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Inizia di mercoledì pomeriggio.
Kara sta sfogliando le pagine di Teen Vogue, la tazza di lemon tea ancora fumante e la frangia che le dà fastidio agli occhi ma che ha paura di tagliare da sola – non ha intenzione di spendere 25 sterline per una misera sforbiciata.
È seduta in uno dei tavolini del bar dei Payne, quando lo vede.
E sì, sono passati quanti? Tre anni? Ma di Louis Tomlinson non puoi scordarti.
Specie se sei Kara Martens, specie se un tempo eravate Kara&Louis.
È – se possibile – ancora più bello di quanto non fosse al liceo. Perché Louis adesso è un uomo a tutti gli effetti, anche dentro quegli skinny scuri che gli evidenziano le cosce muscolose da calciatore mancato. Anche con la felpa qualche taglia più grande, le Vans ai piedi, i capelli più lunghi, i tatuaggi all'interno del braccio destro lasciati scoperti dal tessuto alzato fino ai gomiti.
Louis Tomlinson è un uomo, adesso.
C'è un leggero accenno di barba, sul suo volto spigoloso, e quella minuscola passata di gel tra i capelli nocciola gli dà un'aria più formale. Ed è, tipo, woah.
A Kara verrebbe seriamente da piangere, se non fosse troppo orgogliosa. Si concede di osservarlo, di studiarlo, di ammirarlo, mentre lui cammina con le mani in tasca verso il bancone, guardandosi intorno con aria di sufficienza.
Kara sorride, poi si morde il labbro perché forse non dovrebbe.
Lui non sembra vederla, comunque, e quando Karen Payne esce dalla porta della cucina con indosso il suo grembiule rosso, Louis si apre in un sorriso sincero. La donna lo saluta affettuosamente, baciandogli le guance più volte, lui si lascia stringere senza protestare e Kara gli riconosce l'espressione che molti scambierebbero per seccata ma che in realtà è solo timida, un po' goffa.
Improvvisamente, l'essere nello stesso luogo con lui le diventa pesante, opprimente. Viene invasa dai ricordi, nonostante siano passati anni.
Quando stavano insieme, lui la trovava sempre. Lo capiva tutte le volte, se Kara era o non era in un determinato posto, anche senza vederla. Louis aveva questa sensazione infallibile, le diceva che era così perché sentiva la sua parlantina anche a distanza. Kara sa che semplicemente era amore.
Solo che...adesso. Non l'ha ancora guardata, non l'ha neanche vista. Non l'ha trovata.
La tazza di lemon tea è ancora piena, mentre lei raccoglie le sue cose ed esce dal locale.



Sono stati il cliché, loro due.
Le loro madri si sono conosciute tra i banchi di scuola, da subito amiche inseparabili. Sono andate all'università insieme, e insieme si sono laureate, Johannah in lingue e sua madre Tessa in lettere. Hanno lavorato come insegnanti addirittura nella stessa scuola, per qualche anno.
Ma hanno comunque avuto entrambe il primo figlio nello stesso periodo, Louis è nato il 24 di dicembre, Kara il 16 gennaio.
Era destino, sì.
Non sono mai stati amici, prima di mettersi insieme partecipavano solo alle cene l'una a casa dell'altro e viceversa, tra i complimenti delle mamme e la famiglia Tomlinson che si allargava a vista d'occhio.
A sedici anni, Kara era decisamente più alta, più bella e più predisposta alle relazioni. Sono partiti lentamente, con qualche sfioramento involontario sotto il tavolo alla domenica sera, la scusa del correggere i compiti in camera solo per stare da soli, i sorrisi durante l'ora di arte e Louis che si irrobustiva di giorno in giorno.
Frequentavano la stessa compagnia, certo, ma fino a quel momento era sempre stato qualcosa di abituale, da non tenerne conto.
Poi Louis è semplicemente diventato troppo bello, troppo simpatico, troppo vicino, troppo importante.
Non le ha mai chiesto di stare insieme, è successo e basta. All'inizio c'era la timidezza, il non sapersi ancora come muoversi, come toccarsi, quali punti, quali parole.
Kara crede di essersi trasformata, in un certo senso. Per Louis. È diventata più bella, più sicura, più carismatica. Improvvisamente, la frangetta sulla fronte non era più qualcosa con cui nascondersi ma il passatempo preferito di Louis, perché adorava farla arrabbiare nello scompigliargliela tutta. Le sue mani non erano solo mani, ma esploratori timidi di un corpo nuovo, un corpo che non era il suo ma che era suo comunque. Le sue clavicole, sporgenti di costituzione, lei se le toccava nei  momenti di noia, passandoci sopra l'indice, leggermente. I baci di Louis, i morsi di Louis, quelli dati sotto le coperte per attutire i rumori, di leggero non avevano nulla. Louis è sempre stato istintivo, senza mai essere rude, eccessivo. Quando la stringeva troppo forte, baciava i segni rossi sulla sua pelle pallida, facendole il solletico. Era il suo modo per scusarsi, perché era troppo orgoglioso e troppo testardo.
Kara ha imparato a capirlo come una lingua nuova. Ha appreso le sue abitudini, lo stesso tic alle mani, lo stesso modo di scuotere la testa e alzare gli occhi al cielo.
Era cliché, ma era amore.
Kara se lo ricorda perfettamente, il giorno in cui si sono lasciati. È stato il giorno peggiore della sua vita, secondo solo a tutti quelli che sono venuti dopo.
Non si piange addosso, non pensa di essere il tipo. È andata avanti, ha lasciato l'università dopo due mesi di corso e si è trovata un lavoro in città come commessa al centro commerciale. Louis invece si è trasferito a Londra, ha iniziato l'università, Chimica.
Su Facebook non sono amici – pensa di averlo tolto lei, ma non è sicura – e Kara riesce solo a vedere qualche foto del profilo. Non che lo vada a cercare come una nostalgica. Le compare sotto il naso per caso, magari in un commento di qualche stupido stato di Niall o taggato in una foto che ricordi i vecchi tempi con Zayn e Liam.
Foto che comunque non gli renderanno mai giustizia, perché Louis adesso è un uomo a tutti gli effetti.
Un uomo. Non il suo, però.
Perlomeno, non più.

ShallowsWhere stories live. Discover now