Parole urlate nel silenzio

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Quando Michael emerse dal suo sonno profondo erano ormai le 11 passate.
Stava un po' meglio, la febbre si era abbassata di qualche linea e nonostante si sentisse ancora uno straccio, si convinse ad alzarsi dal letto.
Forse non era stata una bella idea farlo così velocemente: un giramento di testa lo costrinse a risedersi e a chiudere gli occhi per un istante.
Attese qualche secondo per poi tentare di nuovo, con più calma.
Mettere qualcosa nello stomaco avrebbe di sicuro aiutato la situazione, probabilmente non avrebbe avuto voglia di pranzare; così, dopo essersi sciacquato velocemente il viso in bagno, scese in cucina e si preparò un bel thè caldo con dei biscotti.

Lo bevette a piccoli sorsi, lasciando la mente perdersi ad analizzare i piccoli dettagli della stanza.
Vicino ai fornelli era posata una piccola presina ricamata a mano, era bianca con dei dettagli rossi.
Era un regalo di un'anziana signora che abitava nel suo stesso palazzo a Milano.
Sorrise inconsciamente, ripensando al momento in cui bussò alla sua porta la signora Matilde chiedendogli aiuto per aprire un barattolo di conserva.

Prese un biscotto e lo inzuppò nel liquido scuro, attese qualche secondo e poi lo portò alla bocca, sentendo quel dolce e familiare sapore di burro che tanto gli ricordava i biscotti di sua madre.
Spostò appena lo sguardo verso il frigo. Non c'erano molti magneti attaccati, solo 3-4 in effetti, ma uno in particolare attirò la sua attenzione.
Era quello a forma di conghiglia.

Come non ricordarsi di quel souvenir, veniva dalla Grecia, la terra del suo Andreas.
Avevano passato una giornata al mare, solo loro due, il sole e le onde calme.
Quando presero la stradina per tornare in paese, con il sole che pian piano scendeva sul mare, alle loro spalle, si fermarono in una piccola edicola per fare una ricarica telefonica al biondino. Proprio mentre stava per pagare, Mika notò quella graziosa calamita.
Inutile dire che quella sera tornò a casa con loro.
Era una cosa semplice, ma gli ricordava sempre l'estate e soprattutto la pace che lui e Andy potevano godersi tra quelle isolette del Mediterraneo.

Girò distrattamente il cucchiaino nella tazza, producendo qualche suono tintinnante contro la ceramica bianca.
Non aveva scelto lui quel servizio da tavolo, nemmeno il proprio compagno.
Era stato un regalo di sua sorella maggiore, Paloma.
Quando venne a sapere che l'ormai non più piccolo Mika andava a vivere in una casa tutta sua, non esitò due volte a prendergli quel regalo.

"So che sei fissato con il thè, così ti ho preso questo!"

Gli sembrava fosse passato così poco tempo, eppure viveva in quella casa ormai da quasi 5 anni.

Finì in un lungo sorso la propria bevanda ormai tiepida, sistemò la cucina e andò nel proprio studio.
Decise di impiegare il tempo facendo qualcosa di utile, così iniziò a controllare le proprie mail, Andy sarebbe tornato nel giro di mezz'ora.



《Sicuro di non volerne un po'?》 Gli chiese il biondo, indicando il cibo caldo nel proprio piatto.

《Te l'ho giá detto, ho mangiato prima, stai tranquillo. A volte mi ricordi proprio mia madre!》

Mika si lasciò andare alle risate, ottenendo in risposta un 《grazie tante》 dal biondino.

Andy insistette per assicurarsi che stesse perlomeno meglio di quella notte, così, dopo aver pranzato ed essersi posizionati entrambi sul divano, porse il termometro al ricciolino.

《37.8, menomale. Se ti si alza di nuovo la febbre sará il caso di chiamare un dottore.》

《Va bene papá》

《La vuoi smettere? Io mi sto solo preoccupando per te, razza di ingrato》

Mise in atto la sua vendetta iniziando a lasciare dei lievi pizzicotti sui fianchi di Mika, che iniziò a contorcersi dalle risate.

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