- Non sei di molte parole vero?- non rispondo, d'altronde come potevo?

Lo ignoro, ma lui non demorde.

- Non hai caldo con quello scalda collo? Non mi sembra faccia così freddo.-

Mi impietrisco, cominciamo già con il piede sbagliato. Mi giro verso di lui con uno sguardo incazzato e mi rigiro. Viene verso di me e mi prende per una spalla e mi gira.

- Per caso il gatto ti ha mangiato la lingua?- dice con tono di sfida.

Questo proprio non doveva dirlo. Gli tiro uno schiaffo più forte che posso e proprio in quel momento entra Niall. Harry si sta toccando la guancia che probabilmente ora brucia.

- Lou che cosa hai fatto?- chiede Niall preoccupato.

- Te lo spiego io cosa ha fatto questo coglione, visto che lui non mi rivolge neanche la parola - dice Harry – mi ha... -

- Cazzo- lo interrompe Niall – Harry mi sono dimenticato di dirti una cosa importante, Louis non parla-

- Cioè?- chiede Harry.

- Louis è muto, Harry.- abbasso lo sguardo.

Non ci posso credere. Niall non può essersi dimenticato di dirglielo.

- Oh. – dice Harry sbalordito.

La tensione dentro di me è troppa e se non esco subito da quella stanza potrei compiere azioni della quale mi pentirei. Mi avvio verso la porta e la apro, esco e sento Niall che mi urla di fermarmi. Mi raggiunge e cerca di spiegarmi, ma a me non me ne importa nulla.

- Lou, scusa.- stringo i pugni. Louis trattieniti. – Louis non lo fare, calmati, mi sono solo dimenticato.-

- Solo dimenticato? Ho tirato uno schiaffo a quel mongolo per colpa tua. Ho fatto una figura di merda per colpa tua. Come ti sei potuto dimenticare?- improvvisamente Niall mi abbraccia.

- Ti prego perdonami. Lo sai anche tu che non lo avrei mai fatto di proposito. Per me è normale "parlare" con te quindi non ci faccio caso che tu non possa parlare, Lou.- mi giro, faccio un mezzo sorriso e torno verso la mia stanza.

Niall sa già che lo perdonerò infatti non insiste e torna nella sua stanza.

Quando entro in camera Harry è nel suo letto che ascolta la musica. Appena mi vede entrare si toglie le cuffie.

- Scusa per prima, io non sapevo. Non volevo offenderti.- ora anche lui, basta scuse.

Lo guardo e gli faccio il segno del vaffanculo.

- Io mi scuso e tu mi ringrazi così?- faccio finta di non aver sentito.

Passa un'oretta e vedo che Harry cerca di avviare una conversazione in tutti i modi, ma a me non va di parlare. Parlare. No. Io non parlo.

Lui parla, ma non faccio attenzione a quello che dice. Ad un certo punto vedo che sta cercando qualcosa sula scrivania. Prende una penna e un foglio e si avvicina a me. Ci scrive sopra qualcosa e me lo porge.

- Ti va di parlare un pochino?- leggo.

- Sono muto, non sordo.- gli porgo il foglio.

- Scusa, comunque sei così scontroso con tutti o solo con me?-

Non rispondo. Allora mi porge il foglio. Lo prendo e lo strappo. Avrà capito che non ho voglia di parlare? Sono ancora incazzato per mio padre e devo ancora abituarmi all'idea di stare qui.

- Stai calmo eh! Questa convivenza è iniziata male, anzi malissimo.- faccio finta di niente.

Ho bisogno di fumare. Apro la finestra e tiro fuori una sigaretta.

- Non si può fumare nelle camere.- dice Harry – se vuoi fuori c'è il cortile.-

Esco dalla stanza e arrivato al piano terra comincio a cercare questo benedetto cortile. Dopo una decina di minuti arrivo in quel maledetto cortile.

Non me lo aspettavo proprio così, è abbastanza grande e accogliente. So già che sarà il posto in cui passerò più tempo.

Vedo che c'è una specie di muretto abbastanza alto che si intravede a mala pena. Vado lì sopra e noto che si apre un nuovo paradiso, c'è uno spazio di circa due metri dove ci si può sedere. Lì si è coperti dai rami degli alberi ed è difficile essere visi. Ho deciso, sarà il mio piccolo "nascondiglio" dove potrò disegnare, ascoltare musica, fumare e fare mille altre cose in santa pace. Mi piace.

Mi accendo una sigaretta e mi godo la sensazione di pace che solo lei mi può dare. Poco dopo sento i rami muoversi e una testa riccia spuntare. Non ci posso credere. Si siede di fianco a me e non proferisce parola. Il silenzio ci circonda, ma non è uno di quei silenzi imbarazzanti, no, uno di quei silenzi piacevoli.

- Hai una sigaretta?- mi chiede.

Lo guardo e gli passo il pacchetto e l'accendino.

Prendo il blocchetto che tengo in tasca e scrivo: - Forse ho un po' esagerato prima, scusami, ma per me qui è tutto nuovo.- gli faccio leggere quello che ho scritto.

- Già dimenticato, tranquillo.- dice. Gli sorrido.

- Amici?-

- Ci posso provare.- sorrido di nuovo, un sorriso sincero.

Si accende la sigaretta e fumiamo, insieme, in un silenzio pieno di parole mai dette.

Like the first time - LarryDär berättelser lever. Upptäck nu