1.

737 37 18
                                    

Cercavo inutilmente un modo per pulire il danno che avevo appena combinato.
Il frullato che mi si era rovesciato addosso non voleva saperne di lasciare la mia maglietta, e ormai avevo finito anche la carta igienica.

«Se facessi un po' più di attenzione, ogni tanto.» sbuffò scocciata la mia fedele compagna di vita, nonché migliore amica dai tempi della culla.

«Non ho bisogno dei tuoi rimproveri Denise!» le risposi frustrata buttando via l'ultimo pezzo di carta rimasto.

«Non è del tutto pulita.» indicò la chiazza rosa che spiccava sulla mia maglietta nera.

Buttai le braccia al cielo rinunciando ad ogni tentativo di riavere la maglietta pulita e mi trascinai fuori dal bagno delle ragazze.

«Guarda il lato positivo, metà frullato è finito anche addosso a Jenna!» cercò di sdrammatizzare, ma inutilmente.

«E questo sarebbe un lato positivo? Quella serpe mi ammazzerà, ne sono convinta.» mi grattai nervosamente il collo.

Erano poche le persone che al nostro campus avevano riscosso un certo "successo", e coloro che lo avevano, avevano guadagnato anche il rispetto di tutte le altre persone presenti nella nostra scuola.
All'apice, c'erano le sorelle Marshall.
Jenna e Andreja formavano insieme il duo più tremendo e viscido con cui nessuno avrebbe mai voluto avere a che fare, erano arpie di prima categoria e ovviamente, sgualdrine da quattro soldi. Perlomeno, le doti sessuali di Jenna erano conosciute e divulgate da qualsiasi ragazzo che avesse avuto l'onore di una notte insieme a lei.
A loro si univa Scott Marshall, il fratello più grande di un anno.
Era il sogno irraggiungibile di ogni ragazza, non solo perché leader della squadra di football, ma anche perché giravano voci delle sue capacità fenomenali a letto – a quanto pare un dono di famiglia – tristemente sperimentate da quasi tutte le giovani del suo anno.
Erano sulla bocca di tutti, e lo dovevano soltanto alla quantità di soldi che usciva dal culo dei loro amati genitori.

Dalla parte completamente opposta invece c'erano Luke Hemmings, un amabile e dolce ragazzo con un provocante piercing al labbro, il suo carissimo amico Michael Clifford, un ragazzo simpatico e comprensivo con sempre nuove tinte diverse per i capelli, e il loro amico Calum Hood, l'ultimo arrivato del gruppo che però si era subito guadagnato una fama da PlayBoy.
Davanti a tutti, come a formare una perfetta gerarchia, c'era Ashton Irwin, un ragazzo apparentemente perfetto grazie a quegli splendidi riccioli biondi e a quel sorriso strafottente con la quale si prendeva gioco di chiunque non gli andasse a genio.

Alcune voci in giro sostenevano che Jenna ed Ashton si vedessero di nascosto e che si frequentassero durante il cambio delle ore, alcuni invece affermavano di averli visti pomiciare più volte nel parcheggio nascosti dietro a qualche macchina.
Ovviamente le voci venivano smentite ogni volta, sarebbe stato un dramma esistenziale se fosse venuto fuori che due ragazzi di due gruppi rivali uscivano insieme, ma noi del gruppo lo sapevamo. Sapevamo che Ashton avesse davvero una relazione poco seria con Jenna, e gli avevamo promesso di non dire niente a nessuno, nonostante Calum e Michael fossero completamente contrariati a questa idea. Loro odiavano i Marshall, e spiegare il perché sarebbe più complicato che piacevole. L'importante era non darlo a vedere, e non ti sarebbe capitato nulla, perché vivere in un clima di pace fittizia era meglio che far scoppiare un inutile guerra tra adolescenti che lottano perché non hanno di meglio da fare se non sprecare tempo.

Io e Denise facevamo parte del gruppo dei ragazzi, sia perché Michael e Luke erano i miei migliori amici dai tempi del liceo e per mia fortuna avevamo scelto lo stesso campus, e sia perché Denise andava molto d'accordo con Calum, nonostante l'avessimo conosciuto solamente quest'anno.
Con quest'ultimo era stato facile instaurare un rapporto amichevole, era un ragazzo talmente socievole e aperto che non si era sudato ne la mia amicizia ne quella degli altri, anzi passare del tempo con lui mi faceva stare bene, mi faceva sempre ridere.

Ashton.
Ashton invece era diverso, era impossibile quel ragazzo.
Avevo provato molteplici volte a farmelo stare simpatico, a provare ad essergli amica o anche solo a parlargli in modo normale, ma lui sembrava proprio non essere interessato.
A volte pensavo che non gradisse affatto la presenza di me e Denise nel gruppo, altre ancora invece solo la mia.
La differenza era che io lo avevo avuto in classe per tutti gli anni del liceo, mentre Denise no. Lei era stata separata da tutti noi quindi non c'era mai stata occasione perché potessero scambiarsi qualche parola.
Sinceramente ero un po' invidiosa di lei, a volte riusciva a parlargli e non riceveva in cambio solo sbuffi o occhiatacce, eppure non capivo, io non gli avevo fatto assolutamente nulla.

«Mi ascolti?» esclamò Denise tirandomi per il braccio.

«Eh? Cosa?» dissi spaesata guardandomi a destra e sinistra in cerca di qualche possibile anomalia.

«Ho detto che i ragazzi non sono in mensa.» indicò i tavoli pieni di ragazzi intenti a mangiare e chiacchierare, nei quali però non vidi i "nostri" ragazzi.

Era un rapporto strano quello del nostro gruppo, a me e a Denise piaceva l'idea di un gruppo chiuso, per questo li chiamavamo "nostri" ragazzi, perché nessun'altra ragazza doveva avvicinarvisi. O comunque così la pensava Denise, e nessuno avrebbe mai osato sfidarla.
Certo, le sorelle Marshall intimidivano, ma anche la mia migliore amica non scherzava.
Io invece ero più l'agnellino del gruppo, la ragazzina indifesa che viveva nell'ombra dei suoi compagni.
Non perché fossi insicura di me, semplicemente comparata a Denise ero un agnellino. Beh, chiunque comparato a Denise sarebbe parso un agnellino.

Anche da parte dei ragazzi c'era questo rapporto di "protezione" nei nostri confronti, erano sempre pronti ad aiutarci e a prendere le nostre difese.
Mi ricordo perfettamente di una volta in cui Luke aveva preso a calci un ragazzo che aveva provato a mettermi le mani addosso, chiaramente la volta dopo non ci aveva provato più.
Ashton non rientrava in quel cerchio, lui se ne fregava di noi e ci calcolava a malapena. La cosa a me dispiaceva molto, mentre Denise pareva non accorgersene nemmeno.

«Potrebbero essere fuori?» chiese Denise più a se stessa che a me.

«Andiamo a vedere.» dissi trascinandola via dalla mensa, nella quale avevo visto in lontananza Andreja, che me l'avrebbe sicuramente fatta pagare cara assieme alla sorella.

Not for him. || Ashton Irwin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora