Capitolo 23

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Seguì una breve discussione nella quale Caleb, Suzie e persino il loro bambino che si era svegliato piangendo cercarono di convincermi a mangiare una fetta della torta micidiale con cioccolato e panna della padrona di casa.

Quando vidi i due cagnolini neri scodinzolare verso di me, diventai isterica.

Il mio rifiuto era stato probabilmente abbastanza duro da convincere tutti che non ero disposta a mangiare nemmeno una briciola di quella miscela di calorie.

Chissà quanto burro c'era dentro. Rabbrividii.

Gabe fu serio e freddo per il resto della visita, anche quando fu il momento di parlare d'affari.

Pensai che la gelosia gli stesse rodendo il fegato.

Eppure non avrei cancellato una parola delle lodi che avevo tessuto per Anthony.

Ero così abituata al bell'aspetto di Anthony che mi veniva spontaneo pensare alle sue qualità interiori.

Ripensai a quando l'avevo addirittura paragonato ad un'ameba.

Che cosa mi aspettavo? Una relazione focosa ed emozionante ogni giorno, per sempre? Un amore come quello di quattro anni prima?

Fissai Gabe, che parlava scorrevolmente dei suoi progetti lavorativi.

Perché aveva aspettato ben quattro anni per tornare indietro e riconquistarmi?

Una sensazione scomoda e terribilmente cupa attorniò il suo nome nella mia mente. Non ero sicura di voler conoscere la risposta.

E se avesse voluto illudermi un'altra volta?

Per mesi interi non ero stata capace di non piangere quando i ricordi riaffioravano.

Avevo vissuto dei momenti così belli con lui, che attraversarli dall'altro lato era stato altrettanto brutto.

Allora vivevo ancora con i miei genitori e dall'altra parte del pianerottolo del palazzo di casa mia c'era Sarah.

Mi aveva aiutata così tanto... Non so quante volte sono rimasta a piangere sul letto della mia camera azzurra, con la sua mano che scorreva dolcemente tra i miei capelli e sulla mia schiena, sussurrando parole di conforto.

Forse non confortavano davvero come significato, ma il solo sapere che c'era qualcuno lì pronto ad ascoltarmi e a parlare mi faceva sentire meglio. Qualcuno mi considerava, era lì per me.

Guardando in faccia la modestia, riconobbi che per me era importante sentirmi considerata da qualcuno. Ricevere attenzioni era veramente importante. Poteva suonare egoista ed egocentrico da parte mia, ma preferivo non mentire a me stessa.

La gratitudine che sentivo per quella ragazza dagli occhi verdi e il dolce sorriso si tramutò in aiuto concreto qualche anno dopo: lei voleva andare via dalla casa dei suoi genitori e le serviva un lavoro.

Fu per quella ragione che la raccomandai ad Anthony, con tutto il buon cuore che ero capace di mettere.

Non mi aveva chiesto nulla, ero semplicemente venuta a conoscenza del suo disagio e volevo aiutarla.

Sapevo, comunque, che quello che aveva fatto lei era di gran lunga più profondo.

Quando sentii qualcuno toccarmi il braccio, interruppi la riflessione.

Il bambino di Suzie trovava evidentemente divertente stringere il mio braccio.

Che famiglia strana.

Mi voltai e gli sorrisi, intenerita dalle guanciotte paffute e gli occhioni felici.

Gli sorrisi e gli feci qualche grattino alla pancia, al che lui rise.

Era dolcissimo.

Continuai a giocare un po' con lui, contenta di vederlo ridere ed esultare con i versetti tipici dei bambini. Quando rideva per un po' si fermava gorgogliando e il mio cuore si scioglieva.

Dopotutto, non poteva essere così male avere un bambino.

Risi al pensiero. Sarei stata capace di essere una brava mamma?

Dopo un buon caffé e qualche biscotto offerto da Suzie, che doveva aver cucinato tutto il giorno a quanto pareva, Gabe decise che era ora di congedarsi.

Aveva ottenuto tutto l'aiuto che voleva, naturalmente. Le persone come Caleb non sono capaci di rifiutare nulla, era chiaro, e le persone come Gabe sono capaci di trarne tutto il vantaggio necessario.

Ringraziammo con grandi sorrisi la loro ospitalità e chiamammo un taxi per farci venire a prendere.

Gabe propose di prendere un panino e consumarlo prima del volo, dato che avremmo passato le due ore seguenti in aeroporto, ma io rifiutai.

Non volevo uno scadente panino del fast food da mangiare dopo qualche ora. Avrei aspettato di tornare a casa, sperando in una improvvisa voglia di Anthony di cucinarmi qualcosa.

***

In aeroporto il tempo passava lento.

O forse era una mia sensazione, dato che ero in compagnia dell'unica persona da cui volevo stare lontana.

Avevo commesso un gravissimo errore, che non si sarebbe più ripetuto.

La mia illusione di diciottenne innamorata era terminata. Ero una donna adulta e dovevo comportarmi come tale.

Era chiaro che dovessi prendermi le mie responsabilità, ma non era chiaro se queste comprendessero anche il fatto di dover dire ad Anthony tutta la verità.

Se gli avessi detto con calma come stavano le cose, forse avrebbe capito che non volevo tornare sui miei passi e che Gabe era un capitolo archiviato.

Non avevo intenzione di farmi trascinare da lui di nuovo.

Mi aveva presa in giro abbastanza.

Nei suoi confronti provavo una grande rabbia per via della presa in giro, della facilità con cui mi aveva soggiogata, e soprattutto per l'ignoranza dei suoi piani.

Morivo dalla voglia di sapere cosa aveva intenzione di fare e di mettergli i bastoni fra le ruote.

Se lo meritava, per quanta sofferenza mi aveva provocato.

Un cuore spezzato non si dimentica così in fretta.

E rimaneva il mistero della sua scelta di tornare indietro così tardi.

Credeva che con il tempo mi sarei ammorbidita? Che avrei potuto dargli un'altra possibilità?

- Jess?

Gabe picchiettò un dito sulla mia spalla.

Mi voltai, palesemente irritata.

- Mmh?

- Guarda là.

Seguii il suo dito e vidi il tabellone con la lista dei voli di quella sera.

Il volo MI2426 per Miami delle nove e sette minuti era cancellato.

Cancellato.

- Cristo.

__________

CONSUMING ALL THE AIR INSIDE MY LUNGS!

Eh già, volo cancellato. Cosa succederà?

No, niente sesso nei bagni dell'aeroporto [eww].

Bacii❤❤

Into You (Cameron Dallas)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora