Capitolo 9

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ERICK.

Non me la racconta giusta Gabe, la telefonata che ha appena ricevuto non mi piace per niente. Poi che senso ha lanciarmi la bomba dell'amore e subito dopo uscire di casa? Secondo me aveva fretta di raggiungere il lavoro, altrimenti sarebbe rimasto approfondendo le sue parole.

Decido di fare un salto veloce in ufficio e di portarmi via le carte da visionare, per poter andare subito da Gabe.

Non appena arrivo all'entrata sul retro del night non trovo nessuno, così ne approfitto ed entro andando subito verso lo stesso ascensore che ho preso l'altro giorno con lui, schiaccio il piano del suo ufficio e prego di non trovare niente che questa volta mi convinca a scappare senza voltarmi più indietro.

Le porte si aprono ed il corridoio di fronte a me è deserto, mi incammino cercando di fare meno rumore possibile, ma mi blocco non appena arrivo alla porta di Gabe: <<No, ti prego...non farmi del male. Ti prego.>> Un ragazzo che non conosco urla.

<<Zitto. Morirete tutti, uno dietro l'altro. Mi dispiace solo di non poter ammazzare con le mie mani Korbin, ma mi rifarò su tutti voi...uno ad uno passerete sotto la mia frusta, poi sotto i miei canini.>> Dice Gabe.

La paura mi blocca sul posto, la mano trema sopra la maniglia della porta e, un senso di nausea, mi fa salire la bile in bocca, mentre le urla del ragazzo mi fanno definitivamente vomitare nel pianerottolo.

<<No... Oh mio Dio, no!!>> Continuano le urla disumane del ragazzo.

Mi alzo in piedi, asciugo la bocca con la manica della giacca ed entro non resistendo oltre.

L'immagine che mi si para di fronte è agghiacciante, il ragazzo è inginocchiato al centro della stanza, le mani legate dietro la schiena ed il viso completamente tumefatto e grondante di sangue.

<<Erick.>> La voce di Gabe mi fa alzare la testa.

<<Che cazzo fai Gabe?>> Dico tornando a guardarmi intorno.

Una frusta giace al lato del ragazzo, sporca di sangue, mentre nelle mani di Gabe c'è un bastone lungo e piatto, anch'esso sporco di sangue.

Il respiro di Gabe è corto, il suo petto si alza e si abbassa ad una velocità impressionante.

Mi avvicino con passo deciso, mentre nella stanza cala il silenzio, e le persone insieme a Gabe si fanno in disparte non aprendo bocca.

Mi chino verso il ragazzo e slego le sue mani, poi passo un braccio sotto la sua ascella, cercando di tirarlo su, ma lui è debole e si accascia immediatamente a terra.

<<Erick, lascialo dov'è. Lui è uno di quelli che ti ha fatto del male, che ha fatto del male a mio fratello.>> Dice Gabe.

Mi volto di scatto: <<Ti stai rifacendo su di lui per me o per tuo fratello Gabe? Ti rispondo io, per tuo fratello. Tu vuoi vendetta, vendetta contro dei ragazzini che ora avrebbero la stessa età di Alvin...vergognati!>> Urlo tornando a prendere il ragazzo con entrambe le mani ed alzandolo.

Lentamente riesco a trascinarlo dentro l'ascensore e, mentre le porte si chiudono, sento il grido disperato di Gabe: <<Erick...ti amo!!>>

Le porte si chiudono, come si chiudono le porte del mio cuore.

Chiuso, serrato, totalmente inesistente. Le parole di Gabe mi arrivano e, sotto un certo aspetto, le aspettavo...ma ora le immagini di lui che picchia e frusta questo ragazzo, annullano completamente ogni mia gioia.

Le urla del passatoWhere stories live. Discover now