CHARLES

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Charles Beckendorf, capogruppo della casa di Efesto, avrebbe spedito la maggior parte dei mostri a piangere fra le sottane della mamma. Era grande e grosso, con una massa di muscoli frutto di tutte le estati passate nella fucina, aveva due anni più di me ed era uno dei migliori fabbri e armaioli del campo. Costruiva degli aggeggi meccanici davvero ingegnosi. Un mese prima aveva installato una bomba di fuoco greco nel bagno di un grande autobus che trasportava un manipolo di mostri in giro per il paese. L'esplosione aveva eliminato un'intera legione di malvagi scagnozzi di Crono non appena la prima arpia aveva tirato lo sciacquone. Beckendorf era in tenuta da combattimento. Indossava un pettorale e un elmo da guerra di bronzo, con dei pantaloni mimetici neri e una spada assicurata alla cintura. Portava la borsa degli esplosivi a tracolla.
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Blackjack ci fece scendere sul retro della principessa Andromeda.
Sguainai Vortice, 90 centimetri di micidiale bronzo celeste,Beckendorf invece tirò fuori un foglietto di carta. Pensavo fosse una mappa, invece poi mi accorsi che era una fotografia. La fissò nella luce fioca: era il volto sorridente di Silena Beauregard, figlia di Afrodite. Si erano messi insieme quell'estate, dopo che per anni non facevamo altro che dirgli: «Sveglia, ragazzi, voi due vi piacete!» Nonostante tutte le missioni pericolose degli ultimi mesi, non avevo mai visto Beckendorf così felice. — Riusciremo a tornare al campo — promisi. Per un secondo vidi la preoccupazione nei suoi occhi. Poi il suo solito sorriso spavaldo ricomparve. — Ci puoi scommettere — disse."
                           *****
Due arpie tenevano Beckendorf stretto ai polsi .
""Quanto tempo abbiamo?" Lui unì il pollice e l'indice in un cerchio: "Zero." Non potevamo tardare in nessun modo. Se riusciva a premere il pulsante del detonatore, la nave sarebbe esplosa subito. Non saremmo mai riusciti ad allontanarci a sufficienza prima di usarlo. I mostri ci avrebbero ucciso, o avrebbero disinnescato gli esplosivi, o tutte e due le cose.
Beckendorf sillabò una sola parola: — Vai. Io scossi la testa. Non potevo abbandonarlo così. Il secondo gigante stava ancora frugando tra i barattoli di pesche in scatola, il che significava che il braccio sinistro di Beckendorf era libero. Lo sollevò lentamente verso l'orologio che portava al polso destro. Avrei voluto gridare: "NO!" Poi giù, vicino alla piscina, una dracena sibilò: — Che sssta facendo? Che cosss'ha sssul polssso? Beckendorf strinse gli occhi e si portò la mano al polso.
Mi tuffai in mare e ordinai alle correnti di trasportarmi di almeno 200 metri dallo yoght.Perfino a quella distanza, l'esplosione fece tremare il mondo. Mi sentii scottare la nuca. La Principessa Andromeda saltò in aria da ogni lato, un gigantesco bolide di fiamme verdi che intorbidì il cielo notturno, consumando tutto.
Beckendorf avrebbe dovuto cominciare il college in autunno. Aveva una ragazza, un sacco di amici, tutta la vita davanti. Non poteva non esserci più. Forse era riuscito a fuggire dalla nave come me. Forse era saltato giù e... cosa? Non poteva essere sopravvissuto a un tuffo di trenta metri in mare come avevo fatto io. Non poteva essersi allontanato a sufficienza dall'esplosione.
                

YOU AND I   ~Charles and Silena ~Where stories live. Discover now