Parte quinta - La bestia

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Anton non credeva alle sue orecchie. Com'era possibile una cosa del genere? Com'era possibile che quelle parole fossero uscite dalla sua stessa bocca? Nell'istante in cui le percepì sperò di aver senti male, di aver frainteso, e chiese.

- In che senso stretto, me lo vuoi dire?

Il piccolo Anton senza smettere di piangere, fece capire che avrebbe volentieri evitato di rispondere e se ne stette zitto. Fissava davanti a se come se non ci fosse nessun altro nella stanza. Questo era anche peggiore delle parole che potevano uscire da quella giovane bocca.

Anton doveva capire, doveva comprendere cosa era accaduto. Adesso poteva intuirlo, ma doveva averne la certezza prima di fare qualche mossa azzardata. Non aveva memoria di quello che era accaduto, ciò che il se stesso bambino doveva aver passato a quell'età. Il piccolo non avrebbe aperto bocca, lo sapeva perché è quello che avrebbe fatto lui, e loro erano una cosa sola. Si era girato e aveva posato la testa sul cuscino, chiudendo in quel modo la loro conversazione, il loro gioco.

Cercando di fare il minor rumore possibile Anton uscì dalla stanza socchiudendo la porta. Nella casa regnava uno strano silenzio e una volta scese le scale si trovò di nuovo nel salotto di fianco alla cucina. L'idea era quella di parlare con suo nonno, scoprire faccia a faccia che cosa l'aveva spinto a fargli quello che aveva fatto, ma come avrebbe reagito nel trovarselo di nuovo davanti?

L'unico rumore proveniva da dietro una porta. Quella del bagno. Suo nonno stava facendo scorrere dell'acqua. Probabilmente si faceva una doccia. Forse non era il caso di aprire la porta e piombare nella stanza, anche se il primo istinto di Anton era quello. Si stava lavando, ecco cosa. Lavando il suo corpo, oppure cercava, invano, di pulire quello che aveva dentro. Qualcosa da tenere nascosto, qualcosa che solo l'innocenza di un bambino poteva tenere segreto.

Anton decise di aspettare. Si mise seduto su una delle poltrone, in attesa che quell'uomo uscisse per parlargli.

Quando poco dopo il rumore dell'acqua che scorreva cessò e la porta si apri, ciò che vide non era quello che il ragazzo si aspettava di vedere. Una nuvola di fumo uscì dalla stanza, assieme a un vago sentore dolciastro del sapone. Al suo interno vi era un figura dai contorni non ben definiti, la stazza superava quella di un uomo normale, a stento riusciva a passare dalla porta. Non somigliava per niente  a suo nonno, questo era sicuro. Uscì dalla stanza da bagno posando sullo stipite della porta due enormi mani artigliate pronte a ghermire qualsiasi cosa gli si parasse davanti.

Anton scattò in piedi, guardando l'orrenda creatura che aveva di fronte, che lo fissava con sguardo minaccioso e trascinava i piedi graffiando il pavimento in uno stridore insopportabile.

- Che ne hai fatto di mio nonno? - disse Anton forse a volume troppo alto.

L'interlocutore si accorse di lui solo in quel momento, sembrò comprenderlo, ma non dette segno di volergli rispondere. Quella cosa poteva parlare? Forse no, ma dal naso uscì uno sbuffo che non lasciava presagire niente di buono, era furioso.

- Chi sei? Che ci fai in casa dei miei nonni, eh?- Anton provò ancora una volta a rivolgergli parola. Quello che ottenne in cambio fu l'incedere della bestia nella sua direzione, che allargò le zampe e si mise in posizione di attacco.

Solo in quel momento Anton si rese conto della gravita della situazione. Quello non era suo nonno, non poteva parlare con quella cosa come con una persona normale, ma anzi sembrava voler fare l'esatto contrario. Da dove fosse saltata fuori non lo sapeva, non sapeva come la cosa si sarebbe evoluta, quello che sapeva però era che se non si fosse mosso subito sarebbe stato peggio.

Saltò dalla sedia e si mise in posizione di difesa mentre la bestia continuava ad avanzare, con il chiaro interesse di fare di lui quello che si fa con i coriandoli a Carnevale. Cosa poteva fare contro una cosa come quella? Non aveva armi e la sua statura era ben diversa, decise così di giocare forse d'astuzia, di nascondersi in quella cassa che, anche a distanza di anni, riconosceva alla perfezione. Nell'istante in cui si mosse la cosa prese a inseguirlo emettendo un rauco grugnito. Non c'erano dubbi che il suo scopo fosse mettergli le mani addosso.

Con un rapido movimento il ragazzo si gettò dietro il divano, che ricordava essere particolarmente pesante, quando però la cosa che lo inseguiva, con un solo gesto della mano, lo scaraventò da una parte, cambiò idea. Non era un nascondiglio sicuro. Guardando alla sua sinistra scoprì che le scale che portavano al piano di sopra erano strategicamente vicine. Poteva sempre provare, ammesso che fosse riuscito a infilare la strada giusta.

La bestia sbuffò, dalla bocca grondava della bava che andava a depositarsi sul tappeto del salotto e  il suo enorme torace sovrasviluppato batteva i colpi del suo respiro.Posò lo sguardo su di lui per poi andare nella direzione dove stava guardando. Qualcosa gli disse che fosse più intelligente di quello che pensava, che non sarebbe stato così semplice prendersi gioco di lui. Fulmineo gli si parò davanti, bloccandogli la via per le scale. Ancora uno sguardo carico di odio venne indirizzato a Anton, che pensò all'unica cosa da fare.

Si mise a correre.
Si mise a correre nella sua direzione.

Nell'attimo in cui la cosa spalancò le fauci e tentò di afferrarlo, Anton scivolò in ginocchio in scivolata passandogli in mezzo alle gambe. Subito si rialzò e si arrestò. La bestia restò incredula, forse non si aspettava che il ragazzo che gli era appena sfuggito era lo stesso che stava di sopra. Si voltò verso il ragazzo. Anton schizzò per le scale cercando di macinare più scalini possibile nel minor tempo.  Dieci. Solo dieci erano, compreso il pianerottolo, ma sembravano mille.

In cima alle scale si voltò. La creatura gli stava addosso.

Lo raggiunse con ampie falcate.

Lo afferrò per il collo e lo sollevò da terra sbattendolo al muro.

Il suo tremendo muso era terribilmente vicino a quello di Anton, tanto che poteva sentire il calore del suo alito. Le sue fauci si spalancarono in un ringhio animalesco sputando sul ragazzo tutta la sua furia.

Qualcosa stava per succedere.

Era la fine?

L'unica cosa che Anton riuscì a pensare, oltre all'imminente dolore che l'avrebbe invaso, era cosa ne sarebbe stato del piccolo se stesso proprio dietro la porta...

Fine parte quinta

La stanza di vetroWhere stories live. Discover now