andare.>> Poi si rivolge a me: <<Hai promesso!!>>

<<Io mantengo sempre le mie promesse. Tornerò!>> Dico riprendendo il ragazzo sotto braccio e trascinandolo verso la mia auto.

Una volta saliti chiedo: <<Come ti chiami?>>

<<Non ricordo signore...non...non ricordo.>> Risponde balbettando e tremando.

<<Non ti preoccupare, ora sei al sicuro, non ti faranno più del male. Io mi chiamo Erick, ed ora ti porto dal dottor Monrou.>> Parto velocemente dal parcheggio del night, senza guardarmi le spalle, e mi dirigo verso la clinica.

Non appena arrivo il dottore è già fuori la clinica che mi aspetta, segno che qualcuno di mia conoscenza lo ha avvisato.

Mi viene subito incontro e dice: <<Grazie Erick, sono convinto che Alex ti debba la vita.>>

<<Non importa. Lo tenga al sicuro.>> Dico lasciandolo alle sue cure e tornando indietro verso un qualcosa che so già mi cambierà la vita.

Arrivo al night alle quattro di pomeriggio e salgo indisturbato di nuovo verso l'ufficio di Gabe, busso alla porta ed attendo la sua risposta, ma Samuel spunta da una porta e dice: <<Non c'è. Lo trovi al bar!>>

<<Grazie.>> Rispondo voltandomi e non guardandolo in faccia.

<<Peccato che si sia rifiutato di frustrarmi prima, si sarebbe calmato parecchio, ora lo troverai infuriato ed ubriaco perso.>> Dice rientrando nella stanza dalla quale era uscito.

Scendo al piano inferiore e vado dritto al bar, individuandolo subito seduto da solo dietro al bancone, con un bicchiere di whisky in mano.

<<Eccomi. Sei nelle condizioni di poter parlare?>> Chiedo.

Gabe si volta piano verso di me, e la sua espressione mi lascia sconvolto, perché delle lacrime gli solcano il viso, e due lividi enormi spuntano da sotto i suoi occhi.

<<Che cazzo hai fatto?>>

<<Mi hai lasciato, ecco quello che ho fatto!>> Urla.

<<Non dire stronzate. Ti ho detto che sarei tornato, come vedi ho mantenuto la promessa.>> Rispondo.

<<Sì, ma non per stare con me. Tu non mi vuoi più dopo quello che hai visto, così...così, ho dovuto porre rimedio.>> Dice facendo il giro del bancone e venendomi incontro barcollando.

Una furia cieca mi fa sbottare, e mi ci scaglio contro atterrandolo facilmente e sferrandogli un cazzotto in pieno volto, che lo fa svenire definitivamente.

Mi guardo intorno infuriato, fermo il primo ragazzo che trovo e chiedo: <<Dove sono le stanze dei giochi? Dove frustano le persone?>> Chiedo non sapendo neanche come spiegarmi.

Le urla del passatoWhere stories live. Discover now