Chapter XV - Epilogue

813 39 2
                                    

«Sari dove sei?» urlai senza fiato in corpo, erano minuti interi che gironzolavo per casa alla ricerca della mia bambina.

Si perché dopo giorni estenuanti di agonia, finalmente eravamo riusciti a dare un nome alla piccola.

L'avevamo chiamata Sari, dall'ebraico "Sair", collegato alla parola "sè'ir" che significava "selvaggio". Questa interpretazione richiamava alla mente mia e di Akito un'immagine di avventura e indipendenza. Inoltre nel folclore arabo, "Sair" poteva essere correlato al termine "sa'ir" che significava "viaggiatore."

Ed io immaginavo così mia figlia.

Era nata con i capelli selvaggi del padre, rossi come i miei ma ribelli come quelli di Akito.

Fin da subito la piccola rideva sempre ma era una furia vera e propria, mangiava tutto quello che toccava, piangeva poco ma guardava tutti con occhi curiosi.

Aver avuto Sari fu una gioia.

Sari era la tappa finale del viaggio che io e Akito avevamo fatto insieme fin da quando eravamo piccoli.

Non c'era cosa migliore che potessi desiderare, Akito l'amava alla follia e lei era follemente innamorata di lui.

Il problema della piccola fu che dopo i suoi cinque anni anni, compiuti il 5 Dicembre, aveva sviluppato un'amore folle per il nascondino.

Ed io odiavo quel gioco «Sari ti prego, sai da quanto ti cerco? Dove ti sei cacciata?» urlai, rivolta verso il nulla.

Sbuffai sconsolata mentre la porta d'ingresso si apriva.

Un uomo abbastanza alto dai folti capelli biondi fece il proprio ingresso nella stanza.

Mi girai verso di lui, sorridendo alla vista di Akito sul ciglio della porta.

Passavano gli anni ma il mio amore per lui restava lo stesso.

Lui ricambiò il sorriso, stampandomi un bacio sulle labbra «ciao Akito, ben rientrato» gli dissi, abbraciandolo e stampandogli un altro bacio sulla guancia.

Akito sorrise, accarezzandomi la testa e guardandosi intorno «e Sari dov'è?» misi subito il broncio, incrociando le braccia al petto e fissandolo sconsolata «parli di tua figlia? Non ne ho idea. Sono minuti interi che la cerco ma con scarsi risultati» mentre parlavo mi incamminai verso il salotto, sotto lo sguardo divertito di mio marito.

Maledetto, pensava non mi accorgessi che stava per scoppiare a ridere «inoltre mi aveva promesso di aiutarmi, di solito i bambini corrono quando c'è da addobbare l'albero di Natale!»

Akito mi fissò sconvolto, massaggiandosi il naso con due dita.

In realtà sapevo stesse provando a non ridermi in faccia «non tutti i bambini sono come lo eri tu, Sana» iniziò lui, beccandosi un'occhiataccia dalla sottoscritta.

Non poteva scegliere parole peggiori.

Feci per rispondergli ma lui mi anticipò «Sari esci e papà ti promette che ti compra tutto ciò che vuoi» urlò subito, guardandomi negli occhi.

Io ricambiai lo sguardo, guardandolo confusa.

Si sentirono piccoli passi per le scale e la bimba fece il suo ingresso, correndo verso Akito e saltandogli letteralmente addosso.

L'uomo la prese subito, evitando di farla cadere «davvero Papi?» urlò contenta.

Aveva dei capelli rossi legati in due codine, gli occhi ambrati del padre e il mio tipico sorriso «davvero» annuì lui sorridendole e lasciandole un lungo bacio sulla guancia.

La figlia lo fissò con gli stessi occhi ambrati e poi si rivolse verso me «scusa mamma, è divertente batterti a nascondino» mi stava prendendo in giro, anche la creatura che amavo più al mondo mi prendeva in giro.

Che umiliazione.

Espirai profondamente, colpita nell'orgoglio.

«Piccola peste dove ti eri cacciata? Ti ho cercata dappertutto!» iniziai, dondolandomi sui talloni e girandomi contenta verso l'albero del salone «comunque, ora che sei qui aiutami a mettere la stella sull'albero che da soli io e Papà non ce la facciamo» la piccola annuì, battendo le manine sulle spalle di Akito «Papá non ci arrivo, mi prendi sulle spalle?» scoppiai a ridere mentre Akito prese la piccola per le ginocchia e se la portò sopra le spalle «attenta a non cadere Sari!» Le urlai preoccupata passandole la stella da mettere sulla punta dell'albero.

La piccola la prese in mano mentre Akito accompagnò Sari verso l'obbiettivo.

Quando la stella fu al suo posto la piccola esclamò un «fatto» davvero soddisfatta e scese velocemente dalle spalle del padre.

«Buon Natale Mamma, Buon natale Papà» disse poi, battendo le manine e guardandoci contenta.

«Buon natale Sari» rispondemmo in coro io e Akito, abbracciandola.

Adesso lo sapevo.

Finalmente stavo vivendo.

Stavo bene, ero innamorata, ero felice e avevo una splendida famiglia.

La mia famiglia.

Mamma, Papà, anche voi sognavate una famiglia così?

Perché io avrei venduto l'anima al diavolo per restare con Akito per sempre, per crescere Sari insieme.

Perché era quello il mio posto nel mondo.

Con Akito.

Nel tempo e nell'eternità.

~capitolo corretto il 25-02-2024~

.
.
.
.
.
.
Salve a tutti, bella gente! Finalmente siamo arrivati alla fine di questa avventura.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno appoggiata. Ci vediamo presto.
Un bacio,

~Aly

Torn ||Sana x Akito|| Where stories live. Discover now